Perché Meloni e il centrodestra vengono accusati di essere no vax

Il trionfo di Giorgia Meloni è ormai assodato dopo l’esito delle urne, ma le accuse non si fermano verso la leader di Fratelli d’Italia e prossima presidentessa del Consiglio. Le parole del neo senatore Andrea Crisanti fanno riemergere l’appellativo di no vax indirizzato alla politica romana. Negli scorsi mesi, se n’è parlato tanto, soprattutto dopo alcune dichiarazioni di Meloni e da cui sono partiti le dita puntate del centrosinistra. 

Meloni
Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

Il governo di Giorgia Meloni è in cantiere, si stanno preparando i lavori e le composizioni, perché ormai le elezioni del 25 settembre hanno emesso il loro verdetto. Le urne, infatti, con circa il 26% dei voti, hanno decretato Fratelli d’Italia il primo partito, con ampio vantaggio rispetto a Partito Democratico e Lega, e quindi con le speranze di Enrico Letta e Matteo Salvini in frantumi, e per quest’ultimo probabilmente è partito anche il treno che porta al Viminale, senza di lui nel vagone. Una vittoria schiacciante che, però, non ha placato le critiche dello schieramento opposto, quello di sinistra, tanto che Andrea Crisanti, microbiologo e senatore appena eletto con il PD, ha fatto riemergere l’allarme rispetto alle posizioni sanitarie e ai no vax del centrodestra. Parole che fanno eco a quelle di Roberto Speranza, arrivate nel vivo della campagna elettorale, e che affondano le loro radici in alcune posizioni espresse da Meloni durante la pandemia da Covid-19. Vediamo come stanno le cose.

Le accuse di Crisanti a Meloni: “Posizioni abbastanza vicine ai no vax”

La politica in Italia ha avuto una svolta improvvisa, con tanto di derapata e senza possibilità di inversioni a U, almeno non nel breve periodo. Gli annunci, i discorsi, le feste della notte stessa sono passate e con champagne versato per terra per chi è riuscito a trionfare: Giorgia Meloni. Era nelle attese della vigilia, ma probabilmente non con queste proporzioni e sicuramente non con una sconfitta così forte nei numeri per Salvini, che ora vede ridimensionata anche la sua leadership e il suo peso all’interno della coalizione che governerà il Paese.

La leader di Fratelli d’Italia ne sarà il motore mobile, non ce ne voglia Aristotele, e con posizioni ferme e convinte, da buona conservatrice, su temi cruciali. Tra questi, dobbiamo annoverare anche la pandemia da Covid-19, che non è affatto passata e continua a dilaniare l’Italia e il mondo, costringendolo a restrizioni, mascherine, tamponi e isolamento. Proprio negli ultimi giorni, si sta registrando un nuovo aumento di contagi e ricoveri in terapia intensiva, proprio quando il governo ha accelerato sull’eliminazione dell’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici.

Meloni
Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

Il rialzo è probabilmente dovuto alla riapertura degli uffici pubblici in presenza e alle scuole ed era atteso, anche perché era probabile che, senza restrizioni significative, si verificasse una base della curva dei contagi un po’ più alta già per sé, senza particolari ondate o nuove varianti di sorta. Comunque, sull’argomento c’è chi minimizza e chi predica attenzione. E poi c’è Andrea Crisanti, che ora non possiamo più considerare un microbiologo con visibilità pubblica in tempi di pandemia, perché dopo il 25 settembre è diventato senatore del Partito Democratico. 

Oggi, in un’intervista a “The Breakfast Club” in onda su Radio Capital, ha detto senza tanti fronzoli: “Condividiamo ben poco delle politiche sociali e sanitarie del centrodestra. Per fortuna, c’è il vaccino, perché molte dichiarazioni sono simili a quelle di Trump e Bolsonaro“. Poi, rispondendo a precisa domanda, modera un po’ il suo punto di vista: “Non sono esattamente no vax, ma – ripete – si tratta di posizioni abbastanza vicine. Trump, ad esempio, non era un no vax. Si tratta di posizioni, dal punto di vista della politica sanitaria, irresponsabili. Crisanti conclude, inoltre, con un elogio a Roberto Speranza per le politiche adottate al Ministero della Salute, rivolte sempre verso la prudenza e la prevenzione nella lotta al virus.

