Amazzonia, tra mercato nero dell’oro e incendi: una devastazione inarrestabile

Mentre l’incendio ancora infiamma l’Amazzonia, un’altra piaga dolorosa sta colpendo ormai da anni le zone pluviali del Sudamerica, portando morte e distruzione tra gli indigeni.
Vediamo di cosa si tratta

Amazzonia
Amazzonia

I “Garimpeiros” illegali in Brasile e Venezuela distruggono nella loro corsa all’oro intere tribù indigene dell’Amazzonia per alimentare il traffico di metalli preziosi verso l’Occidente

L’Amazzonia in pericolo

Da due settimane ormai imperversa nella zona di San Paolo in Brasile e nelle zone dell’Amazzonia e del Mato Grosso un gigantesco incendio.

Cause climatiche unite ai roghi successivi di piromani hanno portato fino ad’ora alla distruzione di circa 20mila ettari di preziosissima vegetazione.

Il Polmone Verde del mondo è a rischio e dal governo Bolsonaro non arriva ancora un reale intervento.

“Questi incendi potrebbero essere stati potenziati dalle Ong, perché hanno perso i soldi che ricevevano”

avrebbe dichiarato il Presidente Jair Bolsonaro come riporta l’ Unione Sarda.

Le opposizioni condannano il tentativo del Governo di celare i reali dati riguardo all’entità del fenomeno ambientale, anche se il rapporto dell’INPE parla chiaro:

“più dell’82% di aumento degli incendi con 72 mila roghi solo nell’ultimo anno con enormi perdite per il patrimonio naturalistico mondiale”

Il pericolo per gli abitanti delle zone confinanti l’incendio è rappresentato soprattutto dai gas inalati, fortemente pericolosi per la salute umana.

La piaga del mercato nero dell’oro devasta più degli incendi

Non solo fuoco e fumo però stanno affliggendo la zona dell’Amazzonia.

Nelle zone fluviali del Sudamerica è in atto già da svariati anni una corsa all’oro da parte di organizzazioni criminali senza scrupoli che torturano le popolazioni e distruggono l’equilibrio ambientale.

Come viene riportato da Panorama dal 1999 al 2016 l’attività di estrazione illegale di oro destinato ai mercati europei ha portato alla distruzione di 4.437 ettari di foresta e la contaminazione di mercurio raggiunge livelli vertiginosi nei fiumi.

La devastazione ambientale è visibile, ma anche la devastazione umana è gravissima:
centinaia di cercatori ridotti in schiavitù dai trafficanti locali, sfruttamento della prostituzione anche infantile e stragi di intere tribù trucidate i cui corpi vengono gettati nei fiumi.

I nuovi Conquistadores non arrivano più dal Vecchio Mondo, poiché l’oro è diventato un traffico appetibile quanto la cocaina per i trafficanti di Perù, Venezuela, Brasile e Colombia.

il 70% delle estrazioni arriva in Europa e viene poi rivenduto ad ignari compratori di gioielli di lusso in altolocate gioiellerie occidentali.

Ma come è possibile che accada ciò?

Purtroppo non esiste ancora in quelle zone un sistema informatizzato per i certificati di origine legale per l’oro estratto cosa che fa impennare i traffici illegali.

Inoltre spesso la connivenza dei governi fa sì che ormai il fenomeno sia poco arginabile.

Nicolas Maduro ad esempio, ancora presidente del Venezuela nonostante la difficile crisi in atto, sta svendendo le riserve d’oro a paesi esteri come Turchia e Uganda con risultato di aumentare ulteriormente la domanda di oro sui mercati internazionali.

Il mondo sta subendo un duro colpo dunque nel suo cuore verde che rischia davvero di essere il fulcro di una crisi ambientale ed economica che coinvolgerebbe anche gli altri continenti.

La speranza è che le nazioni riescano a trovare velocemente soluzioni ai terribili problemi dell’Amazzonia.

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