Annamaria Franzoni, emergono le terribili parole al 118: “Ha vomitato sangue, non respira”

Annamaria Franzoni condannata a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele oggi è libera, ma la gente non dimentica i terribili momenti successivi al delitto. La telefonata al 118 che fece la Franzoni lascia agghiaccianti interrogativi.

Annamaria Franzoni
Annamaria Franzoni

Samuele Lorenzi, tre anni, ucciso da Annamaria Franzoni Cogne. Ora emerge la telefonata del 118 ed è agghiacciante.

Annamaria Franzoni, il processo e la libertà

Il caso dell‘omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, avvenuto la mattina del 30 gennaio 2002 a Cogne è uno dei casi di cronaca che più ha toccato l’animo degli italiani lasciando ancora inquietanti interrogativi e dolorosi ricordi.

Quella fredda mattina di gennaio la Franzoni dichiarò di aver lasciato il bimbo che è entrato nei cuori per le foto diffuse successivamente, nel lettone addormentato per accompagnare il fratello Davide allora di 7 anni alla fermata dello scuolabus.

Al suo ritorno, 8 minuti appena come si calcolò dalle simulazioni, la madre lo trovò sotto il piumone riverso in un lago di sangue:

vomitava sangue

dichiarò ai soccorritori sostenendo che secondo lei non avendola vista quando si era svegliato avesse pianto così tanto che gli era “esplosa la testa”

In un primo momento la dinamica del delitto non venne capita subito, in quanto anche il medico di famiglia, Ada Satragni, che la Franzoni contattò per prima, arrivata nella villetta dei Lorenzi ipotizzò un aneurisma ed effettuò delle manovre di rianimazione che però inquinarono la scena del delitto.

Successivamente invece l’autopsia rivelò dettagli agghiaccianti: il povero corpo del bambino era stato martoriato da almeno 17 colpi al cranio che gli avevano provocato profonde fratture con fuoriuscita di materia grigia.

Nonostante le ricerche l’arma del delitto non fu mai trovata, né si trovarono indizi che giustificassero la presenza di un assassino esterno.
Inoltre vi fu il ritrovamento di tracce di sangue sul pigiama della Franzoni e nelle sue ciabatte nonostante lei si sia sempre dichiarata innocente e non abbia ceduto in nessun interrogatorio.

Tali indizi uniti alle perizie psichiatriche che la dipinsero come affetta da disturbi psicologici che la portavano a teatralizzare e manipolare la realtà, portarono alla sua condanna in primo grado a 30anni ridotti con sentenza d’appello a 16.

Già dal 2015 però la Franzoni è ai domiciliari a San Rocco in Romagna dove è cresciuta e dove chi la conosce dall’infanzia la difende credendo alla sua innocenza nonostante la vicenda non sia mai stata chiarita e vi sono ancora oggi punti oscuri e domande irrisolte.

La madre di Davide e Gioele (nato nel 2003 dopo l’omicidio del fratellino) ha potuto inoltre godere di altri e dal 2018 è definitivamente libera avendo scontato in totale 11 dei 16 anni previsti.

Le parole del 118 alla Franzoni

In questi giorni di polemiche per la necessità di aggiornamento sia delle tecnologie usate dai servizi di soccorso per la localizzazione, che del personale del 118 e del 112 incaricato di raccogliere i primi contatti delle persone in pericolo.

I recenti casi del francese Simon Gautier trovato morto in una scarpata in Cilento nonostante la richiesta d’aiuto e la giovanissima Alexandra Macesanu uccisa in Romania dal suo rapitore dopo le molte telefonate fatte dalla ragazza al 112.

In questa chiave ritorna alla mente una delle telefonate al 118 più agghiaccianti e dolorose da risentire, perchè traspare lo scenario che di lì a poco emergerà delle terribili condizioni in cui versava del piccolo Samuele.

L’operatrice del 118 fa alla Franzoni tutte le domande per cercare di localizzare la villetta, la linea un po’ disturbata e l’agitazione della Franzoni però non permettono di capire subito di che località si stia parlando.

All’inizio infatti si scambia la località Montroz di Cogne per Monroe o il nome della persona da soccorrere perchè sembra che la donna abbia dei vuoti di memoria e non riesca a focalizzarsi sulle domande. L’operatrice allora tenta di far concentrare la Franzoni su cosa deve dire, anche tralasciando l’aspetto emotivo.

L’operatrice continua a tornare sulle stesse domande, per capire, per avere conferma..e la Franzoni è sempre più agitata e spaesata.

Inoltre per quanto riguarda il tipo di problema per cui stava chiedendo aiuto Anna Maria afferma tra le lacrime e le grida di far presto.
Per lei il bambino stava vomitando sangue ma la sua affermazione potrebbe aver indirizzato in maniera non corretta la valutazione del soccorso.

Ecco uno stralcio della telefonata, come riportato da Corriere.it

Centralino: «Pronto»
Franzoni: «Ascolti mio figlio ha vomitato sangue e non respira, abito a Cogne»
Centralino: «Un attimo che le passo subito …»

Franzoni: «Mio figlio ha vomitato sangue, venga subito»
Operatrice: «Allora, no, con calma devo avere l’ indirizzo, abbia pazienza»

Franzoni: «Abito a Cogne»
Operatrice: «Il numero di telefono (…). Ecco, Cogne dove?»

Franzoni: «Frazione Montroz»

Operatrice: «Con calma … Monrò?»

Franzoni: «Cosa devo fare?»

Operatrice: «Numero civico?»

Franzoni: «Ooh … eeh … la prego, sta male!»

Operatrice: «Signora, con calma perchè non risolviamo niente. Allora, Monrò?»

Operatrice: «Subito … Signora, abbia pazienza, è Montroz o Monrò?»

Franzoni: «Montroz»

Operatrice: «Ecco. Numero?»

Operatrice: «4 A. Signora, allora suo figlio quanti anni ha e come si chiama?»

Operatrice: «Di cognome?
Franzoni: «Lorenzi (interferenza telefonica). La prego, sta malissimo».

Franzoni: «È tutto insanguinato, ha vomitato tutto il sangue. Non respira …»

Operatrice: «Mi lasci solo il telefono libero perché se no…»

Da questa telefonata è sorta una serie di interrogativi che a distanza di molti anni restano ancora irrisolti.

Se venissero chiariti potrebbero almeno essere d’aiuto per migliorare i soccorsi in futuro.

Nella tragedia ci sarebbe allora una speranza in più di poter salvare le vittime in modo rapido.

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