Avanti la controffensiva ucraina. Zelensky: “Abbiamo ripreso oltre mille km di territorio”

Volodymyr Zelensky ha parlato nelle ultime ore, con parole importanti per la controffensiva ucraina. Il presidente annuncia i numeri della controffensiva e non sono affatto banali, ma fanno capire le dimensioni di una guerra che è destinata a durare ancora a lungo. Intanto, arrivano aggiornamenti sulle condizioni di Mattia Sorbi: per fortuna sta bene. Gli ultimi aggiornamenti sul gas e sulla crisi energetica.

Zelensky
Volodymyr Zelensky – lettoquotidiano.it

L’Ucraina non resta a guardare nella guerra con la Russia. E non è affatto cosa scontata, visto come è iniziato il conflitto dal 24 febbraio, con Vladimir Putin a invadere e gli assaliti a resistere strenuamente, pur perdendo diversi territori. Kiev è intenzionata a chiedere centinaia di miliardi di risarcimenti al Cremlino, per danni che sono già definiti incalcolabili sotto il punto di vista umano e ambientale. Intanto, arrivano aggiornamenti anche sulle condizioni di Mattia Sorbi: il reporter ora sta bene, ma che spavento. Tutti gli ultimi aggiornamenti sulla guerra in corso.

La controffensiva dell’Ucraina va avanti: le ultime dichiarazioni di Zelensky

L’Ucraina non ha alcuna intenzione di desistere nella guerra contro la Russia, anzi, negli ultimi giorni la situazione sembra essere decisamente cambiata, e a ragione, visti i recenti risultati delle truppe del Cremlino e le perdite che hanno fatto registrare in guerra. Zelensky e i suoi uomini, invece, hanno preso forza, anche grazie agli aiuti arrivati dall’Occidente e alla resilienza degli assaliti.

Ne ha parlato direttamente Volodymyr Zelensky nel suo consueto discorso di ieri sera, annunciando che le truppe ucraine hanno riconquistato, a dispetto della Russia, più di mille chilometri quadrati di territorio dall’inizio di settembre. Le parole del presidente hanno un sottofondo di orgoglio e resistenza: “Nell’ambito delle operazioni di difesa in corso, i nostri eroi hanno già liberato decine di insediamenti”, in cui il termine ‘eroi’ non è di certo casuale. E poi continua: “In tutto, dal primo settembre sono stati liberati più di mille chilometri quadrati del nostro territorio”, ha aggiunto. Parole importantissime nell’ambito della guerra e che hanno seguito la conferma che le truppe ucraine avevano riconquistato anche la città di Balakliya nella regione di Kharkiv, una delle zone più assediate, subito conquistata dai russi e ora oggetto della controffensiva.

Sorbi
Mattia Sorbi – lettoquotidiano.it

Uno Zelensky che nelle ultime ore si è esposto anche sul tema della difesa delle donne ucraine, attraverso il suo profilo Twitter. E non sono di certo annunci banali, visto come era iniziata la guerra e le accuse che, quasi da subito, sono state rivolte alla Russia circa il trattamento riservato proprio alle donne e ai civili.

E dall’Ucraina è arrivato anche un altro annuncio importante: la richiesta alla Russia di più di 300 miliardi di euro di risarcimenti per i danni causati dalle sue truppe nell’invasione del suo Paese. Stavolta la voce che lo annuncia è quella Denys Maliuska, il ministro della Giustizia ucraino. Ecco le sue dichiarazioni durante un’intervista al quotidiano tedesco “Waz”: “Il nostro obiettivo è arrivare a una risoluzione in una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a ottobre: si getteranno le basi per un meccanismo internazionale di indennizzi”.

Parole che poi inasprisce con vigore e fermezza: “Quello che vogliamo è un risarcimento per tutti i danni che la Russia ha fatto in Ucraina, attraverso la sua guerra di aggressione. I danni che sono stati causati dalla distruzione di infrastrutture, edifici residenziali o industrie ammontano al momento a oltre 300 miliardi di euro. Le accuse che vengono addossate alla Russia dal Ministero della Giustizia ucraino riguardano “danni ambientali” e “danni personali inflitti alle vittime di guerra”. Perdite che dal Paese assalito sono giustamente definite come incalcolabili.

Cifre da restituire che l’Ucraina ha già pensato da quale fonte potrebbero essere attinte. Kiev, infatti, ha già chiesto l’accesso a quest’importo, buttando gli occhi sulle riserve della banca centrale russa. Riserve che sono state congelate dai paesi del G7. La loro tesi mira a evidenziare che i beni di società statali russe come Gazprom o Rosneft dovrebbero tutte confluire in uno stesso fondo, e allo stesso tempo anche il denaro che arriva dai conti degli oligarchi russi e dai beni che gli sono stati sequestrati poco dopo il 24 febbraio e lo scoppio del conflitto.

