Anche la Svezia vira all’estrema destra, ma il Parlamento è molto diviso

Dopo quasi otto anni di governo del centrosinistra – che in corso d’opera ha cambiato anche la leadership, quindi il Ministro di Stato -, gli elettori della Svezia hanno consegnato il Paese scandinavo alla destra. Non è stata, però, una vittoria schiacciante, motivo per cui potrebbe essere davvero difficile riuscire a formare un nuovo esecutivo.

Akesson
Jimmie Akesson – lettoquotidiano.it

A rendere ancora più complicato il tutto è sicuramente il fatto che a laurearsi come partito più votato nella coalizione sono i Democratici svedesi, schieramento di estrema destra che nasce dalle ceneri di un partito neonazista, guidati da Jimmie Akesson, che difficilmente potrà diventare il primo ministro. Dopo le dimissioni della socialdemocratica Magdalena Andersson, infatti, è molto possibile che il suo posto venga preso dal leader dei Moderati, Ulf Kristersson.

La Svezia svolta a destra, ma il vantaggio in Parlamento è di soli tre seggi

Domenica si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei 349 membri del Parlamento svedese. Si è dovuto aspettare, però, fino a mercoledì per capire chi effettivamente le avesse vinte perché ancora non erano arrivati i voti dall’estero.

Lo scenario definitivo restituisce al Paese scandinavo una divisione tale che sembra essere piuttosto complicato riuscire a esprimere un governo. Infatti, il centrosinistra e i Socialdemocratici, che pure sono stati il partito più votato, – al governo ininterrottamente dal 2014 – hanno ottenuto meno voti della coalizione del centrodestra: 49,6% contro il 48,9% che, tradotti in scranni, danno un vantaggio di soli tre seggi alla vecchia opposizione.

Andersson
Magdalena Andersson – lettoquotidiano.it

A fronte di questo risultato, la prima Ministra di Stato donna della storia della Svezia, Magdalena Andersson, che era succeduta a Stefan Löfven nel novembre del 2021, ha rassegnato le sue dimissioni. Ed è qui che inizia la partita per capire chi sarà il prossimo capo dell’esecutivo svedese.

A prescindere dalla maggioranza risicata, infatti, il secondo schieramento più votato in questa tornata elettorale, neanche troppo a sorpresa, è stato quello di Jimmie Akesson, i Democratici svedesi che di democratico, però, in passato avevano poco e nulla dato che erano fascisti e neonazisti. Adesso, a dire del leader, non è più così: “Quei legami erano costituiti da persone presenti nei primi anni del partito, ora non c’è più nessuno di loro”.

Una dimostrazione concreta è data dal cambio di logo, al posto di una sorta di fiamma, un fiore giallo e blu, i colori della bandiera svedese; ma anche da una nuova vicinanza alla destra meno estrema: nessuno schieramento, anche nel 2018, quando raccolsero il 17% dei consensi, accettò di coalizzarsi con loro. Adesso, ancora, non è così, perché sono riusciti a superare i Moderati come secondo partito, appunto (più del 20% contro il 19%), e perché soprattutto grazie ai loro voti al governo non ci sarà più il centrosinistra.

Alla guida dell’esecutivo, tuttavia, non ci sarà neanche lo stesso Akesson e difficilmente, hanno detto dal centrodestra, il partito riuscirà a ottenere qualche ruolo apicale. A diventare primo ministro potrebbe essere molto più probabilmente Ulk Kristersson, leader dei Moderati, con i Democratici svedesi che dovrebbero dare solo un appoggio esterno.

Cosa è cambiato negli ultimi anni in Svezia e perché i Socialdemocratici hanno “perso”

In bilico fino all’ultimo, e in bilico anche dopo, le elezioni in Svezia sono state caratterizzate da un cambiamento radicale del tessuto sociale. Innanzitutto il Paese scandinavo ha deciso di entrare a far parte della Nato in seguito all’aggressione da parte della Russia all’Ucraina, poi ci sono da considerare gli effetti della pandemia e della crisi energetica, oltre che dell’inflazione, che hanno aumentato le differenze nelle fasce di reddito tra i ricchi e i meno ricchi, ma a giocare un ruolo fondamentale è stato anche e soprattutto l’immigrazione.

Uno dei temi più divisivi in campagna elettorale è stato sicuramente quello riguardante la criminalità, scaturita secondo la destra delle politiche troppo morbide nei confronti dei migranti di seconda generazione, poco integrati in società, da parte dei Socialdemocratici. Per non perdere voti, il principale partito ha cercato di spostarsi progressivamente verso destra, ma non è stato sufficiente per arginare l’ascesa dei Democratici svedesi, che in Parlamento europeo sono alleati con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Commentando il risultato elettorale, il leader del partito di estrema destra ha detto che loro ne avevano “abbastanza delle politiche socialdemocratiche fallite che per otto anni hanno continuato a guidare il Paese nella direzione sbagliata. È ora di iniziare a ricostruire sicurezza, benessere e coesione. È ora di mettere la Svezia al primo posto”.

Secondo Jonas Hinnfors, professore di politica all’Università di Goteborg, sentito dal The Guardian, “un’era è giunta al termine. Non sappiamo ancora l’entità del cambiamento, ma negli ultimi 50/60 anni c’è stato un costante sviluppo verso valori ampiamente liberali nella società, di libertà individuali e diritti delle minoranze, a cui hanno contribuito sia da sinistra, sia destra”. “Qualunque cosa accada ora – ha detto ancora -, a seconda di quanto i Democratici svedese riusciranno a influenzare l’operato del governo, vedremo un ritorno indietro di alcune delle cose che davamo per scontate”.

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