Elezioni 25 settembre, è di nuovo un tutti contro tutti

Carlo Calenda attacca il centrodestra, che attacca il MoVimento 5 stelle (che risponde) e il Partito democratico che, a sua volta, attacca il terzo polo. Gli ultimi giorni prima del voto del 25 settembre sono tornati a essere un ring tra accuse e parole al veleno in cui è quasi difficile trovare il bandolo della matassa.

Tajani Salvini Meloni Fontana Letta Calenda
Antonio Tajani, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Luciano Fontana, Enrico Letta e Carlo Calenda – lettoquotidiano.it

Ma basta andare con ordine per ricostruire la vicenda e capire che, oltre alle critiche gli uni nei confronti degli altri e viceversa, come in un circolo vizioso, la campagna elettorale è fatta anche di proposte. Ed è effettivamente sta a voi scegliere chi ha il programma più convincente per governare, e quindi a chi dare il consenso fra meno di tre settimane.

Dalla legge elettorale al reddito di cittadinanza: in campagna elettorale volano gli stracci

Dalla Sardegna a Milano passando per la Toscana e anche la Calabria. I leader dei partiti (e non solo) che si presenteranno alle elezioni del 25 settembre sono impegnati nei tour elettorali in tutta Italia. Dai palchi montati ad hoc per i loro comizi ai salotti televisivi e radiofonici non smettono di mandarsi bordate. È un tutti contro tutti che, per capirci qualcosa, si deve ricostruire almeno per temi, e quindi iniziamo.

LEGGE ELETTORALE Le schermaglie sul Rosatellum, ovvero la legge elettorale, sono iniziate con le dichiarazioni del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che è detto che è la peggiore che si sia mai vista in Italia. La risposta della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, non è tardata ad arrivare: “È stata scritta e imposta dal Pd“, ha scritto su Twitter.

Posizione ribadita anche dal numero uno della Lega e alleato di FdI, Matteo Salvini. “Per lui, il meccanismo presenta un rischio anti democratico? L’ha fatta il Pd, non io. Quando votano, i cittadini hanno sempre ragione“, ha dichiarato a Mattino 5, salvo poi sferrare un ulteriore attacco al centrosinistra, nervoso a dire del leader del Carroccio, “perché i dati dicono che il centrodestra è in vantaggio di 15 punti“.

Su Rtl, stamattina, la replica del leader dem. Non è vero che la legge elettorale è stata scelta dal Pd, meglio: “La impose Renzi pensando di prendersi il 70% del Parlamento“, ha detto. Di tempo per cambiare le cose, però, ce n’è stato, Letta però ha spiegato che, anche a causa del taglio dei parlamentari, erano necessario cambiarla, facendo equilibrare le cose. “Abbiamo tentato – ha ribadito -. Non ce lo hanno permesso“.

A difendere il fondatore di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio ci hanno pensato i suoi, in primis la capogruppo alla Camera ed ex ministra, Maria Elena Boschi, che, in un post su Facebook, ha scritto che Letta “purtroppo dice il falso“, perché “la legge elettorale su cui il governo Renzi ha messo la fiducia era l’Italicum con ballottaggio“. Boschi ha poi ricordato le tappe che hanno portato all’approvazione del Rosatellum, come il fatto che la “fiducia fu messa dal governo Gentiloni“.

TAGLIO DEI PARLAMENTARI – Nel suo intervento in radio, il segretario del Partito democratico ha parlato anche del taglio dei seggi in Parlamento, specificando che è stato un errore, ma che la colpa non è sua perché “sono arrivato da un anno e mezzo“.

Su quest’argomento è intervenuto, invece, l’alleato di Matteo Renzi, Carlo Calenda. Su Twitter (sia mai), il frontman del terzo polo ha scritto che il taglio dei parlamentari, il Pd, lo ha votato “per sudditanza morale e culturale ai Cinque stelle, e poi non avete fatto nulla. Non prendere in giro gli elettori“.

VOTO UTILE – La polemica tra Azione e il Pd si è accesa anche per quanto riguarda il cosiddetto voto utile, più volte richiamato da Letta per arginare il centrodestra. L’europarlamentare ed ex candidato sindaco di Roma, da Piombino, ha dichiarato che per lui “è quello che fa accadere cose che fanno bene al Paese, il resto è voto inutile“. “Anche senza 5Stelle il Pd con Fratoianni e Bonelli il rigassificatore non lo fa – ha aggiunto -. La destra se va al governo la nave rigassificatrice non lo fanno perché a Piombino c’è un sindaco di centrodestra contrario“.

Di diverso avviso, invece, il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani. “Carlo Calenda è ossessionato da FI. Racconta balle, come suo costume. Ha capito, come tutti gli italiani, che il voto per lui è un voto sprecato. Si agita perché sa di essere condannato all’irrilevanza politica, anche all’opposizione. Noi saremo al governo“, ha scritto in un tweet.

REDDITO DI CITTADINANZA – Un ulteriore attacco al Pd è poi arrivato da Renzi, che ha spiegato in un evento a Milano come il suo vecchio partito voglia fare “un passo indietro clamoroso” sullo Jobs Act. Oggi, invece, “Letta dice ‘difenderemo il reddito di cittadinanza’, su cui il Pd non solo ha votato contro, ma ha fatto anche ostruzionismo“, ha detto ancora il leader di Italia Viva.