Ma ora torniamo a parlare dell’argomento principale e, quindi della controffensiva degli assaliti, definendone in maniera più approfondita i numeri e i contorni. Intanto, siamo ancora nel sud del Paese, proprio lì dove ci sono stati i primi spiragli e dove sta proseguendo. Il Comando operativo meridionale dell’esercito ucraino, secondo quanto ha riferito “Ukrinform”, ha rivelato che nelle ultime 24 ore l’esercito russo ha riportato perdite pesanti. Nello specifico, ieri sono stati eliminati 59 soldati nemici, anche definiti da loro “invasori” ed è stata distrutta una grande quantità di equipaggiamenti militari. E allo stesso tempo un ponte e due depositi di munizioni.

Il Comando operativo ha scritto direttamente: “La situazione nella zona operativa meridionale rimane complicata, ma sotto il controllo delle nostre Forze di Difesa”. Andando ancora più nel dettaglio, le truppe ucraine sono anche riuscite a distruggere tre sistemi di lanciarazzi Uragan delle forze del Cremlino, due cannoni Pion, un obice Msta-S, tre pezzi di artiglieria e un carro armato -72.

Mattia Sorbi, reporter italiano a Kherson ora sta bene: la ricostruzione dei fatti

Ora parliamo di un fatto che ci riguarda ancor più da vicino, dato che a essere protagonista e vittima (ma per fortuna senza aver incontrato la morte) è un italiano. Stiamo parlando di Mattia Sorbi, giornalista freelance in Ucraina. Nelle ultime ore, il report, nostro connazionale, è rimasto ferito dall’esplosione di una mina che ha colpito l’auto su cui viaggiava. Uno spostamento rischioso che serviva per raccontare direttamente dalla prima linea cosa stava succedendo nel sud dell’Ucraina e la controffensiva delle truppe di Zelensky.

Per fortuna, Mattia Sorbi è rimasto solo ferito, mentre il suo autista è morto sul colpo. Il Ministero della Difesa russo, comunque, si è esposto sul tema, stabilendo che i suoi soldati gli hanno fornito le prime cure per poi trasportarlo in “un’unità di rianimazione”, in una struttura sotto il loro controllo.

Sorbi ha riportato “ferite multiple da schegge”. Il giornalista freelance ha dovuto sottoporsi a un’operazione e ora si trova ancora ricoverato, ma le sue condizioni sono comunque stabili. E ha anche rassicurato tutti, come potete vedere dalla sua foto nel letto d’ospedale che abbiamo piazzato poco sopra. Mosca, inoltre, è stata la prima a diffondere le sue immagini proprio in ospedale e senza data. Sorbi è sofferente, ma ha raccontato con le poche forze rimaste cosa è successo: “Abbiamo preso un taxi e siamo andati a Oleksandrivka. Ci avevano detto che era sicura”. Si tratta di una città a sud, a circa 40 chilometri da Kherson.

Sulla questione, che comunque nelle ultime ore ha acquisito rilevanza internazionale, si è esposto anche Kiev. L’Ucraina ha sottolineato, infatti, come Sorbi, prima di essersi ferito a causa di una mina, mentre si trovava vicino Kherson, nel sud dell’Ucraina, non si era recato sul posto tramite “personale militare” di Kiev. E a differenza di quanto dichiarato da Sorbi stesso, proprio l’Ucraina aveva cercato di dissuaderlo dall’attraversare “la linea di contatto di combattimento senza coordinamento e in un luogo non specificato”. O almeno così sostengono.

Il tutto è stato specificato da una nota su Facebook del Centro per le comunicazioni strategiche e la sicurezza delle informazioni di Kiev. L’Ucraina, poi, sottolinea anche un dettaglio non da poco, sicuramente non per loro: Sorbi aveva lavorato per il canale televisivo del Ministero della Difesa russo, Zvezda. Secondo il Centro per le comunicazioni, quindi, Sorbi avrebbe potuto stringere accordi con i russi.

Torniamo, però, ancora al pensiero e alle dichiarazioni dell’italiano. Infatti, poi, ha tranquillizzato tutti, spiegando anche la situazione via Facebook: Sto bene e sono al sicuro. Purtroppo ci sono difficoltà di comunicazione in Ucraina e ciò mi ha impedito di essere online come faccio abitualmente. Con ogni probabilità, ancora per qualche giorno sarà così, ma l’importante è non avere problemi”.

