Tra legge elettorale e sondaggi: alcuni candidati già certi di vincere

La corsa alle candidature sta per concludersi per tutti i partiti politici. Alle 20 di oggi, infatti, scadono i termini per la presentazione delle liste nelle varie cancellerie delle Corti d’appello e al tribunale di Aosta. I giochi sono praticamente conclusi dopo giorni roventi di vertici, polemiche e chi più ne ha, più ne metta. Tra la legge elettorale e i sondaggi, tra l’altro, si possono fare delle previsioni verosimili sui candidati che sono quasi certi di avere un posto in Parlamento

Letta Meloni e Tajani
Enrico Letta, Giorgia Meloni e Antonio Tajani – lettoquotidiano.it

Ci sono alcuni collegi in determinate regioni, specie a Palazzo Madama, in cui i candidati delle due più grandi coalizioni di centrodestra e centrosinistra potrebbero già gioire per avere vinto la partita.

Elezioni 25 settembre, in alcune regioni al Senato la partita potrebbe essere già chiusa

I giochi delle liste e delle candidature sono quasi arrivati a conclusione. Manca praticamente pochissimo, infatti, alla chiusura ufficiale per la presentazione delle scelte dei partiti in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.

Sono stati giorni incerti e di polemiche per quasi tutti, anche perché in palio c’era e c’è sempre stato molto più che una semplice candidatura. Complice il taglio del numero dei parlamentari e una legge elettorale piuttosto proibitiva per le coalizioni minori, la scelta dei leader su chi presentare doveva essere fatta con criterio e cercando di considerare molte variabili, una su tutte: quella dei sondaggi.

E quindi, in un incrocio di fattori in campo che tiene conto, appunto, del Rosatellum, ma anche delle proiezioni, ci sono delle partite che hanno già un esito, anche a un mese (o poco più) dalle consultazioni.

Letta
Enrico Letta – lettoquotidiano.it

Soprattutto per quanto riguarda il Senato e in alcune regioni chiave. Infatti, se la soglia di sbarramento, a livello nazionale, per Montecitorio è al 3%, non si può dire lo stesso per Palazzo Madama. Nelle regioni che eleggono meno senatori, le forche caudine dei voti sono anche di sei volte più grandi rispetto a quelle delle Camera. Va da sé, quindi, che se non si arriva a un certo numero di consensi, molte forze politiche vengono estromesse senza appello.

Stando alle simulazioni realizzate dagli analisti, per superare la soglia di sbarramento in Calabria servono percentuali che vanno dal 10 al 15%. La forbice diventa più ampia, invece, in Liguria, in Friuli Venezia Giulia, nelle Marche e in Sardegna, in cui serve il 15-20% per poter essere eletti al Senato; la partita, poi, è ancora più difficile in Umbria e Basilicata, perché per poter avere un seggio bisogna aver preso più del 20% dei voti degli elettori.

In uno scenario del genere, a scontrarsi saranno, verosimilmente e a meno di cataclismi, la coalizione del centrodestra e quella di centrosinistra. Una lotta, in pratica, tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia e il Partito democratico con i suoi alleati in base a come sono state pensate e organizzate le liste dai vari leader.

Elezioni 25 settembre, chi sono i candidati sicuri di essere eletti al Senato

Veniamo ai nomi, però. Perché ci sono. Nelle Marche dovrebbe essere eletto il leghista Mauro Lucentini, capolista nella circoscrizione di Fermo, il secondo slot verrà occupato da uno dei candidati del partito di Meloni, e poi ci sarà Alberto Losacco, commissario regionale del Partito democratico con origini pugliesi. Uno schema che si ripeterebbe in tutte le regioni in cui si eleggono tre senatori: due per la coalizione capitanata da FdI e uno per il Pd, ha detto Giovanni Forti, un sondaggista di YouTrend al Messaggero.

Tra Liguria, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo, saranno eletti Marco Meloni e Michele Fina per i dem, e Antonella Zedda e Marco Dreosto per la coalizione di centrodestra. In uno scenario del genere, quindi, gli elettori dovranno fare i conti con il cosiddetto (e più volte richiamato) voto utile. Sapendo in partenza che la possibilità di vedere il candidato votato dei pentastellati seduto in Parlamento sono pari a zero, il singolo elettore può decidere di sposare la causa, per esempio, di una lista che ha decisamente più chance di essere rappresentata. E il voto si riverserebbe, per forza di cose, anche sulla Camera, considerato che non c’è l’opzione di fare il disgiunto.

Nell’isola, però, le carte potrebbero essere sparigliate perché le proiezioni danno una forte percentuale di voti anche al MoVimento 5 stelle. “C’è un’incognita legata solo a un possibile buon risultato del M5s o del terzo polo nei territori in cui sono più forti – ha spiegato ancora Forti -. Prendiamo la Sardegna, se il movimento supera il 20% ha ottime chance di strappare uno dei seggi proporzionali al Senato“.

Comunque sia, avrà un seggio sicuro pure il leader del Carroccio tra Umbria e Basilicata, che con ogni probabilità cedere la sedia al secondo della lista perché lui è già pluricandidato.

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