Le posizioni del centrodestra e le prospettive nella lotta al Covid

Insomma, alla fine l’accusa di no vax nei confronti del centrodestra e di Meloni sono tornate in auge e probabilmente era anche prevedibile. In tempi di quarta dose consigliata, autunno e inverno in arrivo (e di conseguenza possibili nuove varianti) e un Covid che non vuole smettere di importunare la vita sociale e sanitaria degli italiani, però, non è tanto importante etichettare chi sarà al governo, quanto le prospettive normative a cui dovranno sottostare i cittadini e che conseguenze potrebbero avere sui numeri ospedalieri.

Per farlo facciamo un piccolo salto nel tempo a novembre 2021. La taccia di no vax ha afflitto Meloni da lì, da quando ha dichiarato: “Non faccio vaccinare mia figlia, neanche in catene”. Parole forti, arrivate poi in un periodo in cui la campagna vaccinale riguardava soprattutto i bambini, immunizzati per ultimi nella popolazione e con conseguenze precise sui lavori della scuola e i conseguenti contagi.

In realtà, comunque, Meloni aveva precisato: “Non sono no vax”. E aggiungendo: “Bisogna fare molta attenzione. Ricordiamo che oltre il 90% delle persone decedute aveva 65-80 anni, e dobbiamo difendere quella fascia“. Ancora: “Sui bambini di 5 anni i rischi di morte di fatto non ci sono. Procediamo con forza a vaccinare chi è veramente a rischio, ma perché il vaccino a chi ha 5 anni? Io mia figlia non la faccio vaccinare“. Infine, la leader di Fratelli d’Italia era passata al contrattacco: “I veri no vax stanno al governo. La pandemia è stata una grande mangiatoia per la sinistra”.

Posizioni discutibili dal punto di vista sanitario e che il centrosinistra ha subito etichettato come ambigue. Un eco che è risuonato fino all’estate, nel vivo della campagna elettorale, quando il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva riservato degli attacchi diretti a Meloni: “Giorgia sei un’irresponsabile. Il modello Italia ha difeso la vita delle persone, mentre voi pensavate a prendere quattro voti”. In diverse interviste, inoltre, il leader di Articolo Uno aveva invitato sia la politica romana sia Matteo Salvini a esporsi chiaramente sulla prosecuzione della campagna vaccinale, nel caso in cui fossero andati al governo: “La campagna vaccinale è patrimonio del Paese, non di un ministro. Né tu né Salvini avete detto parole chiare perché fai l’occhiolino ai no vax”, diceva accusando ancora Meloni.

Ora che la vittoria del centrodestra è realtà dei fatti, un’ipotesi di svolta brasiliana o statunitense nella lotta al Covid pare comunque lontana dalla realtà. Innanzitutto, perché gli strumenti sono cambiati e poi il tempismo è completamente diverso. Trump e Bolsonaro dovevano intervenire in un periodo di chiusure obbligate e ripercussioni economiche e sociali gravi, decidendo di pendere dalla parte di quest’ultime, anziché perseguire la strada dei lockdown e delle indicazioni Oms. Giusto? Probabilmente no, e soprattutto non per la sanità, anche perché, soprattutto nel caso del Brasile, le dichiarazioni sono sfociate nel negazionismo.

Ora, però, un quadro del genere rasenta, per fortuna, l’impraticabilità, ma perché di base è diverso l’impatto del virus sulla società e sui ricoveri. Il monitoraggio dovrà essere comunque alto e vogliamo credere che il centrodestra non affosserà i principi di responsabilità e tutela, ma comunque già il governo Draghi aveva intrapreso la strada delle riaperture graduali, come tutt’Europa e forse con un po’ di ritardo.

Insomma, Meloni dovrà sicuramente gettare la maschera sulle politiche che vorrà adottare per quanto riguarda la lotta Covid, ma allo stesso tempo l’etichetta di no vax risulta comunque vecchia e inattuale in un Paese che ha già risposto presente alla somministrazione vaccinale e ai richiami. L’insuccesso numerico nella somministrazione della quarta dose non potrà comunque essere addossato al governo nascente, che difficilmente si sottrarrà alle raccomandazioni necessarie che arrivano già a gran voce da sanità e virologi, ormai diventati personaggi pubblici e politici a tutti gli effetti. Sperando che il Covid resti l’elefante nella stanza che condiziona senza esasperare e non la tigre pronta ad aggredire. E, in quel caso sì, il governo dovrà dimostrare la sua presenza e senza ricorrere a limitazioni troppo stringenti. Che quelli ormai sono tempi passati.

Impostazioni privacy