Guerra Ucraina-Russia, si lavora a un incontro tra Putin e Zelensky per negoziare la pace

La guerra tra Ucraina e Russia potrebbe essere giunta a un punto di svolta decisivo, quello più atteso dall’Europa e dalla comunità internazionale, qualsiasi sia il punto di vista. Infatti, stando a quanto riportato da fonti turche, il Cremlino avrebbe ammorbidito le sue posizioni e starebbe lavorando a un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per trovare un accordo di pace. Di seguito tutti i dettagli e cosa sta accadendo nelle ultime ore.

Putin
Il presidente russo, Vladimir Putin – lettoquotidiano.it

Le prossime ore potrebbero essere quelle decisive nella storia della guerra tra Russia e Ucraina. Da quel maledetto 24 febbraio tutto è cambiato, ma adesso si potrebbe tornare sui propri passi e cercare un accordo comune, a poco meno di sei mesi dalla fine delle ostilità. E a volerlo, a sorpresa, potrebbe essere proprio Vladimir Putin. Ripercorriamo passo dopo passo cosa potrebbe accadere e le motivazioni che potrebbero aver portato il numero uno russo a questa decisione. Ma il condizionale è ancora d’obbligo.

La guerra tra Russia e Ucraina al punto di svolta: cosa sta succedendo

Le bombe, le stragi, le possibili catastrofi nucleari, la crisi alimentare, i danni, le risorse, l’inflazione e chi più ne ha più ne metta. La guerra, negli ultimi mesi, ha causato problemi enormi, non solo ai diretti interessati, ma a tutti quelli che stavano intorno e l’hanno subita, in un senso o nell’altro. E poi c’è comunque, da un lato, un’Ucraina bombardata e dall’altro una Russia sempre più isolata dal resto del mondo. A livello di brand, economico, per via delle sanzioni. E da soli non si sta mai bene, anche se sei una super potenza a livello globale.

Da febbraio ne sono successe di cose e ci hanno consegnato un’immagine diversa dell’intero pianeta. Una suddivisione in schieramenti, un tuffo nella barbarie e uno nel terrore, senza che nessuno l’abbia richiesto. Che poi sono le armi peggiori che Putin ha dimostrato di poter e saper utilizzare.

Zelensky
Volodymyr Zelensky. il presidente ucraino, in uno dei suoi consueti videomessaggi – lettoquotidiano.it

Ma ora tutto ciò potrebbe finire, o almeno si inizia a intravedere uno spiraglio di pace, che non si poteva chiedere di meglio e sarebbe già una grande cosa per l’umanità. A riportare la notizia, che comunque ancora non ha i crismi dell’ufficialità, è stata la “Cnn turca”, e utilizzando fonti del governo di Ankara.

La Russia sembra vacillare nelle sue convinzioni e nella sua ferma volontà di annientare il nemico, con i paraocchi ben indossati e nessuna ragione altrui da ascoltare. Il Cremlino, infatti, è pronto a lavorare a un vertice tra Vladimir Putin, il presidente russo, e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Un incontro che servirebbe, e questa è una notizia che squarcia le nuvole con un raggio di luce e speranza, a negoziare in maniera diretta un accordo di pace.

Sempre da fonti turche, si apprende poi che Mosca avrebbe man mano cambiato posizione rispetto a un incontro tra i due leader e ammorbidito le sue condizioni per una stretta di mano che faccia cessare la guerra. Andando nel dettaglio rispetto a quanto affermato dalle fonti turche “I presidenti potranno discutere e definire una road map”. E poi sarà la volta delle delegazioni che dovranno mettere in atto questa stessa road map. Una notizia che potrebbe sembrare fin troppo improvvisa rispetto agli eventi che stanno accadendo nelle ultime ore, e cioè dei bombardamenti da ambo le parti che non danno tregua, le offensive, il rischio nucleare e i continui rimpalli di colpe.

Se si analizzano bene fatti e precedenti, però, ci si accorge che in precedenza la Russia aveva fatto intendere che un eventuale incontro tra Putin e Zelensky sarebbe potuto avvenire solo dopo che i due team di negoziatori avessero messo a punto proprio la suddetta road map per far cessare le ostilità.

Un passo che sta avvenendo proprio in queste ore, dato che è in corso a Leopoli l’incontro tra Zelensky e il premier turco, Recep Tayyip Erdogan. E tra i temi c’è proprio l’organizzazione di un incontro diretto tra il presidente ucraino e Putin. Non è comunque l’unico tema caldo di queste ore, visto quello che rappresenta la Turchia nell’export del grano ucraino. Si tornerà, infatti, a fare il punto della situazione, dopo il summit e l’accordo del 22 luglio a Istanbul sulle vie per l’esportazione delle materie prime prodotte dall’Ucraina. E anche questo è un tema che non abbiamo mai sottovalutato, e in cui si sono esposte per prime le Nazioni Unite, in una guerra che si gioca su ogni piano e che ha ricadute enorme sugli equilibri mondiali.

