Renzi-Calenda, incontro decisivo per il terzo polo. Il leader di IV: “Pronto a un passo indietro”

La partita per la costruzione del terzo polo è ancora aperta, ma ora con una direzione ben precisa e (forse) senza poter tornare indietro. Non questa volta. Nel balletto delle alleanza, l’accordo e poi la separazione netta e pubblica con il Partito Democratico, Carlo Calenda è pronto a unirsi al centro con chi su molte cose la pensa come lui, ma con cui, in egual misura, non sono mancati gli attriti in passato. Il punto sulle prossime ore, quelle decisive.

Renzi e Calenda
Matteo Renzi e Carlo Calenda, leader rispettivamente di Italia Viva e Azione, che potrebbero correre insieme nelle prossime elezioni – lettoquotidiano.it

Non manca molto e il quadro delle alleanze – finalmente – sarà completo. Matteo Renzi e Carlo Calenda si preparano a un altro faccia a faccia in tarda mattinata e potrebbe essere quello decisivo per definire quali saranno gli schieramenti finali che si daranno battaglia a suon di matite e urne per le elezioni. Entrambi i protagonisti hanno parlato nelle ultime ore, e sono dichiarazioni di chi sta per chiudere. Ma guai a darlo per scontato, visto quanto è successo nel recente passato.

Il terzo polo dalla cantina alla luce. Renzi e Calenda pronti a stringersi la mano

Prima sì, poi tutto sotto la sabbia, poi forse. Adesso, è molto probabile. La costruzione del terzo polo, quello che era diventato anche un hashtag di tendenza e poi, per forza di cose, era finito nel dimenticatoio, ora è sempre più vicino a diventare realtà. E non è per nulla cosa scontata nel balletto elettorale in cui il centrodestra ha accumulato tacche e consensi, a tal punto che ora non centrare la vittoria sarebbe un debacle, molto più che una sconfitta.

Giorgia Meloni è sempre più affermata come la front leader che queste elezioni può solo vincerle e, per diventare la prima donna premier, dovrà farlo superando la Lega di Matteo Salvini e anche Silvio Berlusconi con Forza Italia. E non sembra affatto impresa impossibile, visti l’esito degli ultimi sondaggi che la danno in netto vantaggio e con percentuali che si attestano al 23-24%. Non bruscolini, soprattutto considerando quello che sta capitando alla sua sinistra più lontana.

Infatti, il Partito Democratico è stato sedotto e abbandonato. O meglio, ha sedotto ma poi non se n’è fatto nulla e dopo un sì che è un durato il tempo di un bacio sulla guancia. E non potrà essere considerato amore, ma neppure una separazione senza rancore. Perché la scintilla per Carlo Calenda non è mai scoccata e ci ha messo poco a capirlo e far saltare ufficialmente il tavolo. Mentre quel +Europa di Della Vedova e Bonino, che da sempre aveva spinto per l’accordo, con Enrico Letta c’è rimasto e non vuole mollarlo neanche ora che volano gli stracci. O meglio, sono già volati e non senza conseguenze.

Insomma, una frittata da cui si è astenuto Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, proprio mentre Pd e Azione sembravano ormai indissolubili per le prossime elezioni, l’ha detto forte e chiaro: “Correremo da soli”. E, dunque, il punto alla coerenza (almeno per questa volta) va all’ex segretario del Pd, ma i sondaggi comunque non gli danno ragione. Per il momento.

Renzi e Calenda si incontrano in tarda mattinata per definire la possibile alleanza
Carlo Calenda, leader di Azione, che potrebbe unirsi al terzo polo di Matteo Renzi – lettoquotidiano.it

Tornando a noi, la separazione tra Letta e Calenda ha portato, quasi in automatico, all’avvicinamento tra il leader di Azione e Renzi. E qui bisogna aprire una piccola parentesi. Sì, perché parliamo di due personaggi non banali e forse poco adatti per stringere un’alleanza stabile, non ce ne vogliano. Parliamo soprattutto di due leader politici in piena regola che hanno le idee ben chiare e che probabilmente, se la legge elettorale in vigore lo permettesse (e non lo permette, di certo, prima o poi), preferirebbero correre da soli. Ma il Rosatellum, si sa, senza che possa essere evitato, porta a strette di mano e spesso con la molletta sul naso. E poi, se analizziamo il singolo caso, c’è un terzo polo che è sempre più magnetico per la politica italiana e potrebbe esserlo per una miriade di elettori (anche loro) sedotti e abbandonati, o che non si sentono semplicemente rappresentati in questo momento storico, né a destra né a sinistra.