Di Sorbi comunque non si avevano più notizie dagli ultimi giorni di agosto, probabilmente il 31. Anche la Farnesina ha aggiornato sulla situazione, dicendo di essere in contatto costante con il giornalista, vittima di incidente. Nello specifico, ha sottolineato che è curato e che a loro sono arrivate notizie positive sul suo stato di salute. Non ha capacità e copertura per comunicare, ma ha un contatto libero. E annunciano: “Stiamo lavorando per farlo rientrare, in sicurezza, in Italia appena possibile”. Mosca, anche su questo, accusa l’Ucraina: “Si è trattato di una provocazione dell’intelligence di Kiev per accusare la Russia”.

E su Sorbi si è esposto anche pubblicamente Enrico Letta. Il leader del Partito Democratico, nel pieno di una campagna elettorale difficile e che vede il centro-destra in vantaggio (soprattutto con Giorgia Meloni) si è fatto sentire attraverso un post su Twitter.

E proprio da Kiev, i capi di imputazione alle truppe del Cremlino non finiscono, anzi, si fanno sempre più gravi. Infatti, nelle ultime ore le accuse di filtrazioni dei civili, che costituiscono già per sé una questione gravissima sotto il profilo delle violazioni dei diritti di guerra, sono state raggiunte da un’altra questione altrettanto importante. L’accusa, infatti, è costituita dal fatto che i russi usino la popolazione locale, e quindi ucraina, come “scudo umano” in alcune zone del sud dell’Ucraina, a Kherson e nei territori cruciali della controffensiva. A riferirlo su Facebook è stato lo Stato maggiore delle forze armate di Kiev, e la notizia è stata ripresa dall’Unian.

Si può leggere direttamente: “In relazione all’offensiva delle nostre truppe, in alcune aree della regione di Kherson, le unità delle forze armate della Federazione Russa stanno passando alle tattiche di azioni terroristiche contro i civili della popolazione locale”. E poi ancora: “Secondo quanto sappiamo, in particolare, nel villaggio di Bolshaya Aleksandrovka, gli invasori stanno usando la popolazione locale come scudo umano. L’insediamento è chiuso all’ingresso e all’uscita”. Un’accusa gravissima che non può restare inascoltata e che sicuramente sarà approfondita nelle prossime  ore, come quella sulla demografia.

Ora passiamo alla questione energetica e, per forza di cose, ci spostiamo nel cuore dell’Europa e, quindi, in Francia. A tal proposito, ha parlato Bruno Le Maire, personalità molto importante nel paese transalpino, dato che si tratta del ministro dell’Economia di Macron. Le sue dichiarazioni sono decise contro il Cremlino: “Siamo fermi nell’attuazione di forti sanzioni contro la Russia. Oggi voglio dirlo con chiarezza – e smentendo le recenti prese di posizione di Putin -: le sanzioni europee contro la Russia funzionano. Le Maire esplica la sua tesi con motivazioni più che credibili: “La Russia sta affrontando una grave recessione di oltre 4%, un alto livello dell’inflazione di oltre il 14% e con difficoltà che possiamo definire gravi nella catena di approvvigionamento”. Le dichiarazioni di Le Maire sono arrivate dal suo sbarco all’Eurogruppo a Praga durante un punto stampa con il suo omologo tedesco, Christian Lindner.

Oggi le notizie che arrivano sul prezzo del gas, intanto, sono un po’ più rassicuranti, anche se non si può dire lo stesso se si inseriscono sul piano globale della situazione energetica e dei rincari conseguenti che avremo in Italia e in Europa. Il prezzo del gas ha avuto, infatti, un avvio in calo nella giornata di oggi, nonostante il rinvio della decisione del price cap da parte dell’Ue. Se ne riparlerà a ottobre, e non nell’immediato, per la gioia di Vladimir Putin. Intanto, ad Amsterdam le quotazioni sono scese a 219 euro al megawattora con una flessione dello 0,7%.

Un nuovo annuncio a riguardo è arrivato dall’Estonia, attraverso la ministra estone per gli Affari economici e le infrastrutture Riina Sikkut. In occasione del consiglio straordinario Energia, appuntamento importante che ha come sede e scenario Bruxelles, Sikkut ha detto chiaramente: “L’Estonia supporta un price cap al gas russo più basso possibile”. E poi ha tuonato: “E’ un ricatto, contro cui dobbiamo essere uniti”. Ha confermato inoltre come la scelta di adottare un tetto al prezzo del gas potrebbe essere quella corretta: “Dobbiamo pensare a un intervento può essere un price cap, ma bisogna renderlo accettabile”. Vedremo, quindi, cosa faranno i leader dei massimi paesi europei a riguardo, con la certezza che qualcosa bisognerà decidere e velocemente a riguardo per arginare i ricatti dei russi e in una guerra che si prospetta sempre più lunga e difficile. Anche perché Putin non sembra avere alcuna voglia di retrocedere, anche sotto il punto di vista della barbarie umana.

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