Decreto Aiuti, emendamento del governo per sopprimere la deroga al tetto degli stipendi dei manager

Sembrava andare tutto bene, e invece no. Ieri, nel licenziare il nuovo testo del decreto Aiuti bis, al Senato è stato approvato un emendamento che consente di derogare al tetto degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine, fissato finora a 240 mila euro, permettendo di superare questa soglia.

Draghi
Mario Draghi – lettoquotidiano.it

Una decisione che non è piaciuta soprattutto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che, stando a quanto reso noto da fonti di Palazzo Chigi, ha presentato un contro emendamento alla Camera per la soppressione dell’articolo 41 bis. Se dovesse essere approvato a Montecitorio, il testo dovrebbe tornare al Senato il 20 settembre per la terza lettura. Il decreto dovrà essere convertito in legge entro l’8 ottobre, ma si vuole velocizzare l’iter per poter approvare anche la terza tranche di aiuti per cittadini e imprese.

Decreto Aiuti bis, il governo propone un emendamento per sopprimere la deroga al tetto degli stipendi dei manager

Fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che il governo ha presentato un emendamento al decreto Aiuti bis, appena licenziato al Senato e ora all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, per la soppressione dell’articolo 41 bis, quello che riguarda il trattamento economico delle cariche di vertice delle forze armate, di polizia e delle pubbliche amministrazione, che cancellava in pratica il tetto agli stipendi fissato finora a 240mila euro.

Stando a quanto riportato ancora dalle forze dell’esecutivo, si chiederà di votare l’emendamento fatto salvo che le forze politiche all’unanimità non decidano di approvare l’ordine del giorno che dispone la soppressione dell’articolo nel decreto Aiuti ter.

Ma andiamo con ordine. Ieri è stato approvato dal Senato, dopo il via libera da parte delle commissioni, il testo per la conversione in legge del decreto che prevede la seconda tranche di aiuti per imprese e famiglie colpite dall’emergenza energetica. Dal Ministero dell’Economia, infatti, quasi a sorpresa, è stato inserito un ulteriore emendamento che, come ha ammesso Matteo Renzi, senatore di Italia Viva e candidato del terzo polo, che è stato votato “per evitare che saltasse tutto e saltassero 17 miliardi di aiuti alle famiglie“.

Il tetto allo stipendio dei manager, infatti, era stato messo proprio su proposta dello stesso ex premier e la decisione di sopprimerlo non è stata ben digerito non solo dai sindacati, che hanno chiesto a gran voce di ritornare al testo originale, ma anche dallo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Draghi
Il presidente del Consiglio – lettoquotidiano.it

E quindi la scelta, appunto, di proporre un contro emendamento che, se dovesse essere approvato dall’aula di Montecitorio, dovrebbe tornare per una terza lettura anche al Senato presumibilmente il 20 settembre. Il decreto dovrà essere convertito in legge entro l’8 ottobre, ma dal governo si sta spingendo per far prima per poter dedicarsi all’approvazione del decreto Aiuti ter, atteso in Consiglio dei ministri entro la fine della settimana.

Dl Aiuti bis, governo chiede soppressione deroga al tetto degli stipendi: punzecchiamenti tra Conte e Letta

Il primo ad applaudire la scelta di Draghi sulla proposta di emendamento è stato il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, su Twitter. A stretto giro di posta, la risposta del presidente del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che ha ricordato al leader dem che il suo partito lo aveva votato: “Un bel tacer non fu mai scritto“, ha twittato l’Avvocato del popolo.

La controreplica non è arrivata da Letta, ma dal ministro per il Lavoro, Andrea Orlando, in quota Pd anche lui. “Ci avete messo più di due anni a cambiare i decreti Salvini su nostra pressione – ha ricordato il deputato al suo vecchio alleato di governo -. Noi poche ore per chiedere una correzione a una norma sottovalutata e non voluta da noi. Capisco la campagna elettorale, però…“.

Tornando ai Cinque stelle, ancora nessuna risposta sul fatto in questione, ma una precisione da parte di Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia, che su Facebook ha scritto: “Oggi chi ha votato ‘male’ s’impegna a correggere la norma al più presto. Mi viene da piangere. Questo significa non conoscere la vergogna” e ha ricordato anche che l’emendamento è stato approvato grazie al voto di 77 senatori del Pd, di Forza Italia e di Impegno Civico, mentre si sono astenuti, oltre ai parlamentari pentastellati, anche quelli della Lega e di Fratelli d’Italia.

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