Sondaggi politici, perdono Lega e 5 Stelle. Mattarella è il più affidabile

Passata la crisi, caduta del governo Draghi somatizzata e sciolte le Camere, è tempo di pensare alla campagna elettorale, per i politici e per i cittadini chiamati al voto il 25 settembre. I primi devono tenere conto dell’opinione dei secondi, e quindi i sondaggi sono la miglior arma per immaginare cosa potrebbe succedere e come potrebbe essere composto il nuovo Parlamento

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella – lettoquotidiano.it

A queste, è a molte altre domande, hanno risposto i mille cittadini intervistati dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24. Tra i tanti dati, che vedono un calo ulteriore di Lega e MoVimento 5 Stelle, emerge la fiducia nei confronti di Sergio Mattarella, considerato il più affidabile tra i politici.

Sondaggi politici: Mattarella è il politico più affidabile, Renzi quello che lo è di meno

Uno sguardo ai sondaggi lo daranno di sicuro i politici in vista delle prossime elezioni del 25 settembre in cui si rinnoverà il Parlamento e verrà formato, a partire da quei numeri, un nuovo governo.

Se non fotografano i pensieri di tutti gli italiani, danno comunque un’idea di quello che la maggioranza di loro vorrebbe votare e pensa. È il caso del sondaggio pubblicato da Sky TG24, realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend su un campione di 1000 persone, intervistate all’indomani della caduta dell’esecutivo di unità nazionale (22-23 luglio).

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

A proposito della fine del governo guidato da Mario Draghi, ci dicono che per il 41,1% degli intervistati il responsabile della crisi è stato il leader del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, seguito, ma con uno scarto piuttosto ampio, dal presidente del Consiglio dimissionario, che si ferma al 9,5%. Quanto poi alla caduta vera e propria, i responsabili sono gli stessi ma con percentuali decisamente diverse.

Per il 29% l’autore è sempre Conte, guadagna (a suo discapito) 7,7 punti percentuali e mantiene la seconda posizione a 17,2% il premier. A percentuali più basse (11,1%) viene indicato anche Matteo Salvini, leader della Lega, come il responsabile della fine dell’esperienza Draghi, dopo di lui vengono Giorgia Meloni e Luigi Di Maio, e solo al sesto posto c’è Silvio Berlusconi (4,3%).

L’operato del presidente del Consiglio uscente è considerato positivo dal 57,7% degli intervistati, mentre il 50,1% ritiene che abbia fatto la scelta giusta a dimettersi. Gli intervistati non la pensano allo stesso modo sulle elezioni anticipate: il 49,7% crede infatti che siano una cosa negativa per l’Italia, contro il 38,8% che le saluta con favore.

Poi c’è la fiducia nei vari politici, alcuni neanche di professione, come l’ex numero uno della Banca centrale europea. A sbancare, però, è il Capo dello Stato che, con il 64% dei voti di quelli che hanno risposto al sondaggio, è considerato l’uomo delle istituzioni più affidabile. Il fanalino di coda in questa speciale “classifica” è Matteo Renzi che è considerato dal 78,6% degli intervistati quello che lo è di meno. In mezzo ci sono, in ordine, Draghi, la leader di Fratelli d’Italia, il Cavaliere, Conte, il numero uno della Lega, Enrico Letta e il ministro degli Affari esteri.

Il presidente della Repubblica è anche il politico che gode di una crescita maggiore, dopo quanto successo, tra gli elettori per quanto concerne il livello di affidabilità: per il 22% degli intervistati, Mattarella, ha aumentato la sensazione di fiducia nel suo operato, mentre per il capo dei Cinque Stelle, il sentimento è crollato per il 46,3%.

Il saldo, però, è negativo anche per Draghi: se per il 19,4% degli intervistati la fiducia è cresciuta, per il 25,8% è diminuita (per il 47,6% è rimasta uguale). Peggio di lui, fanno tutti, tranne chi potrebbe succedergli alla guida del Paese, ovvero Meloni.

