Maria di Licata, rapita e costretta a fingersi la figlia: condannato il suo aguzzino

Tutti ricordano Maria di Licata, rapita e condannata a fingersi la figlia adottiva mentre i genitori la credevano morta o in pericolo. Ora arriva la condanna per il suo aguzzino

Maria di Licata
Maria di Licata

Maria di Licata è la giovane 13enne tedesca, rapita da un uomo di 58 anni, Bernhard Manfred Haase, che la portò in Italia. Ma come sono andate le cose?

La scomparsa di Maria nel 2013

Maria viveva tranquillamente con i suoi genitori in Germania, quando conosce un uomo su Internet che riesce a raggirarla e incontrarla. Da quel momento inizia il vero incubo per la giovane.

Bernhard Manfred Haase, dopo il rapimento della minore si trasferì con la stessa in Italia – a Licata Sicilia –  dove vissero per sei anni presentandola alla comunità locale come sua figlia.

La giovane ragazzina, trovò il coraggio di raccontare il tutto e di uscire fuori da questo tunnel al compimento del 18esimo anno di età.

Maria Henselmann, chiede aiuto alle forze dell’ordine e racconta tutta la sua verità di questi anni, dove è stata costretta a fingersi la figlia anche dinanzi a persone che le davano aiuto per vivere.

Tutta la comunità di Licata è sconvolta, avendo creduto per anni che quei due “stranieri” fossero un padre e una figlia: mentre i veri genitori della giovane immaginavo fosse accaduto il peggio sino al suo ritrovamento.

Il ritrovamento e la condanna del suo aguzzino

Bernhard Manfred Haase è stato condannato, in primo grado, a sei anni di carcere dal Tribunale Regionale di Friburgo Germania.

La giovane risulta essere l’emblema della Sindrome di Stoccolma: una sindrome che induce la vittima a provare sentimenti positivi verso il proprio aggressore o sequestratore, giungendo fino alla totale sottomissione volontaria, instaurando una sorta di alleanza tra vittima e carnefice.

Oggi la ragazza è tornata a casa dai suoi genitori, ma le aspetta una nuova grande battaglia per elaborare 6 lunghi anni di vita strappati alla sua famiglia, vissuti nel terrore e nella paura.

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