Caro energia, balzo del prezzo del gas dopo la chiusura di Nord Stream 1

Il prezzo del gas continua a essere un problema. Oggi, le quotazioni alla Borsa di Amsterdam sono salite a 275 euro al megawattora, salvo poi stabilizzarsi sui 260 euro. L’effetto del balzo, che segna un nuovo record, è dovuto principalmente all’annuncio della chiusura del gasdotto Nord Stream 1.

Gazprom
La torre aziendale del Lakhta Center, sede della società energetica russa Gazprom, a San Pietroburgo – lettoquotidiano.it

L’Unione europea, intanto, lavora per mettere un tetto al prezzo del gas, ma se non dovesse arrivare le quotazioni potrebbero salire ulteriormente. Ad aumentare è anche il costo del petrolio, con un problema da risolvere anche per la Russia di Vladimir Putin se l’Opec+ decidesse di tagliare la produzione. C’è una novità positiva, però: dall’Iran si sono detti disponibili a fornire l’energia e i carburanti ai paesi europei a patto che si ridiscuta del nucleare e si tolgano le sanzioni a Teheran.

Caro energia, nuovo balzo record del prezzo del gas. L’Unione europea corre ai ripari

Nessuno ha mai creduto che la chiusura a tempo indefinito del gasdotto Nord Stream 1, che fornisce energia all’Europa dalla Russia passando per la Germania, annunciato venerdì dalla società Gazprom fosse qualcosa da sottovalutare.

Piuttosto si è cercato di capire il motivo di questa scelta. Ufficialmente: lo stop agli impianti fa parte dei periodici controlli di manutenzione del periodo estivo (che prima, tra l’altro, doveva durare solo tre giorni). In pratica: la decisione è stata presa perché, poco prima, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva annunciato che, per combattere l’emergenza energetica, si sarebbe messo un tetto al prezzo del gas.

Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen – lettoquotidiano.it

Ecco, sia la chiusura, sia l’annuncio della politica tedesca giocano un ruolo fondamentale nel balzo record dei costi del gas sul mercato europeo. Stamattina, le quotazioni hanno aperto in netto rialzo, con l’indice Ttf (Title Transfer Facility) alla Borsa di Amsterdam – perché in Olanda c’è la sede del mercato virtuale -, che è schizzato fino a 275 euro al megawattora. L’indice si è poi assestato sui 260 euro, ma le cose potrebbero cambiare ancora in giornata, e nel futuro prossimo.

Gli investitori, infatti, hanno reagito così alla decisione di Gazprom (punto 1), ma ancora di più potrebbero considerare un segnale di debolezza, così come di totale dipendenza dal gas russo, se da Bruxelles non si dovesse fare seguito alle minacce di un’introduzione del price cap (punto 2). Solo settimana scorsa, per esempio, dopo i primi annunci, il prezzo era sceso da 330 euro al megawattora fino ai 220 di venerdì in chiusura. Anche per questo motivo, se l’Unione europea continuasse a muoversi compatta dando una risposta che somiglierebbe al “whatever it takes” di draghiana memoria, il costo diminuirebbe.

E quindi venerdì 9 settembre, nel consiglio dei ministri dell’Energia dell’Ue, tra cui c’è anche il nostro Roberto Cingolani, si discuterà anche del tetto ai prezzi del gas e delle possibili linee di credito d’emergenza per gli operatori del mercato energetico. Non solo, però. Nella bozza del documento della presidenza ceca, visionato dall’Ansa, tra le opzioni ci sono anche “limitare temporaneamente il prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica“, “limitare temporaneamente il prezzo del gas importato“, ed “esclusione temporanea della produzione di energia elettrica da gas dall’ordine di merito e determinazione del prezzo sul mercato elettrico“.

Caro energia e petrolio, l’Iran in soccorso dell’Europa: “Possiamo fornire noi il gas”

Un ulteriore assist, quindi un aiuto per il caro energia, potrebbe arrivare dall’Iran. Secondo quanto riporta l’agenzia Mehr, il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kahani, avrebbe aperto a una via per soddisfare i bisogni energetici dell’Europa se sarà rilanciato il patto sul nucleare del 2015 e se verranno rimosse le sanzioni contro il Paese mediorientale.

La Repubblica islamica dell’Iran è uno dei Paesi più importanti per la fornitura di energia di cui hanno bisogno vari Paesi nel mondo“, ha sottolineato Kanani aggiungendo che “l’Iran ha mantenuto la sua presenza nel mercato dell’energia nonostante sia all’ombra delle più dure sanzioni“.

A questo punto entrerebbe in gioco anche l’Opec+, ovvero l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e alleati tra cui la Russia. Oggi ci sarà una riunione per parlare del taglio della produzione del petrolio, suggerita dall’aumento di offerta in base alla domanda che sta facendo diminuire il costo del greggio: l’intenzione è quella di farlo risalire sopra i 100 dollari.

Dal Cremlino, però, non sono affatto d’accordo, e per la prima volta dopo tanti anni l’alleanza tra i paesi arabi e Vladimir Putin potrebbe vacillare. La vendita di idrocarburi da parte di Mosca, infatti, è al momento il modo migliore per rispondere alle sanzioni economiche contro la Russia da parte dei paesi occidentali, oltre che un modo per continuare a finanziare le operazioni in Ucraina, iniziate il 24 febbraio con l’invasione ai danni di Volodymyr Zelensky e dei suoi connazionali.

Il prezzo del petrolio, intanto, continua a salire e arriva al 2% in più.

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