Marianna Manduca, “Prendo botte per salvare i miei figli”: il dramma nel suo diario

La donna è stata massacrata a coltellate dal suo ex marito, Saverio Nolfo, nel 2007 a Palagonia, in provincia di Catania.

Marianna Manduca diario

La vittima aveva denunciato il suo carnefice ben 12 volte. Nonostante ciò, i figli erano stati comunque affidati al suo ex marito.

La storia di Marianna Manduca

L’omicidio di Marianna Manduca, 32enne di Palagonia, in provincia di Catania, risale al 3 ottobre del 2007. La donna è stata uccisa a coltellate da suo marito, Saverio Nolfo.

Prima di quel drammatico delitto, la vittima aveva denunciato il coniuge per ben 12 volte, ma nessuna di quelle denunce era bastata a salvarle la vita. Saverio Nolfo non si era mai lasciato intimorire e aveva continuato ad avvicinare Marianna, per minacciarla.

La donna si sentiva in trappola e sapeva che l’unica arma ancora nelle sue mani era quella di denunciare. Nell’ultima denuncia, Marianna aveva raccontato che il marito, in presenza dei bambini, aveva utilizzato un coltello per pulirsi le unghie, manifestando con spavalderia la sua voglia di vendetta nei confronti della donna che aveva deciso di separarsi da lui.

Il diario di Marianna

Marianna Manduca stava scrivendo un diario, una sorta di testamento, cui ha affidato il racconto dell’orrore che ogni giorno era costretta a vivere sulla sua pelle, con il timore che quel giorno potesse essere sempre l’ultimo.

Nel suo diario la donna racconta di quello che era il vero problema di suo marito: l’eroina. Quando ormai si era accorta di quella dipendenza, Marianna aspettava già il primo figlio e Saverio l’aveva convinta che sarebbe riuscito a smettere.

“Aspettavo la mia razione quotidiana di botte rassegnata. Lo facevo per evitare che quella bestia rivolgesse le sue attenzioni contro i miei genitori e contro i miei figli”

si legge in quelle drammatiche pagine.

Un giorno, però, Marianna decide di dire basta e si promette che, se fosse riuscita ad uscire viva dalla furia del marito, lo avrebbe denunciato.

La donna decide quindi di lasciare la casa coniugale, senza poter portare con sé i suoi figli, l’ultimo dei quali di appena due anni. Il giudice, nonostante la condotta di Saverio Nolfo, decide di affidare i bambini al padre. Un appartamento fatiscente, senza neppure i servizi sanitari, un padre violento e la madre lontana: sono queste le condizioni in cui Marianna è costretta a lasciare i suoi figli, senza neppure l’appoggio della legge.

Quando il marito si accorge della ritrosia dei figli a tornare a casa da lui, dopo aver trascorso qualche ora con la madre, decide di allontanarli del tutto da Marianna, che ripone la sua ultima speranza nel giudice per la separazione.

“Molte volte ho pensato che forse sarebbe stato meglio non denunciarlo. Ma è una debolezza che dura solo qualche minuto”

si legge in una pagina del diario. La consapevolezza di stare perdendo i suoi figli e la convinzione che denunciare il suo aggressore era comunque l’unica cosa da fare.

Il 9 dicembre attesa la sentenza

La vicenda di Marianna Manduca è legata anche ad una richiesta di risarcimento da parte dei figli della vittima. Il 9 dicembre prossimo ci sarà l’udienza del processo di appello sul caso di Marianna Manduca.

Come riferisce anche Dire, la Cassazione ha accolto il ricorso dei tre figli di Marianna Manduria, uccisa nell’ottobre del 2007. La sentenza ha riacceso un barlume di speranza, dopo che una precedente sentenza aveva tolto ai tre figli, orfani di Marianna, il denaro concesso come risarcimento, nel processo sulle responsabilità dei magistrati.

“Era una ragazza giovane, bella e spesso triste”

ricorda così la sua giovane mamma, uccisa dalla violenza cieca del padre, Carmelo Calì Nolfo, figlio maggiore della coppia.

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