Cesare Battisti, interrogatorio rivelatore in carcere: “Ha ammesso anche i quattro omicidi”

Al carcere di Oristano Cesare Battisti è stato interrogato dal PM e ha confessato tutti quanti i suoi addebiti. Ecco il dettaglio della vicenda

Cesare Battisti
Cesare Battisti

Un lungo interrogatorio all’interno del carcere di Oristano per Cesare Battisti che finalmente ha confermato ogni sua azione. Ecco cosa è successo.

L’interrogatorio e la confessione

Alberto Nobili – pm e titolare del pool antiterrorismo della Procura di Milano – ha interrogato Battisti all’interno del carcere di Oristano, durante questo fine settimana. Lo stesso conferma che ha ammesso tutti e quattro gli omicidi commessi in aggiunta alle tre gambizzazioni da lui commesse durante le rapine degli anni settanta, al Pac.

Durante una conferenza stampa il procuratore di Milano – Francesco Greco – ha raccontato i fatti confermando la completa confessione di Battisti.

La richiesta Di Battisti

Come si evince da Il Messaggero, sarebbe stato proprio Battisti  – con assistenza da parte del legale Davide Steccanella – a richiedere l’interrogatorio da parte del pm all’interno del carcere dove è detenuto, da quando è stato portato indietro dalla Bolivia.

Il procuratore ha evidenziato che l’ex terrorista ha ammesso di aver commesso direttamente due omicidi e partecipato ad altri due, per cui è stato condannato all’ergastolo.

Alberto Nobili ha evidenziato inoltre che l’interrogatorio non è da vedersi come una collaborazione di giustizia ma di ammissioni di colpevolezza da parte di un uomo che si è dato alla latitanza e ha “mentito” per 37 anni dicendo di essere un perseguitato politico e completamente innocente nonché estraneo ai fatti.

Battisti inoltre ha parlato solo a suo nome, senza aggiunta di complici e sarebbe la prima volta di un’ammissione così importante visto che la sua evasione risale al 1981. Battisti ha quindi freddato il maresciallo Antonio Santoro nel 1978, l’agente di Polizia Andrea Campagna nel 1979 – e assistito come copertura armata nel 1979 durante l’assassinio di Lino Sabbadin e il gioielliere Pierluigi Torregiani (visto anche come ideatore e coordinatore dell’esecuzione).

 

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