Napoli: condannato a 18 anni Mariano Cannio per la morte di Samuele

Il piccolo Samuele precipitò dal balcone della sua abitazione di Napoli, ora Mariano Cannio è stato condannato per omicidio aggravato.

Il luogo dove è morto Samuele
Il luogo dove è morto Samuele – LettoQuotidiano.it

Il domestico è ritenuto responsabile della terribile morte del bambino di 4 anni, volato dal balcone della casa in via Foria.

La morte di Samuele

Torniamo indietro di un anno, quando il 17 settembre il piccolo Samuele di 4 anni, cadde dal balcone della sua casa di Napoli morendo sul colpo.

Secondo le indagini, il primo e unico sospettato era Mariano Cannio, domestico della famiglia che in quel momento si trovava in casa insieme a Samuele.

Anche se non si escludeva l’ipotesi di un incidente, tesi sostenuta dai genitori del piccolo e da Maria Assunta Zotti, legale dell’uomo, gli inquirenti avevano altre idee.

Sembra infatti che Cannio soffrisse di alcune patologie psichiatriche e proprio questo elemento ha reso inattendibili le sue dichiarazioni di colpevolezza.

Al suo nome si era arrivati poiché Carmen, la mamma della piccola vittima, aveva riferito che quel giorno il domestico era in casa e durante gli interrogatori, lui stesso ha riferito delle informazioni parziali.

In particolare ha dichiarato che aveva Samuele in braccio e quando si è avvicinato al balcone, si è sporto troppo e così è scivolato giù.

La palazzina da dove è precipitato Samuele
La palazzina da dove è precipitato Samuele – LettoQuotidiano.it

I genitori vennero devastati da questa terribile notizia e fino a quel momento non sapevano assolutamente delle precarie condizioni di salute dell’uomo, altrimenti mai l’avrebbero lasciato solo in casa con Samuele.

La sentenza

Dopo un anno di indagini, in queste ore si è arrivati al verdetto finale e alla lettura della sentenza in aula, erano presenti anche i genitori e altri parenti.

Il giudice Nicoletta Campanaro, a capo del processo con rito abbreviato, ha accolto la richiesta di 18 anni di reclusione, avanzata dal procuratore Barbara Aprea.

L’avvocato della famiglia, Domenico De Rosa, non è soddisfatto del risultato, infatti ha affermato che la famiglia si è semplicemente rimessa nelle mani della legge ma avrebbe sperato in una pena maggiore.

Probabilmente questo non è avvenuto perché Mariano non era sano dal punto di vista psicologico, infatti all’epoca dei fatti era in cura verso l’Asl di Napoli e assumeva farmaci per problemi dissociativi.

Veniva indicato come persona bipolare e affetta da schizofrenia e alla lettura della sentenza, i genitori forse hanno scavato nel passato ripensando a questo dettaglio, di cui loro non erano a conoscenza.

Forse si ritengono in parte responsabili della morte di Samuele, per cui l’uomo ha confessato dicendo di aver avuto un capogiro, ma questa versione non ha mai convinto nessuno.

 

 

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