La (probabile) squadra di governo del centrodestra, con l’incognita Salvini

Appena confermato il trionfo già annunciato alle elezioni politiche di domenica, Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni si sono messi al lavoro per cercare di capire da chi sarà composta la squadra dell’esecutivo che governerà presumibilmente per i prossimi cinque anni.

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

Non un compito facile, considerati i rapporti di potere tra i partiti della coalizione e con i presidenti e segretari. A pesare sarà soprattutto la figura di Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, è quasi certo che non verrà confermato al Viminale, ma non è escluso che venga fatto fuori del tutto anche dall’esecutivo. Si ragiona insomma, con diverse ipotesi sul tavolo. Intanto, comunque, prima che a Meloni venga affidato l’incarico dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ci vorrà ancora del tempo, almeno un mese.

Meloni ragiona sulla squadra di governo (con l’incognita Salvini)

Giorgia Meloni ha avuto la sua bicicletta, e ora deve pedalare. Lo farà sicuramente, la leader di Fratelli d’Italia, primo partito alle elezioni politiche di domenica. Un nuovo accreditamento agli occhi dell’Europa e del mondo occidentale, ma anche tante tessere da far combaciare alla perfezione, come quella del governo.

Niente sarà lasciato al caso. Non lo è neanche ora, in effetti. Perché è esattamente dai primi exit poll, se non addirittura da prima, che quella che diventerà la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana ci pensa. E ci sono dei nodi di non poco conto che devono essere sciolti.

Meloni
Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

Quello che riguarda Matteo Salvini, per esempio. Il numero uno della Lega, in campagna elettorale, ha più volte parlato di una necessità degli italiani di conoscere i nomi dei ministri prima del voto. Non solo non è stato accontentato, ma è stato messo un freno alle sue pretese, lo stesso che potrebbe essergli messo anche ora, a consultazioni elettorali archiviate.

Le mire del Capitano sono sempre state chiare: vuole tornare al Viminale, a quel posto che, per sua stessa smania di potere, ha abbandonato ad agosto del 2019 (e vincendo anche un rinvio a giudizio sul caso Open Arms). Ecco, a pesare potrebbe essere tanto quel procedimento penale aperto, tanto quanto i mal di pancia nel suo stesso partito che stanno mettendo in dubbio la sua leadership. Altroché il Ministero degli Interni, in soldoni, il segretario federale del Carroccio potrebbe addirittura essere fatto fuori dal governo in toto.

Ma dipende dalle versioni. Perché c’è chi racconta questo, e c’è chi invece crede che un contentino, alla fine, gli verrà dato con la carica di vicepremier. La proposta è stata avanzata da Forza Italia, che ne vorrebbe uno tutto per sé – Antonio Tajani -, ciò che è certo è che difficilmente potrà avere ruoli apicali.

Che invece potrebbero avere lo stesso coordinatore del partito di Silvio Berlusconi, sia il suo vicesegretario (e sfidante), Giancarlo Giorgetti. Per quanto riguarda l’ex presidente del Parlamento europeo, si parla anche del ruolo di presidente del Senato o di ministro della Difesa. Per il deputato leghista, invece, conteranno gli equilibri del partito: potrebbe essere destinato a qualche Ministero oppure potrebbe avere la presidenza della Camera.

Sullo scranno più alto di Montecitorio, ci sono altri contendenti, come Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, ma Meloni starebbe addirittura valutando di lasciare il posto a un membro dell’opposizione, in particolare del Partito democratico (che comunque è il secondo schieramento italiano). Ipotesi che non piace agli alleati. Per Palazzo Madama, ancora, c’è in lizza anche Ignazio La Russa, braccio destro di Meloni, Roberto Calderoli della Lega e Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia nella passata legislatura.

Ma per lei si studia anche per un ruolo diverso, più precisamente al Ministero dell’Istruzione. La partita per il Miur è aperta anche per Licia Ronzulli, sempre in quota con gli azzurri del Cavaliere. A completare il quadro dei forzisti, Andrea Mandelli, ex vicepresidente della Camera che è rimasto fuori dal Parlamento, che potrebbe sostituire Roberto Speranza come ministro della Sanità.

