Innalzamento del mare, come sarà il futuro? Le conseguenze non sono delle migliori

Secondo un nuovo studio sull’inalzamento del mare, potremo esser stati troppo ottimisti. Le conseguenze potrebbero essere devastanti

Innalzamento del mare
Innalzamento del mare

A parlarci del fenomeno di inalzamento del mare è uno studio pubblicato su Nature Communications. Secondo questa ricerca fatta da due ricercatori di Princeton, potrebbero sparire porzioni di territorio maggiori rispetto a quanto avevamo preventivato.

Si pensa che entro il 2050, dai 150 ai 300 milioni di persone, dovranno abbandonare le loro case. Il tutto dipenderà dall’emissioni che liberemo nei prossimi anni.

Lo studio

I due studiosi Scott A.Kulp e Benjamin H.Strauss, hanno ottenuto questi risultati attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e sono scioccati dal risultato. Il cambiamento climatico può far modificare le città, le coste, intere regioni

“Una quota impressionante e sproporzionata dello sviluppo umano è concentrata in territori pianeggianti, a basse quote vicino al mare”

ha detto Strauss per aggiungere che tutto questo porterà molta sofferenza.

Lo scenario

Secondo le previsioni, il continente che avrà maggiori problemi sarà l’Asia. Il 70% delle persone che perderanno le loro case vivono tra la Cina, il Bangladesh, l’India, il Vietnam, l’Indonesia, la Thailandia, le Filippine e il Giappone. Arriveremo a perdere alcune città come Alessandria d’Egitto, Mumbai e Ho Chi Min e la parte centrale di Shanghai.

Questa non è la peggior conseguenza, a dircelo è Dina Ionesco dell’Organizzazione internazionale per la migrazione ha detto al New York Times che avremmo un fenomeno migratorio molto pesante. Sarà un fenomeno migratorio mai visto in precedenza nella storia dell’uomo e difficilmente potremo capire quali saranno le conseguenze che potremo avere sia a livello economico che sociale.

Per impedirlo, i governi dovrebbero agire in prima persona. Inoltre, dovrebbero anche gestire la difesa della costa, unica via per avere benefici e prevenire questo possibile futuro. Si devono tutelare le persone a rischio, che da 28 milioni, passano a 110 milioni, creando anche dei sistemi a barriera, come già si stanno costruendo in questi ultimi anni.

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