Palamara radiato dalla Magistratura: sanzione massima per l’ex pm

I giudici laici della sezione disciplinare hanno deciso, dopo tre ore di camera di consiglio, di “fare fuori” Luca Palamara dalla magistratura.

Luca Palamara

Cattive notizie, dunque, per la difesa che aveva chiesto solo due anni di sospensione in attesa della sentenza del processo di Perugia, dove è imputato per corruzione.

La reazione di Palamara dinanzi al collegio

L’ex presidente dell’Anm, oltre che ex consigliere del Csm e leader di Unicost, si è limitato a fare i complimenti al suo avvocato, senza rilasciare alcuna dichiarazione dinanzi al collegio. Per quanto riguarda la procura generale della Cassazione, Simone Perelli, sostituto procuratore generale, non ha ritirato le accuse e, insieme all’avvocato Pietro Gaeta, non ha fatto sconti a Palamara.

Quando è stato letto il verdetto, in aula c’èra anche Palamara. A leggerlo è stato il presidente del collegio Fulvio Gigliotti, insieme a Emanuele Basile, laico della Lega, e Piercamillo Davigo, Paola Maria Braggion, Antonio D’amato e Elisabetta Chinaglia.

Le dichiarazioni di Palamara: “Equità e senso civico mi hanno portato a essere magistrato”

Una volta uscito dal Csm, Palamara ha annunciato che dirà la sua alle 16 presso la sede del Partito Radicale in via di Torre Argentina e ha anticipato:

“I valori che mi hanno portato a essere magistrato – equità, senso civico, amore per la giustizia – sono gli stessi che connoteranno il mio operato da oggi in poi”.

Secondo i procuratori Gaeta e Perelli ha subito una condanna così grave, fino ad ora adottata solo per 20 toghe, a causa dei sui comportamenti atti a “voler condizionare, in modo occulto, l’attività istituzionale del Csm”. L’obiettivo di Palamara, più nello specifico, sarebbe stato quello di pilotare i vincenti per la corsa verso le procure italiane importanti, come quella di Roma e Perugia.

Ci si riferisce in primis ai fatti avvenuto l’8 maggio del 2019 all’hotel Champagne. Qui, Palamara ha incontrato Luca Lotti e Cosimo Maria Ferri, due deputati del Pd. Insieme a loro, anche i cinque consiglieri del Csm Gianluigi Morlini, Luigi Spina, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Corrado Cartoni.

Secondo la procura della Cassazione, in virtù di alcune conversazioni registrate quella sera grazie ad un Trojan messo dalla procura, lo scopo comune era quello di nominare Marcello Viola come capo della procura di Roma. Ma non solo. Il piano prevedeva anche di inserire gli uomini “giusti” all’interno del vertice della procura di Perugia, delegittimando Paolo Ierlo, procuratore aggiunto di Roma.

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