Long Covid: le donne hanno maggiore probabilità di avere sintomi neurologici

Il Long Covid è un problema che colpisce tantissime persone, ma potrebbe differire tra uomini e donne. Pare, infatti, che queste ultime siano più inclini a manifestare sintomi neurologici nel medio – lungo periodo. Almeno questo è quello che si evince da uno studio condotto dai ricercatori della clinica neurologica dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina di Trieste e pubblicato sul Journal of the Neurological Sciences.

Long Covid
Long Covid – Lettoquotidiano.it

Il Long Covid non è uguale negli uomini e nelle donne: ci sono delle differenze sostanziali. La più importante è che pare che i sintomi siano completamente diversi. Mentre i primi sono più inclini a riportare problemi alle vie respiratorie, le seconde sviluppano più spesso problemi neurologici.

Il Long Covid negli uomini e nelle donne

Il Long Covid costituisce un problema per moltissime persone. Contrarre il virus può essere il danno minore rispetto a quelli di lungo periodo che questo genera. Quello però di cui si parla ancora oggi troppo poco è che il Covid non colpisce allo stesso modo uomini e donne: spesso i sintomi sono questione di genetica in questo senso.

La differenza principale – e l’abbiamo vista soprattutto con le primissime varianti – sta nel fatto che, mentre gli uomini erano soliti contrarre soprattutto problemi alle vie respiratorie, le donne erano più propense ad avere problemi neurologici. Oggi è ancora così? A dircelo è uno studio condotto dai ricercatori della clinica neurologica dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano – Isontina di Trieste e pubblicato sul Journal of the Neurological Sciences.

Per arrivare alle loro conclusioni, gli studiosi hanno analizzato ben 213 pazienti (151 donne e 62 uomini). Tutti loro avevano contratto l’infezione tra il 1° gennaio ed il 1° ottobre dello scorso anno. Quello che interessava era capire soprattutto quali fossero le loro condizioni neurologiche postume, dove per postume si intende ad almeno 4 settimane dalla comparsa dei sintomi.

L’età media dei pazienti era 54 anni ed il team, per comprendere quali fossero le differenze tra ognuno di loro, ha dovuto agire in maniera “retroattiva”. Quello che ha fatto in sostanza è stato analizzare tutte le fasi del Covid: a partire dai primissimi sintomi comparsi, fino ad arrivare ai trattamenti, ad eventuali medicinali assunti e all’andamento del virus.
A quel punto ovviamente gli studiosi hanno valutato anche l’eventuale Long Covid, considerando tutti i sintomi avvertiti da ognuno dei pazienti. Nello specifico ad essere sotto la lente di ingrandimento del team sono stati quelli neurologici (cioè mal di testa, parestesie, deficit cognitivi e così via).
Covid
Covid – Lettoquotidiano.it
Ovviamente i ricercatori si sono dapprima assicurati che questi non fossero presenti già prima della comparsa del virus per poter essere sicuri che fossero riconducibili proprio a quello.

I risultati

Cosa hanno scoperto gli studiosi? Che i sintomi neurologici erano i più frequenti in assoluto nel Long Covid, ma a sorprendere è stata la differenza tra uomini e donne. Il numero di persone che avevano avvertito questa tipologia di sintomi – fatta eccezione per il mal di testa, molto comune nel sesso femminile – era praticamente uguale in ambo i sessi. Peccato però che le donne che si erano recate presso l’ambulatorio fossero tre volte di più rispetto agli uomini.

Da qui, un’altra conclusione: il Long Covid non dipende strettamente dalla gravità dei sintomi in fase acuta. Un individuo può avere leggerissimi malesseri durante l’inizio della malattia, ma continuare ad averli anche per mesi e mesi dopo in sostanza.
Ovviamente questo studio dovrà essere confermato su un campione più ampio, ma per adesso quello che è certo è che le donne hanno maggiore probabilità di sviluppare sintomi neurologici rispetto agli uomini.
Ma perché accade ciò? Su questo punto non abbiamo ancora certezze, ma solo ipotesi. La “colpa” potrebbe essere degli estrogeni, che potrebbero in pratica rafforzare il sistema immunitario, ma non c’è un’evidenza scientifica che lo dimostri (almeno per adesso).
In ogni caso, quello che affermano gli studiosi, è che se restano residui di infezioni in un determinato organo – qualunque esso sia – potrebbero manifestarsi infiammazioni nella stessa area. Quando questo accade nel cervello, si forma quella che comunemente viene chiamata nebbia cerebrale.
Cosa fare quindi? Si potrebbe pensare, ad esempio, a ragionare su una terapia diversa per uomini e donne. Fermo restando che nel secondo caso bisognerebbe prestare appunto massima attenzione ai sintomi neurologici.
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