Biodiversità, nella fase 2 l’agricoltura punta alle infrastrutture green

L’agricoltura in fase 2 sta ripartendo, puntando alla biodiversità, grazie alle infrastrutture green. L’agricoltura riparte dalle infrastrutture verdi

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La nostra biodiversità sta rischiando di ridursi molto, a causa del nostro stile di vita. Se dovessimo perderlo, il rischio per la nostra società e la salute umane. Per questo dobbiamo puntare alle infrastrutture verdi cioè siepi, boschi, filari di alberi, corsi d’acqua e microhabitat di piccole zone umide. Si tratta di luoghi molto ricchi, con moltissime specie che le abitano.

L’importanza di agire subito

Guardando la situazione direttamente dal punto di vista dell’agricoltura mantenere la biodiversità, soprattutto se chi coltiva usa metodi biologiche e biodinamiche. Si salvano insetti impollinatori e quelli che ci aiutano alla lotta dei parassiti delle piante alimentari. Questi parassiti distruggono le piante e sono per esempio, gli afidi vengono mangiati dalla crisopa.

Inoltre, altri habitat vengono conservati come i boschi, che al loro interno contengono altri mini habitat dotati di animali stupendi e in pericolo come barbagianni, la testuggine palustre europea o la pianta rara della felce Marsilea. Questo genere di salvaguardia permette di tutelare gli impollinatori, che portano circa 15 miliardi di euro l’anno, sono nei campi del Vecchio continente, impollinando l’84% delle piante coltivate.

L’agricoltura può quindi tutelare la biodiversità, senza pensare che questo leda i propri interessi economici, anzi tutelandoli con piccoli investimenti.  Se leggiamo i dati forniti da delle nazioni Unite e dal suo panel IPBES il 75% delle terre emerse, ha subito importanti cambiamenti. Dal 1970 ad oggi, molti habitat sono stati modificati o cancellati a causa dell’agricoltura. La produzione agricola ha subito un’impennata, arrivando al 300% in più.

Nel contempo il suolo sta riducendo la propria produttività agricola, con una riduzione del 23%, a causa della sparizione degli impollinatori, causando danni per circa 577 miliardi di dollari. Si stanno inoltre distruggendo foreste per avere maggiori fondi sui quali coltivare, portando però ad un incremento delle malattie emergenti. I ricercatori stimano che il 31% di queste malattie infettive emergenti, siano collegate al disboscamento. Si tratta di patologie serie come HIV-AIDS, Ebola e Zika e con molto probabilmente l’attuale pandemia che ci fa tremare.

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