Da Casini a Calderoli, passando per il senatur Bossi: chi sono i politici più “esperti” candidati alle elezioni

Mentre il MoVimento 5 stelle non ammette deroga alla regola sul vincolo dei due mandati – Parlamento o qualsiasi altro scranno del potere poco importa -, le altre forze politiche, specie quelle del centrodestra, puntano sull’usato garantito.

Casini e Bossi
Pier Ferdinando Casini e Umberto Bossi – lettoquotidiano.it

Da Pier Ferdinando Casini, candidato all’uninominale di Bologna per il Partito democratico, a Roberto Calderoli, autore del Porcellum, della Lega, chi sono i veterani delle due Camere che puntano (ancora) a un’elezione nelle prossime politiche del 25 settembre. L’elenco dei dieci parlamentari con più esperienza che ancora cercano un seggio sicuro tra Palazzo Madama e Montecitorio, compreso di curriculum vitae.

Elezioni 25 settembre: Casini è il record man di anni trascorsi in Parlamento, dopo di lui solo Bossi, il senatur

La partita per le candidature per le prossime politiche del 25 settembre si è conclusa lunedì 22 agosto. Difficile, travagliata, per qualcuno anche litigiosa, ci ha anche regalato delle sorprese, ovvero dei volti nuovi e giovani; per lo più, però, i nomi che si presenteranno per il rinnovo dei due rami del Parlamento sono tutt’altro che inediti. Dal record man Pier Ferdinando Casini a Gianfranco Rotondi, chi sono i dieci veterani che ancora non vogliono abbandonare i luoghi del potere (nazionale).

Il primo, dicevamo, è proprio lui: l’ex presidente della Camera dal 2001 al 2006, Casini, candidato – ora – con il Partito democratico all’uninominale del Senato per il collegio di Bologna, la sua undicesima legislatura se andasse in porto. Sessantanove anni (da compiere), trentanove prestati alla politica, l’ex segretario dell’Udc si è affacciato per la prima volta dalle parti di Roma il 12 luglio 1983, praticamente una vita e una Repubblica fa.

È stato (quasi) tutto nella sua vita: deputato della Democrazia cristiana, alleato di Silvio Berlusconi nel Popolo della Libertà, fondatore di partiti, persino papabile Presidente della Repubblica, il tutto senza mai abbandonare il posto fisso del Parlamento – è passato da Montecitorio a Palazzo Madama ed è sempre stato eletto. Batterlo sarà difficile, non solo per Vittorio Sgarbi, ma anche per il secondo classificato tra gli “esperti”, ovvero Umberto Bossi.

Il senatur, titolo conferito ad honorem quando, il 2 luglio del 1987, ha messo piede per la prima volta al Senato, vanta 31 anni e mezzo in Parlamento. Leghista della prima ora, quindi anche secessionista, Bossi in realtà ha passato più tempo alla Camera, ma ha avuto anche esperienze in Parlamento a Bruxelles e come ministro. Al governo c’è stato sempre con il presidente di Forza Italia: la prima volta nel 2001 (e fino al 2004) come titolare del Ministero delle Riforme istituzionali e la devoluzione, poi dal 2008 al 2011 come ministro per le Riforme per il federalismo. A queste elezioni corre ancora per Montecitorio ed è capolista: se le cose dovessero andare bene, sarebbe la sua nova legislatura.

A completare il podio ci sono tre uomini, tutti di destra. Roberto Calderoli della Lega, capolista nel collegio Lombardia 3 per il Senato, Maurizio Gasparri di FI, candidato anche per lui Palazzo Madama, ma nel collegio di Roma, e Ignazio La Russa, attuale vicepresidente del Senato e membro fondatore di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: correrà sia all’uninominale in Lombardia, sia al proporzionale come capolista.

Oltre alla coalizione, Calderoli, Gasparri e La Russa condividono anche il giorno in cui per la prima volta si sono accomodati tra gli scranni del Parlamento: era il 23 aprile del 1992, e da allora sono passati oltre trent’anni – in cui, chiaro, non hanno mai abbandonato la poltrona, al massimo l’hanno cambiata.

Il leghista è stato ministro dal 2004 al 2006, raccogliendo il testimone del suo segretario di partito, e poi dal 2008 è stato il titolare del Ministero per la semplificazione normativa. Tra le conquiste del medico bergamasco, c’è il Porcellum, la legge elettorale che prende il nome da un appellativo che lui stesso gli diede – “È una porcata” -, dichiarata anche incostituzionale in alcune sue parti dalla Consulta.

Romano e romanista, Gasparri, subito dopo la maturità classica, si è dedicato subito alla politica. Ha fatto il suo ingresso alla Camera con il Movimento sociale italiano (da giovane militava nel Fronte della Gioventù, sempre dell’Msi), e poi è stato riconfermato da Allenza Nazionale. Dopo lo scioglimento del Popolo della Libertà (e del partito di Gianfranco Fini), ha deciso di rimanere con il Cavaliere con cui, per ben due volte, ha governato: è stato sottosegretario al Ministero dell’Interno nel primo governo Berlusconi, e ministro delle Comunicazioni dal 2011 al 2005, in cui ha firmato anche un’importante riforma sul riordino del sistema televisivo.

