Coronavirus, “Chiusa in una stanza senza bagno per tre giorni”: il racconto di Morena la paziente italiana guarita

Il racconto della paziente guarita dal coronavirus è agghiacciate. Morena Colombi ha voluto raccontare la sua terribile esperienza senza tralasciare dettagli.

Coronavirus, "chiusa in una stanza senza bagno per tre giorni": il racconto di Morena la paziente italiana guarita
Coronavirus – Morena Colombi

Morena Colombi è una delle pazienti guarite dal Coronavirus che racconta la sua esperienza con dettagli non propriamente positivi.

Il racconto della paziente guarita dal coronavirus

Morena Colombi ha vissuto un incubo e ora racconta la sua esperienza. La donna di 59 anni è residente a Trucazzano in provincia di Milano ed è da poco uscita da una polmonite da covid 19.

Una volta che è riuscita ad uscire dal periodo di convalescenza ha raccontato la sua storia con interviste ai vari media e anche nel salotto della D’Urso (in collegamento) che l’ha invitata come testimone di questo virus che sta mettendo in ginocchio la popolazione.

Morena ha evidenziato:

“per tutto il paese ero un’appestata, ma ora sono guarita”

Come si evince anche da La Stampa attraverso una intervista, Morena evidenzia che

“ci sia troppo allarmismo e che ci sia una isteria esagerata. bisogna dire che se prendi il coronavirus sopravvivi e guarisci”

In un Paese con oltre 1000 contagi e 29 decessi, bisogna calcolare che questi ultimi fossero tutti con patologie importanti.

La Colombi racconta di sentirsi male dal 14 febbraio e il medico di base le indica riposo e cura per una influenza di stagione. Nonostante questo l’influenza non passa:

“primo non ho più la febbre, secondo ho un raffreddore e terzo ho una tosse molto secca. e se fosse il virus?”

Essendo che la ditta per la quale lavora ha rapporti con l’Oriente, la donna comincia a porsi delle domande: tutto prima che l’emergenza toccasse Codogno e Lodi.

La Colombi da quel momento inizia la sua odissea:

“prima chiamo il 112 poi vado all’ospedale di treviglio come indicato. il personale si spaventa e la ricovera”

Il suo racconto mette sotto la lente di ingrandimento l’impreparazione e la grande paura di questo virus:

“stanze isolate non ce ne sono, così mi chiudono in uno ufficio in disuso e ci resto dalla domenica al martedì. dormo in una barella in una stanza senza bagno dalla quale non potevo uscire”

Le avevano dato solo una padella e il suo disagio era talmente forte che alla notizia del test positivo

“non mi sono nemmeno spaventata”

Dopo questa odissea viene trasferita all’Ospedale di Bergamo e dimessa dopo alcune cure:

“devo restare a casa ancora 14 giorni in isolamento. prendo ancora la tachipirina e non posso uscire, ma nessuno controlla”

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