Massimiliano e Davide Mirabello sono scomparsi da Dolianova lo scorso 9 febbraio. Consegnata anche la relazione conclusiva dell’autopsia.
Lo scorso marzo due persone sono state arrestate con l’accusa di omicidio.
La scomparsa dei due fratelli
Era domenica 9 febbraio, quando di Davide e Massimiliano Mirabella, due fratelli di Dolianova, cittadina nel sud della Sardegna, si persero le tracce.
Qualche giorno dopo la loro sparizione e la conseguente denuncia da parte dei familiari dei due fratelli scomparsi, i Carabinieri ritrovarono l’auto di Davide completamente bruciata.
Alcune tracce di sangue furono poi rinvenute nell’abitazione e su un maglione appartenuto ad uno di loro.
Le sorelle ed i familiari dei due fratelli hanno fatto sempre appello alle forze dell’ordine perché non fermassero le indagini.
I Carabinieri della Compagnia di Dolianova, lo scorso 20 marzo, hanno arrestato due persone con l’accusa di omicidio ed occultamento di cadavere.
A finire in manette i due principali sospettati sin dall’inizio delle indagini: Joselito e Michael Marras, rispettivamente padre e figlio. Come riporta anche Tgcom24, i due sono accusati di aver ucciso Davide e Massimiliano Mirabella e di averne occultato i corpi.
Le due vittime avevano avuti diversi screzi con i Marras. Il cane di uno dei due fratelli era stato ucciso e qualcuno abbandonò il suo cadavere sull’uscio di casa.
Un gesto eclatante, che ben esemplifica quello che i familiari di Davide e Massimiliano hanno sempre riferito agli inquirenti: con i Marras c’era ben più di qualche lite tra vicini.
L’avviso di chiusura delle indagini
È arrivato questo pomeriggio l’avviso di chiusura delle indagini sul duplice omicidio di Dolianova.
Come riferisce anche l’Ansa, omicidio volontario in concorso è l’accusa finale contestata all’allevatore di Dolianova Joselito Marras, 53 anni, e al figlio Michael, di 28, in carcere da 11 mesi.
L’esame autoptico ha confermato come Davide Mirabello fosse morto immediatamente a causa di una fucilata, mentre il fratello avrebbe subito una frattura del cranio. È probabile che fosse ancora vivo quando è stato abbandonato.
Stefano Mura, 43enne di Dolianova, è invece accusato di favoreggiamento personale per aver detto di aver trovato un coltello il giorno del delitto, per poi consegnarne un altro ai carabinieri.