L’artico rosso sangue: il disastro ambientale che si ripete

Arrivano foto dall’artico colorato di rosso sangue. Nessuna strage, solo un disastro ecologico causato dallo sversamento di 20.000 tonnellate di petrolio

artico rosso sangue

Arrivano delle immagini macabre dall’Artico, che si colora di rosso sangue. Il polo nord non si salva dall’inquinamento e le immagini che ci arrivano ci mostrano Norilk, dove vediamo il fiume Ambarnaya colorato di rosso, a causa dello sversamento di tonnellate di petrolio. Le immagini si riferiscono all’incidente del 29 maggio, quando da uno dei serbatoi di carburante della centrale elettrica della Norilsk Nickel ha perso più di 20.000 tonnellate di petrolio e lubrificanti.

Lo sversamento nel fiume Ambarnaya.

Molti sono stati i tentativi di limitare i danni ambientali, ma non sono serviti a nulla. Le immagini sono arrivate dal satellite Sentinel2 dell’Agenzia Spaziale Europea e ci mostrano le terribili condizioni. L’artico è stato invaso da una marea rosso sangue, che si muove grazie al fiume.

La diffusione di queste immagini satellitari ha dato vita ad una forte polemica contro Putin che ha dichiarato lo stato di emergenza. Questo è stato fatto soltanto due giorni fa, quando l’incidente si è verificato il 29 maggio. La notizia è trapelata qualche giorno dopo. La compagnia Norilsk Nickel, ha dato la colpa al riscaldamento globale, che avrebbe fatto perdere pressione ad un serbatoio. Infatti potrebbe essere stato lo scioglimento dei ghiacci a favorire il cedimento dei pilastri dei serbatoi, facendo uscire il petrolio.

Le conseguenze saranno pesanti, dato che tutta la Siberia col suo sistema fluviale è a rischio. Sarà complesso ripulire il fiume Ambarnaïa, dato che è lontano dalle strade e non è navigabile perché non profondo a sufficienza. Il ministro russo dell’Ambiente Dmitri Kobylkin ha detto che in collaborazione col Ministero per le situazioni di emergenza, si potrebbe ripulire servendosi dei militari.

Non è il primo incidente, ma è il più grave. Un fatto simile si è verificato nel 2007 nello Stretto di Kerch che si trova nel Mar Nero. L’uscita era pari a 5000 tonnellate e per ripulirlo sono intervenuti centinaia di soccorritori aiutati dell’esercito.

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