Dalla Colchicina, un farmaco antinfiammatorio poco costoso, un aiuto contro il Covid-19

La scoperta di uno studio canadese ha visto nell’uso della colchicina, una soluzione efficace nel trattamento del coronavirus.

La scoperta di uno studio canadese ha ridotto i ricoveri del 25%.

Scoperta scientifica

La scoperta è stata fatta dal Montreal Heart Institute (MHI). Si tratta di un grande istituto di cardiologia canadese che ha dato il via ad uno studio con circa 4500 pazienti testare l’efficacia della colchicina, come farmaco anti Covid.

La colchicina è un alcaloide originariamente estratto dallo zafferano selvatico e attualmente utilizzato come farmaco per il trattamento della gotta.

Si tratta forse di uno dei farmaci più vecchi, che ha fornito una prova maggiormente convincente circa le sue capacità di contrastare la pandemia utilizzato per il trattamento di pazienti non ospedalizzati con Covid-19.

L’uso di questo alcaloide ha origini che affondano addirittura al 1.550a.C. ad opera degli egizi. Stando alla datazione di un papiro, se ne scopre l’estrazione dello zafferano selvatico, utilizzato contro il gonfiore.

Un farmaco orale allo studio

Mentre si consumano in Europa le dispute che vedono nel vaccino l’unica soluzione possibile, secondo questi ricercatori canadesi la colchicina potrebbe risultare una delle grandi speranze per combattere l’infezione da coronavirus Sars-Cov-2.

Come riferisce anche Notizie.it, la colchicina sarebbe in grado di prevenire la tempesta di citochine. In sostanza, si potrebbero con il suo impiego diminuire le complicazioni dovute al coronavirus.

Le ‘tempeste citochiniche’ sono una delle cause principali che possono condurre i pazienti colpiti da Covid-19 alla morte.

In sostanza si tratta di reazioni violente delle difese immunitarie che, anziché proteggerci dal virus, attaccano tutti gli organi del paziente, portandolo alla morte.

All’uso del farmaco, sarebbe associato il calo dei ricoverati del 25%, una ventilazione meccanica del 50%, morti del 44%, rispetto al placebo.

I dati forniti sono ancora agli studi preliminari, ma il il dottor Jean-Claude Tardif, direttore dell’MHI Research Center ha affermato come i nuovi studi possano avere un impatto di una certa importanza sulla salute pubblica e potenzialmente dare una prevenzione in quelle che si definiscono “le complicanze del Covid-19 per milioni di pazienti”.

 

 

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