Catania, anziani maltrattati e lasciati tra topi ed escrementi: 4 persone indagate

Un racconto degli orrori quello che emerge da un’inchiesta dei carabinieri in una casa di riposo del capoluogo siciliano.

anziani maltrattati casa di riposo

L’indagine è partita nel giugno dello scorso anno. I militari hanno scoperto anche la presenza di undici lavoratori in nero.

Scoperta una casa di riposo degli orrori a Catania

Anziani insultati, maltrattati e abbandonati nei loro escrementi: è il racconto dell’orrore che emerge da un’indagine dei Carabinieri di Catania.

Tutto è iniziato nel giugno dello scorso anno, quando i militari dell’Arma hanno avviato un’inchiesta, dopo il sequestro di alcuni cellulari, tra cui quello di un dipendente, in cui erano conservate decine di foto che raccontavano i maltrattamenti subiti dagli anziani ospiti della struttura.

Come riferisce anche Rainews, gli anziani venivano insultati, spesso legati ai letti e abbandonati nei loro escrementi. Un inferno di violenze e vessazioni.

La casa di riposo teatro di questi orrori è la Villa San Camillo di Aci Sant’Antonio, nel catanese. In una delle foto rinvenute nel cellulare del dipendente, è immortalato un anziano con una grave ferita da decubito, mal curata.

“Schifoso, sporco, più schifo di te non ce n’e’, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci”

sono solo alcune delle parole con cui i dipendenti si sarebbero rivolti ad una ultracentenaria, costretta a mettersi a letto da sola.

Pessime le condizioni igienico-sanitarie in cui versava la struttura, in cui sono stati rinvenuti anche dei topi.

Indagate 4 persone

Il gip di Catania ha disposto il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale, per un anno, nei confronti dell’amministratore della struttura, e il divieto temporaneo di esercitare la professione nelle case di riposo e strutture di assistenza per anziani, per nove mesi, nei confronti di tre dipendenti.

Molti gli ospiti che venivano legati ai letti, per impedirne i movimenti. Nella struttura, lavoravano in nero undici dipendenti. Tra loro alcuni con il reddito di cittadinanza.

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