Le possibili ragioni dell’inversione di marcia della Russia

Proprio in questi minuti, è doveroso dunque raccontarvi di un Cremlino ammorbidito circa la sua volontà di trovare un accordo e sulle sue intenzioni di trattative e pace. Ma, proprio per questo, occorre fare un passo indietro e capire da cosa arriviamo, per comprendere quello che potrebbe succedere.

Abbiamo assistito, infatti, a una prima parte di guerra in cui i paesi Nato, l’Ucraina e gran parte del mondo insistevano per far placare le decisioni militari di Putin, in nome di una maggiore diplomazia e di accordi che sarebbero andati bene un po’ a tutti. Anche quando sono avvenuti, però, questi incontri  non hanno mai portato a posizioni modellabili da parte della Russia. Solo aut aut o richieste rigide, che erano sinonimi evidenti di vittoria per il Paese assalitore.

Un Putin che ammorbidisce le sue condizioni difficilmente è, in realtà, un Putin redento e neanche un Putin diverso. E per dimostrarlo basta ricordare anche i depistaggi, le bugie e i complotti messi in atto anche di recente. Le stragi, poi, e i piani devastanti per conquistare definitivamente il Donbass a suon di bombe e danni. Quindi, perché il leader russo dovrebbe fare retromarcia?

Sicuramente, potrebbe incidere una guerra che è drasticamente cambiata dai suoi inizi e dalle sue prospettive della prima ora. Inizialmente, si credeva addirittura che la Russia potesse portare a termine una guerra lampo e mettere tutti ko in poco tempo. Invece no. A distanza di mesi, grazie alla resistenza dell’Ucraina, ma anche per gli aiuti degli alleati occidentali a Zelensky, la partita è apertissima e, anzi, ci sono segnali di ripresa da parte dell’Ucraina.

Pensate a sud, dove la Russia è costretta ad aumentare le sue truppe e dove gli assaliti stanno cercando di recuperare terreno fondamentale e città cruciali nel conflitto. E pensate soprattutto a quanto sta avvenendo in Crimea, e non è un caso se quest’apertura è arrivata non molte ore dopo gli attacchi (non rivendicati del tutto) dell’Ucraina nella penisola.

Si tratta di un territorio annesso alla Russia dal 2014 e che Putin usa per scopi strategici importantissimi. Il presidente russo l’aveva definita addirittura come “terra sacra”, e questo lo scriviamo per farvi comprendere l’importanza che riveste per il Cremlino.

Comunque una Crimea esposta alle armi ucraine vuol dire una Russia molto più debole e che non attacca soltanto, ma che deve anche preparare al meglio la difesa. Anche perché poi c’è la Bielorussia, altro bersaglio sensibile per gli assalitori. E comunque un obiettivo dichiarato degli ucraini è proprio liberare la Crimea, che costituirebbe un danno importantissimo per i russi.

E qui arriviamo al punto. Putin è passato dal conquistare città dopo città, radendo tutto al suolo, a quella che gli analisti definiscono una guerra di stallo. E cioè un conflitto in cui le forze russe stanno avanzando molto lentamente e conquistando al massimo territori non troppo influenti nelle sorti del conflitto. Una vera e propria guerra d’attrito, e non è un vantaggio per Putin, anzi.

Poi c’è tutto il discorso delle milizie perse dai russi. Alcune stime parlavano addirittura di un terzo dell’esercito e questi numeri ora potrebbero essere aumentati ulteriormente, vista la piega presa dal conflitto. Una guerra, quindi, quella in atto, che si sta rivelando più lunga, estenuante e dispendiosa del previsto e con gli eserciti sempre più stanchi. E magari qualcuno a est non l’aveva previsto.

Per ultimo, ma non per importanza, c’è il piano delle risorse. L’Ucraina ha ripreso a esportare grano, anche grazie all’aiuto della Turchia e delle Nazioni Unite, mentre la Russia si è scoperta, mese dopo mese, sempre più sola e depauperata di brand, aziende, marchi e risorse fondamentali in un mondo ormai globalizzato. E qui arriviamo a tutto il discorso del gas e degli europei che hanno trovato nuove vie. Mazzate su mazzate per un Putin che probabilmente non aveva previsto difficoltà di questa grandezza, quando si è imbarcato in una guerra barbara e ideologica allo stesso tempo.

Quindi, il passo verso la pace di Putin non va letto in altro modo se non nell’ottica di un ‘cessate le ostilità’ che a questo punto farebbe comodo un po’ a tutti. Anche a costo di perderci qualcosa a livello di condizioni, rispetto a qualche mese fa. Poi toccherà vedere, in ogni caso, se sarà l’ennesima bugia in arrivo dal Cremlino o se stavolta ci si proverà davvero a stringersi la mano e a trovare un accordo di pace. E scusate se non ci fidiamo, ma è quello che tutto il mondo si augura, prima per umanità e poi per convenienza.

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