Ex Ilva, no a scudo offerto da Conte: per il premier richieste inaccettabili

Confermato l’addio per l’ex Ilva di Taranto: per Conte le richieste fatte sono inaccettabili. Previsto uno sciopero per l’8 novembre

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Allarme rosso per l’ex Ilva. È guerra tra Governo e il gruppo indiano. Il premier parla di ricatto.

Arcelor dice no allo scudo offerto da Conte

No allo scudo offerto da Giuseppe Conte. I vertici del colosso franco-indiano ArcelorMittal hanno dettato le loro condizioni: per restare non basterà soltanto lo scudo fiscale, ma occorreranno modifiche contrattuali.

Le oltre 12 ore di incontro non sono state sufficienti a far desistere il gruppo indiano dal recedere dal contratto. Lo scudo fiscale è stato offerto e rifiutato da Arcelor.

Conte parla di ricatto

Le condizioni dettate dal colosso indiano per fermare la guerra con l’esecutivo sono tre. La prima, facilmente immaginabile, è la richiesta di reintroduzione della protezione legale, corredata da una garanzia scritta che ne impedisca la cancellazione.

Lo scudo fiscale però non basta più. ArcelorMittal ha chiesto di far scendere a 4 milioni di tonnellate, a fronte delle 6 chieste inizialmente, i livelli di produzione. Conseguenza di ciò sarebbe l’esubero di 5 mila operai, che finirebbero così in cassa integrazione.

L’ultima richiesta riguarda l’altoforno 2, per il quale il colosso ha chiesto un’estensione della facoltà di utilizzo per 14-16 mesi.

“Il governo si è detto disponibile a ripristinare l’immunità, ma la richiesta di 5mila esuberi per noi è inaccettabile”

ha spiegato il premier Conte.

Intanto, a Lakshmi Mittal e a suo figlio sono state concesse altre 48 ore, al termine delle quali si porteranno sul tavolo nuove proposte. Convocato per oggi pomeriggio anche un incontro con i sindacati, a cui saranno presenti Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, e il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Domani indetto uno sciopero dai sindacati.

Almeno per ora non sembrano esserci soluzioni all’orizzonte: ArcelorMittal sancirà l’addio, a meno che non si rendano possibili i 5mila esuberi, che però costingerebbe l’esecutivo ad intervenire sulla cassa integrazione.

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