Cosa faranno i politici non ricandidati dopo le elezioni del 25 settembre

Da Renato Brunetta a Pier Luigi Bersani, da Federico D’Incà a Renata Polverini: cosa faranno i politici, ministri o semplici, si fa per dire, parlamentari che non sono riusciti per scelta loro o di qualcun altro (leggasi partito) a trovare un posto nelle liste per le elezioni del 25 settembre?

Brunetta
Renato Brunetta – lettoquotidiano.it

Tra abbandoni della politica in senso stretto e nuovi impegni per farla in altro modo, e quindi non dai banchi di Palazzo Madama e Montecitorio, i futuri disoccupati si dividono tra cattedre, nocino, studi di avvocati. Ma c’è anche chi, in effetti, si godrà la pensione e chi ancora non ha deciso come farà con tutto il tempo libero che da ottobre avrà a disposizione.

Dal ritorno in cattedra di Brunetta all’indecisione di Dadone, cosa faranno i politici non ricandidati dopo le elezioni del 25 settembre

Ufficialmente, la diciottesima legislatura finirà il 12 ottobre, e da allora molti dei parlamentari che per oltre quattro anni hanno occupato i banchi di Camera e Senato – alcuni anche dei vari ministeri sparsi per tutta Roma – torneranno alla vita di sempre.

I posti, ora, in Parlamento sono più di un terzo in meno: da 945, si passerà dopo il 25 settembre a 600. E quindi, chi per scelta sua personale, chi per scelta dei partiti, o dei leader, non potranno tornare a sedere tra gli scranni del potere. A loro, probabilmente, all’indomani delle consultazioni, se ne aggiungeranno altri, magari di meno illustri. Ma sono tanti anche quelli che si dovranno reinventare.

Per esempio, Renato Brunetta. Lasciata Forza Italia all’indomani del non voto di fiducia al governo di Mario Draghi, di cui lui faceva parte in veste di ministro per la Pubblica amministrazione. Il cammino nelle istituzioni è iniziato con il Partito socialista, durante la prima Repubblica, poi è passato con Silvio Berlusconi. È giornalista, ma lasciata la politica tornerà a insegnare Economia del lavoro a Tor Vergata – è in aspettativa dal 1999, quando è entrato per la prima volta al Parlamento europeo. Il centrista (ora) è l’unico che ha tradito le sue emozioni e al Forum Ambrosetti di Cernobbio si è messo a piangere.

In realtà, vedrà comunque i lavori da vicino, considerato che il presidente del Consiglio gli ha affidato il ruolo di presidente della fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità. E quindi sì, resterà a disposizione del Paese, ha detto.

Tra chi guarderà da una posizione privilegiata c’è anche Federico D’Incà, corregionale di Brunetta e anche lui membro dell’esecutivo in qualità di ministro per i Rapporti con il Parlamento. Tra le analogie con l’ex forzista c’è anche quella di aver lasciato il partito di cui faceva parte dopo che si sono voltate le spalle a Draghi, la differenza è che D’Incà ha lasciato il MoVimento 5 stelle, con cui comunque non avrebbe più potuto candidarsi, per approdare nel centrosinistra, che lo ha comunque lasciato fuori.

La politica non si esaurisce con gli incarichi istituzionali – ha detto -. Continuerò a impegnarmi sui temi dell’ambiente, sui territori e tra la gente, come sempre”. E quindi tornerà, anche lui, nell’azienda lasciata nel 2013 in cui faceva l’analista di sistema con un bagaglio di esperienze straordinario e dopo aver ottenuto, a dir suo, “risultati di cui vado fiero, per questo non ho alcun rimpianto”.

Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili, già sapeva che non si sarebbe più potuta candidare con i Cinque stelle una volta terminata la legislatura, dal 12 ottobre potrebbe terminare il suo praticantato come avvocato, oppure non si sa. Sicuramente l’idea di far arrivare tra Palazzo Madama e Montecitorio il marito, Ergys Haxhiu, non è andata come sperava: il voto delle parlamentarie ha, infatti, bocciato la sua scalata al potere.

Quanto all’attuale presidente della Camera, Roberto Fico, be’, come già detto dal numero uno pentastellato, Giuseppe Conte, nonostante abbia esaurito i due mandati, servirà comunque, per questo continuerà a essere il presidente del comitato di garanzia dei Cinque stelle e rimarrà in politica. Come terza carica dello Stato potrà contare su svariati benefit, bisognerà stare a vedere se accetterà uffici o collaborazioni. Più probabile è che torni nella sua Napoli, dove è riuscito a far eleggere Gaetano Manfredi come sindaco.

Pentastellati in pensione (dopo il doppio mandato) e Bersani pure, i politici che tornano a casa

Tra i tagliati dal vincolo del doppio mandato del MoVimento 5 stelle anche Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia dei due governi presieduti dall’Avvocato del popolo. A fare l’avvocato tornerà anche l’ex Guardasigilli, che si dividerà tra Firenze e Milano assieme ai suoi soci, specializzati nel mondo tech. Quanto a Stefano Buffagni, pure lui fatto fuori dalla regola imposta da Beppe Grillo – per lui solo un mandato parlamentare, ma in precedenza era stato consigliere regionale in Lombardia – tornerà al suo studio milanese di commercialisti.

Bersani
Pierluigi Bersani – lettoquotidiano.it

Chi ha scelto in prima persona di smettere con la politica in senso stretto è sicuramente Pier Luigi Bersani. L’ex segretario del Partito democratico, nato lo stesso giorno del Cavaliere ma nel 1951, stava dentro le istituzioni da quando aveva trent’anni: in pratica ha dedicato tutta la sua vita alla politica, per cui sarà davvero difficile tornare indietro. Si muoverà dietro le quinte, probabilmente, e come lui anche Vasco Errani, ex presidente dell’Emilia-Romagna.

E Luigi Zanda. Il sardo, in Parlamento dal 2003, ha iniziato la sua carriera come portavoce del corregionale Francesco Cossiga e non si staccherà dalla politica, ma si dedicherà di più alla geopolitica e all’economia, oltre che al riassetto dello Stato, ha detto. “L’addio non è stata una decisione sofferta – ha spiegato -, ma sì, nei primi sentirò sicuramente la mancanza del Parlamento e credo che mi resterà la curiosità di capire come funzionerà il Senato e la Camera con meno parlamentari”. Parlamentare una volta, parlamentare sempre.

Il primo sindaco a Cinque stelle, poi fuoriuscito dal movimento, Federico Pizzarotti, doveva essere tra i candidati del terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, poi qualcosa è andato storto. Farà il nocino, la sua nuova passione. Chi non sa, invece, come trascorrerà il suo tempo è Renata Polverini, già capo del sindacato di destra Ugl, già presidente del Lazio, poi parlamentare in quota Forza Italia, ci sta ancora pensando. “Sono appena tornata dalla ferie, è ancora presto per capire il da farsi…”. Va bene, onorevole, ma ci faccia sapere.

Impostazioni privacy