Sondaggi politici, le intenzioni di voto degli italiani: FdI primo partito, segue il Pd

Perché, alle elezioni politiche del 25 settembre, il 23,8% dei rispondenti al sondaggio di Quorum/YouTrend voterà affinché l’Italia abbia il primo presidente del Consiglio donna. A Fratelli d’Italia e a Meloni segue il Partito Democratico al 22,5%, mentre perdono la Lega e il MoVimento 5 Stelle, rispettivamente terzi e quarti “in classifica”. Dal 14,5% dell’8 luglio, Salvini scende 13,4% (1,1 punti percentuali), mentre Conte passa dal 10,7% del post scissione dimaiana, in cui aveva già perso tanto, al 9,8% del post scioglimento delle Camere.

Forza Italia rimane stabile all’8,3%, salgono dell’0,4% Azione e +Europa, mentre boccheggia Matteo Renzi con Italia Viva che raccoglierebbe solo l’1,8% dei possibili consensi, per contro del 2,6% dell’ex capo politico pentastellato e il 2% del partito di Pierluigi Paragone, ItalExit.

Venendo ai temi caldi della campagna elettorale: per gli elettori del centrodestra, anzi, per almeno l’86,4% degli intervistati Meloni sarebbe un’ottima inquilina per Palazzo Chigi. Più divisi, invece, gli elettori pentastellati per quanto riguarda un’alleanza – scongiurata – con il Pd: il 56,6% pensa che il movimento dovrebbe correre da solo, il 39,3% è d’accordo per la coalizione e il 4,2% non risponde.

Dal canto loro, gli elettori democratici, ben consapevoli che “gareggiare” da soli significa consegnare l’Italia al centrodestra senza neanche provarci, vedono meglio un’alleanza con i partiti di centro (50,4%) rispetto a quello con il M5s (12,4%). Dato ancora più rilevante se si osserva il fatto che il 25,4% crede, comunque, che andare avanti senza allearsi sia meglio.

Sono stati analizzati, in ultima istanza, tre scenari di coalizione. Partiamo dal primo, in cui da una parte c’è il centrodestra unito, mentre il Pd corre con i partiti di centro, tra cui Italia Viva, Insieme per il Futuro e Azione con +Europa, e il MoVimento è solo.

A vincere sarebbe sempre Meloni (22,5%), la fetta più grande del 45,3% con cui il centrodestra tornerebbe al governo. Il centrosinistra, trainato dal 21,5% del Partito Democratico, si fermerebbe al 36,3%, e i pentastellati si attesterebbero all’11,2%.

Nel secondo scenario, cambia la coalizione del centrosinistra – al Pd si aggiungono solo Sinistra Italia e Articolo 1 – e il polo centrista, che va avanti da solo, così come il partito di Conte. Meloni, Salvini e Berlusconi rimarrebbero sul 45% (in realtà 45,4%), Letta e gli altri arriverebbero al 27,2%, Renzi, Calenda e Di Maio otterrebbero il 9,1% e i Cinque Stelle scenderebbero al 10,7%.

L’ultimo prospetto, ovvero quello con un’ipotetica (quanto improbabile) coalizione tra Letta e Conte e il centro a correre da solo, le percentuali per il centrodestra aumenterebbero fino al 48,1, il Pd scenderebbe al 16,3% che, sommato al 12% del MoVimento e al 5,7% di SI e Articolo 1, porterebbe l’alleanza al 36% dei voti, contro l’11,5% di Azione, +Europa, Futuro per l’Italia e Italia Viva.

A rimanere quasi sempre uguale, in ogni scenario prospettato, sono gli astenuti e gli indecisi: 36,9% del primo, 35,1% del secondo e, addirittura, 39,5% nell’ultimo.

Le ipotesi poste al vaglio degli intervistati non sono finite, perché si è anche immaginato che ci potrebbe non essere una maggioranza post voto. Secondo il 23,8% di loro, dovrebbe diventare presidente del Consiglio il leader del primo partito, mentre il 17,9% non disdegnerebbe una figura come quella di Draghi, ovvero sostenuta dalla maggioranza dei partiti. Un altro 17% crede che sarebbe meglio tornare al voto e solo il 4,5% preferisce un nuovo Conte, quindi una figura sostenuta da partiti non coalizzati.

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