Conte
Giuseppe Conte – lettoquotidiano.it

E sul tema sono volati stracci anche tra Meloni e il presidente del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Intervistata da Bruno Vespa a Porta a porta, la probabile prima presidente del Consiglio donna ha detto che è per l’abolizione: “Lo dico chiaramente, serve assistenza per chi non può lavorare, per chi può ci sono i centri per l’impiego. Abbiamo anche il fondo sociale europeo per formare le persone“, ha dichiarato.

E quindi la replica dell’Avvocato del popolo. “Meloni da anni guadagna 500 euro al giorno pagati dai cittadini. Oggi vuole togliere 500 euro al mese del reddito di cittadinanza. Vuole la guerra civile?“, ha chiesto retoricamente parlando a Rainews24. Sul termine guerra civile Conte ha insistito: “Sto semplicemente prevedendo cosa accadrebbe, come reagirebbe la gente togliendo il reddito di cittadinanza“. Che poi ha anche attaccato la leader di Fratelli d’Italia dicendo che “ha paura di governare” perché il suo partito “non ha una classe dirigente adeguata“.

Elezioni 25 settembre, il presidenzialismo al centro del dibattito

Ma sono anche altri i temi dibattuti oggi in campagna elettorale. Per esempio il presidenzialismo, proposto dal centrodestra, ma non voluto dalle altre forze politiche, in particolare dal Pd e dai pentastellati.

OPPOSIZIONE AL CENTRODESTRA – Se ieri, infatti, durante il suo discorso ai candidati, Letta aveva parlato di un pericolo se dovesse governare la destra, oggi ha preferito fare un piccolo dietrofront, spiegando come “la democrazia non è a rischio” perché il “nostro sistema regge e reggerà. Sono gli italiani che scelgono“.

Certo, se dovesse vincere la coalizione di Meloni, Salvini e Silvio Berlusconi non tornerà Mario Draghi. “È una balla perché il voto conta e se il Parlamento venisse egemonizzato dalla destra, poi non si può tornare indietro“, ha dichiarato ancora Letta. Possono litigare sì, ma la maggioranza è loro.

Calenda e Renzi con cinque senatori su 200 non è che possono fare più di tanto. Stessa cosa anche per noi, se perdessimo le elezioni e prendessimo 40, 50 senatori su 200 non è che noi poi andiamo al governo“, ha ribadito il segretario dem. Da Italia Viva, e quindi dall’ex sindaco di Firenze, però, è arrivato un attacco a Meloni che “è pericolosa e non perché è fascista, ma perché ha un programma che manda all’aria i conti, li sbudella tutti“.

PRESIDENZIALISMO – E a proposito di programma, in quello del centrodestra, dicevamo, c’è il presidenzialismo. Letta ha detto di essere contro, non perché è un pericolo per la democrazia (ancora), ma perché “dare tutto il potere a una persona è sbagliato, non è un modo per risolvere i problemi“. Secondo il leader dem, attuare una riforma in senso presidenzialista “sarebbe uno stravolgimento della Costituzione“, a cui il suo partito si opporrà.

Dal palco di Cagliari, ha spiegato anche cosa intende fare il Pd per riforma la nostra Carta costituzionale. “Se vinceremo, anche noi vorremo discutere di riforme della Costituzione assieme agli altri, ma le nostre saranno riforme delle parti non centrali della Costituzione. E lo faremo anche dall’opposizione. La Carta nella sua parte centrale va salvaguardata per quello che è perché funziona“.

Per Conte, invece, “Sul presidenzialismo” il centrodestra “non ha proprio le idee chiare“, ha dichiarato da Milano. Secondo Conte, si deve ragionare bene su quello che si vuole, perché ci sono tanti modelli, tutti diversi a cui ci si può ispirare, ma che non vanno bene per la “nostra tradizione parlamentare completamente diversa, qualsiasi sistema richiede pesi e contrappesi“, ha concluso l’ex premier.

SANZIONI ALLA RUSSIA E PAROLE DI PUTIN – Uno dei temi più centrali rimane, però, quello sulle sanzioni alla Russia, con il leader del Carroccio che rimane il più scettico sulla loro efficacia, specie dopo l’attacco di Vladimir Putin. Dal centrodestra, arrivano le parole di Berlusconi che, in un’intervista ad Avvenire, ha precisato come Forza Italia sia “una forza politica rigorosamente europeista e atlantica” per cui non permetteranno che si “venga meno a questi principi“. “Ma non credo sia questo il caso della Lega“, ha specificato chiarendo poi che i due schieramenti non si uniranno mai.

Per Letta, “le sanzioni vanno assolutamente mantenute, è il segno che stanno funzionando“. Mentre le dichiarazioni dell’oligarca russo non sono che un “attacco contro l’Italia e l’Unione europea, un ricatto” a cui si deve rispondere “con tutta la nostra forza e determinazione“.

Calenda, invece, ha raccolto l’assist per attaccare i forzisti e la Lega che, a suo dire, “sono tornati alla posizione ‘Arrendiamoci a Putin’. Non è un caso che accada proprio mentre la Russia mette nel mirino l’Italia e che questi due partiti abbiano fatto cadere Draghi. Altro che popolari e liberali. Russia unita“, ha scritto su Twitter il frontman del terzo polo che ha anche attaccato Conte sullo stesso argomento.

In conclusione, per ora, il segretario dem sferza l’ultimo attacco anche ai vecchi alleati dei Cinque stelle. “Le politiche della destra italiana copiano Trump: sul negazionismo climatico dicono le stesse cose. Ma mi ha colpito anche me che Trump sostenesse il M5s. Segno che M5s tanto di sinistra non è“.

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