Caccia vietata nelle regioni in fascia rossa: l’appello dell’Enpa

Nel DPCM è stato inserito il divieto di andare a caccia nelle regioni inserite in fascia rossa, non essendo una delle attività essenziali.

Associazioni animaliste chiedono al governo di vietare la caccia anche nelle zone arancioni e gialle.

Caccia vietata nelle zone rosse

Con l’ultimo DPCM è stato inserito anche il divieto di andare a caccia. La pratica è stata infatti vietata nelle regioni inserite in fascia rossa, perché non ritenuta una delle attività essenziali che sono ancora possibili in questa fascia.

Tuttavia esiste ancora e, nonostante il governo inviti la popolazione delle altre zone a non spostarsi da casa, resta la possibilità di seguire l‘esercizio venatorio.

Poiché il Dpcm ha decretato che l’attività fisica può essere fatta in spazi aperti ed individualmente, in qualcuno è sorto il dubbio di come considerare caccia e pesca, e se sono da considerare tra le attività sportive consentite.

Il dubbio è stato dissolto dalla Regione Lombardia. Infatti è stata la Prefettura a decretare che le attività di caccia e pesca non possono essere assimilate all’attività di sport prevista nel Dpcm.

Vietare la caccia nelle altre zone

L’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali e altre associazioni animaliste chiedono che facciano parte di questo stop anche le restanti regioni arancioni e gialle.

Questo fermo, scaturito da altre emergenze, potrebbe regalare un po’ di respiro alla fauna selvatica nel mirino dei cacciatori.

Se infatti si lasciassero a riposo i fucili, nelle prossime settimane nelle regioni arancioni e gialle, come nelle zone rosse, questo fermo salverebbe la vita a decine di migliaia di animali selvatici.

L’ENPA ha potuto segnalare numerosi motivi a sostegno della propria proposta, inserita anche nel quadro generale della pandemia di COVID-19 che stiamo vivendo.

Come anche Fanpage.it riporta, l’associazione nel motivare le sue ragioni ha affermato:

“la caccia aumenta i rischi di contagio e diffusione anche a causa dell’età avanzata dei cacciatori”.

Gli stessi cacciatori al loro rientro dalla ‘battuta di caccia’, entrano in contatto con familiari e amici. Questo accade in modo particolare “nella caccia al cinghiale”, dove sono coinvolti molti cacciatori.

Senza considerare il dopo caccia, dove avviene uno stretto contatto per la macellazione dei capi abbattuti e nelle fasi successive.
Sono tutti comportamenti che avvengono senza alcun controllo sanitario ribadisce l’ENPA.

Anche l’AIDAA ha voluto mettere in guardia dal rischio di assembramenti, sono infatti citate le uscite di gruppo e gli spostamenti necessari per svolgere questa attività tra regione e regione e, senza l’uso della mascherina.

Viene chiesto dall’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali:

” di far prevalere ‘gli interessi di tutti i cittadini e non quelli di una piccola minoranza privilegiata”.

In un momento delicato come quello che si sta vivendo, la tutela della salute dei cittadini è prioritaria. E sicuramente anche la natura ne gioverebbe considerato l’inquinamento da cartucce che ogni stagione presenta il suo conto.

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