Per il dicastero di viale Giorgio Ribotta, in lizza anche Letizia Moratti. La vicegovernatrice della Lombardia, che ha assunto anche la carica di assessore al Welfare dal 2020, potrebbe essere usata come merce di scambio per la ricandidatura di Attilio Fontana, uno degli uomini di Salvini, a capo della regione lombarda.

Tornando alla Lega, uno dei più sicuri è Gianmarco Centinaio, che potrebbe ottenere la conferma come ministro delle Politiche agricole. In pista ci sono anche Edoardo Rixi alle Infrastrutture (ed è in pole su Alessandro Cattaneo di Forza Italia), Giulia Bongiorno alla Pubblica amministrazione e Vannia Gava alla Transizione ecologica. E poi, ancora, il Viminale, in cui la sfida è tra Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma sponsorizzato dalla leader di FdI, e l’ex capo gabinetto del segretario leghista, Matteo Piantedosi.

I Ministeri chiave potrebbero creare ulteriori problemi: alla Difesa oltre a Tajani, si pensa anche sia a Guido Crosetto, che comunque preferirebbe la guida di Leonardo e che potrebbe anche essere designato come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (di cui parleremo meglio dopo), e La Russa, che già in passato è stato a Palazzo Barachini. Agli Esteri, si pensa sempre al fondatore di FdI Crosetto, ma più probabilmente verrà scelto un tecnico: o Elisabetta Belloni, già candidata al Quirinale, e Stefano Pontecorvo, un ambasciatore.

A via XX settembre, il sogno è Fabio Panetta, board della Banca centrale europea che però potrebbe guidare Bankitalia dal prossimo anno e quindi niente, ma c’è anche Domenico Siniscalco, anche lui reticente alle avances di Meloni per il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Allo Sviluppo economico, il più probabile è l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, mentre per il Lavoro avanti l’accademico Luca Ricolfi e per gli Affari europei Raffaele Fitto, già europarlamentare nel gruppo di Fratelli d’Italia.

Anche i Rapporti col Parlamento (magari con delega all’attuazione del programma) potrebbero andare a FdI, con Francesco Lollobrigida o il responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli. Alle Riforme, potrebbe essere indicato Marcello Pera, con il compito di portare avanti l’idea del presidenzialismo. Daniela Santanché potrebbe ottenere il posto da ministro del Turismo, Edmondo Cirielli quello del Sud e della Coesione territoriale, Giampaolo Rossi, ex cda della Rai, alla Cultura. In conclusione, il sostituto di Roberto Garofoli: una partita a due tra Giandomenico Fazzolari e Crosetto, tutti uomini della presidentessa.

I tempi per l’insediamento del prossimo governo di Meloni e del centrodestra

Di tempo per pensarci, riflettere ce n’è ancora un bel po’, almeno un mese, perché prima devono essere compiuti dei passaggi burocratici e istituzionali. Il Parlamento si insedierà ufficialmente il 13 ottobre. All’ordine del giorno sia della Camera, che verrà presieduta da Ettore Rosato, sia del Senato, in cui il ruolo di presidente momentaneo sarà affidato a Liliana Segre, ci sarà l’elezione del nuovo numero uno.

Sergio Mattarella inizierà il giro di consultazioni, non prima però di aver convocato la seconda e la terza carica dello Stato e gli ex Presidenti della Repubblica ancora in vita (solo Giorgio Napolitano). I primi a incontrare il Capo dello Stato saranno i partiti politici con meno rilevanza in Parlamento e così salendo, fino a conferire l’incarico a Meloni che, entro 48 ore, dovrà sciogliere la riserva dopo aver accertato di avere la maggioranza, e proporre il nome dei ministri.

Tra gli ultimi step, il giuramento al Quirinale del nuovo esecutivo, il passaggio di consegne e della campanella tra Mario Draghi e Meloni, e poi il voto di fiducia da parte delle due Camere con il quale il nuovo governo prenderà ufficialmente il via.

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