Draghi spegne le ambizioni del terzo polo: “No a un secondo mandato da premier”

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella conferenza stampa per presentare il decreto Aiuti ter ha escluso la possibilità di guidare un nuovo esecutivo ponendo fine ai chiacchiericci di giornali e di alcuni esponenti di partito, Carlo Calenda e Matteo Renzi, che volevano un secondo mandato per l’ex presidente della Banca centrale europea.

Draghi
Mario Draghi – lettoquotidiano.it

Un “no” secco e deciso da parte del capo del governo dimissionario che ha nuovamente invitato gli italiani a recarsi alle urne il 25 settembre per il rinnovo del Parlamento. Quanto a chi scenderà in campo davvero per le elezioni politiche, dal terzo polo hanno commentato le parole di Draghi dicendo che non poteva dire altro, mentre il Partito democratico ha detto che la proposta di Calenda e Renzi di rimetterlo a Palazzo Chigi non è mai esistita.

Elezioni, Draghi dice no a un secondo mandato come presidente del Consiglio

È bastata una parola, un semplicissimo no a Mario Draghi, attuale presidente del Consiglio, per spegnere mesi di campagna elettorale in suo favore. D’altronde, che non volesse un secondo mandato a Palazzo Chigi non era un segreto di Pulcinella, ma una cosa è intuirlo, un’altra è sentirselo dire.

Durante la conferenza stampa in cui, assieme al ministro dell’Economia, Daniele Franco, al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, ha illustrato le misure dell’appena licenziato decreto Aiuti bis, l’ex numero uno della Banca centrale europea, a domanda diretta di Giselda Vagnoni di Reuters sulla sua disponibilità di rimettersi a capo dell’esecutivo, è stato netto e secco nel rispondere “no”, appunto.

Con buona pace di chi, invece, ha sempre visto lui come l’unico in grado di mandare avanti un’Italia dilaniata dalla crisi energetica, il terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Di loro, comunque, se ne parlerà più tardi, giusto perché di cartucce ne ha sparate parecchie Draghi.

Per esempio, sul rivedere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha detto che “è un tema da campagna elettorale“, mentre ha escluso uno scostamento di bilancio perché si impiegheranno “le maggiori entrate fiscali di questi mesi per l’aumento del tasso di inflazione e la crescita“, o che ci siano stati finanziamenti russi ai partiti italiani dal 2014 – gliel’ha detto in una telefonata il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha confermato.

Il capo del governo ha parlato anche della Russia, delle sanzioni e di chi vuole levarle, ma del clima della campagna elettorale non ne ha voluto parlare perché lui è stato “precipitato e catapultato dall’alto” e “non sarebbe neanche giusto che giudicassi i toni, il clima teso… La cosa importante è che tutti vadano a votare“. Se dovesse vincere Giorgia Meloni, poi, non sarebbe un problema: “Non ho idea di quello che il voto produrrà, queste valutazioni potranno essere importanti dopo. Per il futuro sono molto fiducioso, lo sono per gli italiani perché producano crescita“.

Quanto ai rapporti con la numero uno di Fratelli d’Italia, sono stati definiti normali, come con gli altri leader di partito perché, appunto, è stato per un anno e sei mesi presidente del Consiglio. Un primus inter pares che “se avessi aspettato le elezioni comunali e regionali, ogni sussurro di qualunque connotato politico, non sarei riuscito più a combinare niente e sarebbe stato il fallimento di questo governo, creato per fare e non per stare“.

Draghi dice no a un secondo mandato. Terzo polo: “Che altro poteva dire”, le altre forze politiche all’attacco

Tornando alle elezioni, i primi a commentare la risposta del presidente del Consiglio sono stati quelli del Partito democratico: “Con il no a qualsiasi proposta di Draghi bis ora è ancora più chiaro: la proposta di Calenda e Renzi non esiste, se non nel loro suggestivo mondo immaginario“, hanno fatto sapere dal Nazareno. Posizione poi ribadita anche da alcuni esponenti dem.

Renzi Calenda
Matteo Renzi e Carlo Calenda – lettoquotidiano.it

La risposta è arrivata immediata da Azione. “La nostra propone rimane la stessa: governo di unità nazionale con agenda Draghi e possibilmente lui stesso, che altro non poteva dire come è ovvio“. E l’attacco, altrettanto: “Non si capisce con chi voglia governare Letta, non con i suoi alleati, non con i Cinque stelle. Quello al Pd è un voto buttato proprio perché non è in grado di fare una proposta di governo al Paese“.

Il punto è che a pensarla come i dem ci sono anche Forza Italia e Giuseppe Conte. Maurizio Gasparri ha definito le parole del capo dell’esecutivo come la “pietra tombale sul cartello elettorale di Calenda“, considerato che è stato lo stesso presidente a smentire “i tentativi di strumentalizzazione dell’ex collaboratore di Montezemolo”. “Ancora una volta – ha concluso il senatore azzurro -, quello per Calenda si dimostra il voto inutile. Già l’anno scorso è stato ampiamente bocciato alle elezioni comunali di Roma, dove non ha raggiunto neppure il ballottaggio. Questa volta si sgonfierà sul serio“.

ll presidente del MoVimento 5 stelle, invece, ha commentato che “adesso precipiteranno nello sconforto tutti coloro che hanno come unico programma un’agenda Draghi o un metodo Draghi. L’interessato non è disponibile e lo aveva detto. Che cosa faranno?“, ha detto da Siracusa.

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