La carriera di La Russa si discosta di poco rispetto a quella dell’altro senatore. Militanza nel Fronte della Gioventù, poi elezioni alla Camera con l’Msi, discesa in campo con AN e Pdl sono gli ingredienti in comune. Nel 2012, però, dopo la fine dell’esperienza come ministro della Difesa dell’ultimo esecutivo guidato dal presidente del Monza, il vicepresidente del Senato ha fondato assieme a Meloni e Guido Crosetto, come abbiamo già detto, quello che si candida a essere il partito più votato alle prossime politiche. Note particolari: è interista e, qualche giorno fa, è finito sotto accusa perché, nel presenziare l’aula di Palazzo Madama al posto Maria Elisabetta Alberti Casellati, stava sfogliando la Gazzetta dello sport.

Elezioni 25 settembre, nella top ten dei più longevi in Parlamento ci sono solo due donne

La speciale classifica dei parlamentari più parlamentari vede anche la partecipazione di due donne. La prima, e la sesta nella top ten, è Stefania Prestigiacomo. Cinquantasei anni da compiere a dicembre, la siciliana di Siracusa ha fatto il suo ingresso a Montecitorio il 15 aprile del 1994 come candidata forzista. Berlusconi non l’hai mai abbandonato – è stata anche ministra per le Pari opportunità dal 2001 al 2006 e per l’Ambiente dal 2008 al 2011 -, per l’ottava legislatura, invece, e per andare oltre i 28 anni e mezzo di fedeltà alla causa, lascerà Montecitorio e cercherà fortuna come capolista nel collegio plurinominale della Sicilia orientale al Senato.

Prestigiacomo
Stefania Prestigiacomo – lettoquotidiano.it

A poco più di 26 anni è arrivato Giancarlo Giorgetti, attuale ministro dello Sviluppo e vicesegretario federale della Lega, quindi braccio destro di Matteo Salvini. Dal 9 maggio 1996, non ancora trentenne, l’economista è seduto tra i banchi della Camera, e anche oggi si è ricandidato per Montecitorio in Lombardia. La fedeltà, anche per lui, è un marchio di fabbrica.

Il primato, ma non la fedeltà, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri del primo governo guidato da Giuseppe Conte lo condivide con Paolo Russo, forse il meno conosciuto tra questi “esperti” politici. Dopo sei legislature, sempre alla Camera, come candidato di Forza Italia, il medico di Marigliano, vicino a Napoli, è passato tra le fila di Azione seguendo Mara Carfagna, il suo riferimento politico. Per il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, è candidato in diversi collegi plurinominali, e il suo obiettivo, certamente, è quello di arrivare alla settima legislatura, di fila.

La seconda donna in classifica è Emma Bonino. Non la più presente, ma sicuramente quella che c’è da più tempo, la leader di +Europa è stata eletta per la prima volta con i Radicali, a Montecitorio, il 5 luglio del 1976, e poi altre nove volte (due delle quali al Senato). Una particolarità: non ha quasi mai completato la legislatura, motivo per cui è arrivata a soli, si fa per dire, vent’anni in Parlamento. Tuttavia può fregiarsi del titolo di ex commissaria europea (dal 1995 al 1999), e anche quello di ministra: sia per il Commercio internazionale e per le Politiche europee dal 2006 al 2008, sia degli Affari esteri durante il governo del segretario dem, Enrico Letta, che l’ha candidata al Senato come capolista in Piemonte.

A chiudere il cerchio, Gianfranco Rotondi (giustamente). L’attuale vicecapogruppo alla Camera per Forza Italia ha cambiato diversi partiti nel corso della sua esperienza tra Montecitorio (cinque legislature) e Palazzo Madama (solo un’esperienza). Eletto per la prima volta nel 1994 con il Partito popolare italiano, è stato anche ministro senza portafoglio per l’attuazione del programma di governo del quarto esecutivo a guida Berlusconi. Si è candidato per le politiche del 25 settembre al collegio uninominale di Avellino, sua città natale, e vorrebbe portare il computo degli anni in Parlamento a 28 anni.

Tra chi c’è (quasi) sempre stato, mancano all’appello Elio Vito, ex forzista e quasi trent’anni dedicati a essere un deputato – ha lasciato poco prima della caduta del governo di Mario Draghi il partito del Cavaliere perché non ne sposava più la linea -, Paolo Romani, 28 anni di militanza, sette legislature sempre con Forza Italia, che si è chiamato fuori dalla corsa, e Renato Schifani.

Per quanto riguarda l’ex presidente del Senato, il politico di lungo corso ha rinunciato a Palazzo Madama per candidarsi alle regionali della sua Sicilia. È lui, infatti, l’uomo del centrodestra che sfiderà la dem Caterina Chinnici per il ruolo di governatore dell’isola.

Altro, insomma, che la regola del doppio mandato del MoVimento 5 stelle che ha tagliato le gambe e la testa a molti dei contiani. D’altronde, però, mica è colpa loro se il vincolo non è una legge dello Stato, come invece vorrebbe il fondatore dei pentastellati Beppe Grillo.

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