Elena Ceste, emerse le parole scioccanti di Michele Buoninconti dal carcere

Le parole di Michele Buoninconti su Elena Ceste hanno lasciato tutti senza parole, facendo emergere un lato dell’uomo ancora sconosciuto

Elena Ceste
Elena Ceste – Michele Buoninconti

Il mistero della morte della povera Elena Ceste è uno dei casi di cronaca nera, ancora sospeso con molte domande senza risposta. Ma le parole di Michele Buoninconti dal carcere tuonano dentro le nostre case.

La morte di Elena Ceste

Una morte ancora oggi inspiegabile quella della mamma di 36 anni, scomparsa il 24 gennaio 2014 e ritrovata senza vita il 18 ottobre, vicino ad un canale a pochi passi da casa sua.

Il marito aveva lanciato l’allarme dopo aver accompagnato i bambini a scuola, dicendo che Elena sarebbe andata via di sua spontanea volontà senza occhiali e senza vestiti – lasciati in casa.

Tante le contraddizioni, le intercettazioni e le analisi di una autopsia che porta a tutt’altro scenario da quello precedentemente pensato. il 29 gennaio 2015 Michele viene arrestato, accusato di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.

Secondo la ricostruzione effettuata durante il processo, l’uomo avrebbe strangolato la moglie e poi abbandonato il corpo dove è poi ritrovato:

“il carcere? E’ come una vacanza per me!”

Le parole di Michele Buoninconti dal Carcere

Ma quello che rimane nella testa sono le sue parole, riportate in una lettera indirizzata al suo avvocato scritta direttamente dal carcere dove si trova:

“chissà quando potrò andare a portare un fiore alla mia amata elena”

Una lettera scritta il 30 ottobre 2018 e diffusa dalla trasmissione di Rete Quattro Quarto Grado, che si occupa da sempre dei casi di cronaca italiani:

“la sogno vestita di bianco, mi apre le braccia e mi sorride”

Una lettera dove rivolge i suoi pensieri, per la perdita della moglie e la sua determinazione nel voler raccontare una sua versione dei fatti:

“ancora non riesco ad accettare che sia accaduto”

Buoninconti continua a professarsi innocente, nonostante la Corte di Cassazione lo abbia condannato definitivamente.

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