Coronavirus, 64enne muore dopo 6 mesi di ricovero: compromessi gli organi interni

Nonostante l’uomo fosse guarito dal coronavirus, la malattia aveva compromesso gli organi interni.

Coronavirus
L’uomo da marzo, giorno in cui risulto positivo, non è mai riuscito a lasciare il reparto di terapia intensiva.

Un uomo di 64 anni sarebbe stato ucciso dal coronavirus dopo 6 mesi dalla sua positività.

Nonostante 6 mesi di cure, non ce l’ha fatta

Il nome dell’uomo, come riportato da Tg Com 24, è Mario Fanelli, originario della provincia di Rimini. L’uomo sarebbe morto sabato 5 all’ospedale di Rimini a causa di alcune ferite inferte dal Covid-19 al suo organismo.

Nonostante la malattia sia stata superata, infatti, i danni lasciati agli organi dell’uomo sarebbero stati ingenti. A nulla sono servite le cure dei medici, i quali lo avrebbero supportato per 6 mesi nel reparto di terapia intensiva.

“E’ stato per molto tempo cosciente. Non potevo più vederlo così”.

Queste le parole della moglie dell’uomo, rilasciate ad Il Corriere di Romagna. Era circa metà marzo quando l’uomo fu portato in ospedale a causa del coronavirus. Fanelli, come predetto, purtroppo non è mai riuscito ad uscirne. Una delle cose peggiori della vicenda, come predetto dalla moglie, è che l’uomo sarebbe stato cosciente e lucido per tutto il tempo, in piena consapevolezza di ciò che gli stava accadendo intorno.

“Quando sento le persone che dicono che il virus non esiste, che è più debole, che non si vogliono mettere le mascherine, mi prende una rabbia immane”.

Contagiata anche la moglie della vittima

Aggiunge la moglie, spiegando, inoltre, come l’uomo non soffrisse di alcuna patologia e che l’unico medicinale che prendeva era la pillola per la pressione. Il virus, inoltre, colpì anche quest’ultima, che però, fortunatamente, è stata contagiata in modo lieve.

Fanelli sarebbe risultato negativo dopo soli 20 giorni dal ricovero ma purtroppo i danni inflitti dal virus, come predetto, sarebbero stati così ingenti da richiedere ulteriori cure. Infine, si dice straziato per la storia e per il dolore che ha scaturito questa vicenda nella famiglia, il primario dell’ospedale di Rimini, Giuseppe Nardi.

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