Omicidio Loris, lo scioccante racconto di Veronica Panarello: “Mi guardava con gli occhi sbarrati…”

L’omicidio di Loris Stival ha dei tratti agghiaccianti e le parole di Veronica Panarello, non lasciano molto all’immaginazione. Ecco cosa ha raccontato agli inquirenti

Omicidio Loris
Omicidio Loris

Veronica Panarello è in carcere per l’omicidio di suo figlio Loris, nonostante i tasselli da ricostruire siano tanti e le domande senza risposta altrettante – con un racconto sconvolgente.

Veronica Panarello in carcere

Una donna che non ha mai trovato pace e ora si trova in carcere, in attesa della sentenza per il ricorso del 21 novembre prossimo.

Lei si proclama innocente anche se tutti i dettagli di quel terribile giorno, secondo gli inquirenti e i filmati delle telecamere di video sorveglianza, portano a lei.

Versioni differenti che non trovano un collegamento l’una con l’altra e il dolore di un padre – Davide Stival – che ha dovuto raccontare la verità al figlio più piccolo, nonostante le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare.

Ora però l’attenzione si pone sul suo racconto, agghiacciante, che riporta parole che fanno immaginare il peggio e descrivono gli ultimi istanti di quel povero bambino.

Il terribile racconto di Veronica Panarello

La trasmissione di Rete QuattroQuarto Grado – è sempre in prima linea per affrontare i casi di cronaca nera.

Durante l’ultima puntata si è andati nello specifico del rinvio a giudizio, per la calunnia nei confronti del padre di Davide Stival. Una versione dei fatti terribile:

“gli occhi di mio figlio mi guardavano come per implorami aiuto – sono rimasta immobile”

Evidenziando di aver visto Andrea Stival stingere un filo intorno al collo del piccolo Loris e non essere riuscita a fare nulla in proposito.

Lei nel mentre continua a proclamarsi innocente con una versione dei fatti che avrebbe tirato in mezzo l’ex suocero, descrivendo minuziosamente cosa sarebbe accaduto durante quel tragico giorno:

“da li sono stata come un burattino nelle mani di andrea – ho ubbidito, non so perché”

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