Maltrattamenti in casa di riposo: medicine e cibo avariato, incubo a Roma

Un incubo per gli anziani ospiti di una casa di riposo di Roma, maltrattamenti e medicinali avariati. Cosa si è scoperto grazie alle indagini.

Maltrattamenti casa di riposo
Anziani maltrattati in casa di riposo

La Guardia di Finanza di Roma ha scoperto una situazione di agghiaccianti maltrattamenti vissuta dagli ospiti di una casa di riposo di Roma. Ecco i dettagli della terribile vicenda.

Case di riposo da incubo, i maltrattamenti scoperti

Non una ma ben due case di riposo abusive sono state scoperte a Roma, nella zona dei Castelli Romani.

Le condizioni di vita vissute dagli anziani ospiti che si sono registrate sono davvero agghiaccianti come è stato purtroppo scoperto in altri casi simili.
Gli anziani erano infatti costretti a nutrirsi con del cibo avariato e venivano somministrati anche medicinali scaduti, il tutto subito per più di un anno.

Non è tutto: le stanze che gli anziani occupavano erano sporche, con muffa ed umidità e senza possibilità di avere finestre.

Le famiglie degli ospiti, che pensavano ad una struttura che potesse accogliere e accudire al meglio i propri cari negli ultimi anni di vita invece sono rimasti scioccati dalla scoperta.

Le due strutture, di Velletri ed Albano Laziale erano protette da cancelli molto alti che non permettevano la visione e solo in seguito ad indagini lunghe mesi e ad un’irruzione improvvisa della Gdf di Roma hanno scoperchiato il terribile scenario.

Il giro d’affari emerso dalle indagini

Le due case di riposo sono risultate abusive e gestite da tre donne su cui pende ora la denuncia di maltrattamenti e violazioni della normativa sanitaria.

Anche il personale in servizio è risultato non possedere i titoli adatti ad operare nelle strutture.

La Procura della Repubblica di Velletri e la Guardia di Finanza di Roma hanno per mesi seguito le indagini e scoperchiato infine un giro d’affari che fatturava circa 100mila euro comprendenti le rette versate dalle famiglie ed il fatto che gli operatori lavorassero “in nero”.

Sarà ora l’Agenzia delle Entrate a dover esaminare tutti i documenti per chiarire le posizioni e le cifre esatte.

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