Anche sui social, prima dell’accordo tra Pd e Azione, se n’è parlato molto (nel bene e nel male), e lo si può considerare un bilancino non da poco, in vista del sentimento che ci porterà dritti alle urne il 25 settembre. E Renzi guarda già oltre e a Mario Draghi, ma bisogna arrivarci step by step.

Azione e Italia Viva verso la costruzione del terzo polo: le voci dei protagonisti

Insomma, dopo aver ricostruito lo scenario che ci ha portato fino a qui, con le mani giunte e in attesa, alcuni che boccheggiano per il caldo, altri che imprecano per l’indesiderata pioggia d’agosto, è arrivato il momento di raccontarvi quanto è successo e sta succedendo. Perché, e qui siamo sicuri, sono ore caldissime per il sì definitivo. Anche perché la scadenza del 14 agosto è sempre più vicina e adesso passi indietro a effetto non ne sono ammessi proprio più, che non c’è margine per nient’altro.

Matteo Renzi intanto ci crede, nonostante tutto. Ed è un tutto che racchiude al suo interno una serie di segnali che definire negativi sarebbe riduttivo. Il leader di Italia Viva è sotto il 3% nei sondaggi, è ritenuto uno dei frontman meno affidabili dagli elettori e, fino a qualche giorno fa, nel suo centro largo (o meglio quello che ha in mente, virtuale) c’erano solo lui e pochi altri. Come abitare da soli in una casa a tre piani, che più che comodità diventa schiavitù.

E, quindi, Renzi ci crede e non ha tardato ad affermarlo anche nelle ultime ore, in un’intervista a “La Stampa”. Il numero uno di Italia Viva ha annunciato: “Sono convinto che la partita delle elezioni sia ancora aperta, anche se Letta ha fatto di tutto per chiuderla”. Insomma, una stilettata al Partito Democratico non manca. E poi rincara la dose: “Letta ha fatto una frittata. Potremmo sottrarre voti sia a Forza Italia che al Pd“.

La costituzione del suo progetto per dare un’alternativa concreta al Paese non è in dubbio. Renzi, però, specifica: “Il terzo polo c’è già, ma il vero dubbio è se riusciremo a costruirlo in modo serio e con una squadra più ampia possibile”. Quello che vi scrivevamo qualche riga fa: per funzionare il progetto dell’ex sindaco di Firenze ha bisogno di alleati e di riunire diverse voci, soprattutto quella di Carlo Calenda.

E questa volta, che forse ha imparato la lezione, Renzi non si propone come leader totale e totalizzante della coalizione, anzi si dice pronto a fare un passo indietro, pur mandando avanti Calenda: “Carlo può fare il front runner durante la campagna e noi gli daremo una mano”. Parole che comunque sanno di accordo, per una stretta di mano che è attesa nelle prossime ore e potrebbe dare un nuovo senso alle elezioni e soprattutto potrebbe costituire una fetta significativa dei componenti del prossimo Parlamento. Un nucleo che comunque potrebbe rivelarsi decisivo.

Ma l’accordo tra Renzi e Calenda potrebbe non essere l’ultimo che il leader di Italia Viva vorrebbe spuntare, dopo averlo realizzato. Annuncia, infatti: “L’obiettivo nel breve periodo è riavere Draghi“. E questa non è una sorpresa, visto che l’ex sindaco di Firenze ha detto senza mezzi termini e in diverse occasioni di voler fare fronte compatto attorno al Presidente del Consiglio uscente. Ma lo si può inquadrare anche a livello di strategia politica, dato che i consensi degli italiani per Draghi sono ai massimi storici, anche di più rispetto a quelli per Giorgia Meloni. E non può essere un fattore da non considerare.

Poi aggiunge: “L’obiettivo nel medio periodo è mettere in sicurezza il Paese a livello economico“. La costituzione, ops, la dilatazione del terzo polo è comunque un punto che rende Renzi più ottimista. Infatti, chiosa dicendo: “Potremmo essere decisivi in Parlamento, anche se magari non subito numericamente, e noi ci sappiamo stare. Potremmo spostare gli equilibri”.

