Censis: aumentano i laureati e i diplomati emigrati all’estero

Laureati e diplomati italiani pronti a lasciare l’Italia per andare all’estero secondo il rapporto Censis

Censis: le imprese privilegiano i diplomati ed è aumentato il numero di laureati e di diplomati trasferiti all’estero.

Dall’ultimo rapporto sulla situazione sociale del Paese è emerso che due anni fa il 31,1% degli emigrati italiani con almeno 25 anni era in possesso di una laurea e il 53,7% aveva tra i 18 e i 39 anni.

In 5 anni (dal 2013 al 2017) il numero di laureati trasferitisi fuori dai confini nazionali è incrementato

Tra il 2013 e il 2017 è aumentato sia il numero di laureati trasferiti all’estero (+41,8%) sia quello dei diplomati (+32,9%).

Le aziende preferiscono i diplomati

Dalla fotografia scattata dallo studio, è emerso che le aziende privilegiano le risorse umane in possesso del diploma.

Un vero colpo di scena per i laureati. Nel 2018, su 4.554.000 risorse umane in ingresso, i diplomati erano circa 1.600.000.

Il numero di diplomati continua a prevalere su quello dei laureati, destinati a ricoprire il 12,1% dei posti di lavoro.

Mentre il restante 52,9% dei profili in ingresso in azienda riguarda gli individui con più bassi livelli di scolarizzazione.

Inoltre, le aziende si lamentano che un’azienda su 4 ha difficoltà a reperire diplomati, perché troppo pochi o inadeguati a ricoprire il ruolo per il quale sono stati assunti.

Primato della Lombardia

Secondo il Rapporto del Censis, le regioni con il numero più elevato di giovani trasferiti all’estero sono: Lombardia (-24.000), Sicilia (-13.000), Veneto (-12.000), Lazio (-11.000) e Campania (-10.000).

Purtroppo, rimane il divario tra Nord e Sud.

Smartphone: vero driver dell’innovazione tecnologica

Dal rapporto Censis è emerso che lo smartphone ha giocato un ruolo da protagonista nella rivoluzione dei media nell’ultima decina d’anni.

Oggi è il driver dell’innovazione tecnologica e oggetto di culto: sono soprattutto gli under 30enni ad essere i pionieri del consumo e dell’utilizzo dello smartphone che

“ha finito con il plasmare i nostri desideri e le nostre abitudini”.

La percentuale degli utenti che utilizzano lo smartphone in Italia è passata dal 15% nel 2009 all’attuale 73,8%.

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