L’incontro tra Renzi e Calenda, intanto, è atteso nella tarda mattinata e, quindi, a breve ne sapremo di più. Se le parole del leader di Italia Viva comunque hanno fatto trapelare un certo senso di ottimismo (con tutte le cautele del caso), si può dire lo stesso per il numero uno di Azione. Ma anche con un certo senso di sfinimento.

E ci riferiamo alle dichiarazioni di colui che si era candidato a diventare sindaco di Roma. Ai microfoni di “Rtl 102.5”, il numero uno di Azione ufficializza il vertice con Renzi in tarda mattinata e poi afferma: “Sono stati giorni tumultuosi. Ho imparato che in politica, a differenza delle aziende, non hai chiuso fino a che non hai chiuso. Ora vediamo cosa succederà. Ciò che è importante è che si crei un’alternativa a questa situazione“.  E l’unica alternativa, a questo punto, può essere costituita proprio dalla formazione del terzo polo, per il bipolarismo tra la destra e le diverse voci unite in coro a sinistra e da cui proprio Calenda si è sottratto. Poi annuncia senza mezzi termini: “Oggi decideremo, durante la giornata, ma sono ottimista, questo sì”.

Un’ottimismo che potrebbe presto tradursi in programmi stesi e tre forze (più la mina vagante costituita dal MoVimento 5 Stelle), che potrebbero dividersi – in maniera poco equa, visto gli ultimi sondaggi – i voti degli elettori. E proprio a tal proposito, Calenda con un post su Facebook esprime la sua distanza e, invece, un nuovo senso di sintonia con Italia Viva: “Il Partito Democratico si alleerà con il MoVimento 5 Stelle un minuto dopo le elezioni. Il bipopulismo tornerà perfetto”. E subito dopo si propone, con il terzo polo appunto, come alternativa al trio Meloni-Salvini-Berlusconi (ovviamente) e alla “macedonia”, come lui stessa l’ha definita in passato, costituita dal Partito Democratico. E da cui Renzi ha preso le distanze, ma questa è già storia della politica interna italiana.

E, quindi, Calenda si avvicina all’appuntamento abbottonando lo smoking come chi sa di aver scelto l’amante giusto. Come il dipinto del “Giudizio Universale“, ma come se ora fossero Renzi e lo stesso Calenda a sfiorarsi. Dita vicine che nelle prossime ore potrebbero diventare strette di mano concrete e su punti fondamentali per il bene del Paese.

Con un punto da non sottovalutare: una convergenza su Mario Draghi e sui programmi che gli sono stati stoppati, prima di staccare definitivamente la spina, che potrebbe essere un trait d’union essenziale per portare avanti un’agenda seria e ben definita. Ma prima bisognerà mettere da parte i rancori personali, quelli tra leader divisivi e inossidabili, sotterrare le asce di guerra e guardare oltre, al bene proprio e di chi ci crede. Probabilmente, l’hanno già fatto Matteo e Carlo e oggi suggelleranno un patto, quella terza forza che, sono convinti, potrebbe cambiare il destino delle elezioni e del Parlamento.

E i sondaggi, per ora, non gli danno ragione. Nelle scorse ore, infatti, Calenda ha rinnovato la battaglia contro i sondaggisti sotto l’ombrellone e che davano Azione in netta discesa dopo la rottura con il Partito Democratico. Manca ancora tanto, ma non tantissimo, al 25 settembre, mentre il 14 agosto è sempre più vicino. E quando simboli e liste saranno definiti, sarà tempo di sondaggi più stabili, che Calenda ha già dimostrato di saper smentire. Perché dalla sabbia, quando il mare è caldo e il sole scotta, potrebbe sbucare un terzo polo pronto a succhiare energie e voti agli altri due.

E non è detto che due leader così uguali, nelle loro diversità, non possano risorgere mano nella mano. Di certo, ora, è la scommessa più interessante, proprio quando il centrodestra corre sempre più veloce verso una leadership che, a quaranta giorni dalle elezioni, viene quasi data per scontata. Renzi e Calenda pretendono di smentire anche questo pronostico? O toccherà a Draghi farlo? Domanda a cui oggi non possiamo dare una risposta, ma lo faranno i numeri al momento giusto.

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