Morte Mario Paciolla: “Il cooperante fu torturato”, la conferma dall’autopsia

Nato nel 1987 a Napoli, Mario Paciolla è stato un giornalista, attivista e volontario italiano, assassinato durante l’esercizio delle sue funzioni di volontario delle Nazioni Unite.

Mario Paciolla
Mario Paciolla – Facebook.it

Precisamente è morto in Colombia nel luglio 2020 e i medici forensi pensano che sia stato torturato.

La morte di Mario Paciolla

Occhi chiari e la sua folta chioma bionda, i tratti distintivi di un ragazzo che aveva la grande passione per le opere di bene e per il giornalismo al fine di far conoscere realtà diverse dalla nostra.

Quella stessa passione lo portò in un territorio ostile come la Colombia, dove il 15 luglio del 2020 venne dichiarato morto. Il cooperante dell’Onu venne trovato senza vita nella sua casa di Bogotà per cause che non sono chiare.

Nella sua Napoli si sono svolte moltissime manifestazioni per esprimere la vicinanza alla sua famiglia ma soprattutto per chiedere giustizia, la quale ancora tarda ad arrivare.

Tuttavia, i medici forensi stanno svolgendo un lavoro importante, infatti secondo quanto emerso sulle indagini in merito alla misteriosa morte del giovane, Mario Paciolla sarebbe stato sottoposto a diverse torture.

Come emerso dalla seconda autopsia, quella eseguita in Italia dal medico legale Vittorio Fineschi coadiuvato dalla tossicologa Donata Favretto, non ci sono segni compatibili con un suicidio, invece l’ipotesi è quella di strangolamento con successiva sospensione del corpo.

I medici legali italiani hanno criticato il lavoro dei colleghi colombiani, in particolare per quanto riguarda il solco sul collo, che consente di differenziare un’impiccagione suicida rispetto a uno strangolamento omicida.

Non solo, il lavoro svolto in Colombia è stato impreciso, corredato di insufficiente documentazione fotografica, con descrizioni poco dettagliate.

A causa di queste negligenze è impossibile capire la causa precisa della morte.

L’articolo di protesta

Una morte orribile, ben diversa da quella delineata dai medici colombiani, i quali avevano ipotizzato il suicidio. Un chiaro tentativo di insabbiare il tutto, però la verità viene sempre a galla, stavolta per mano di una coraggiosa giornalista.

Claudia Julieta Duque ha firmato proprio oggi un articolo che parla del giornalista napoletano, in cui afferma che le due autopsie cono state contraddittorie e rilancia l’ipotesi dell’omicidio e di una volontà di insabbiamento dell’inchiesta in Colombia sulle reali cause della morte.

La ragazzo lo conosceva molto bene e fin dall’inizio ha seguito l’evoluzione del caso. Dal primo momento aveva affermato che qualcosa non quadrava con i risultati delle indagini svolte in Colombia e nell’incipit dell’articolo dichiara che l’omicidio, perché di questo si tratta, è stato coperto dal ‘marchio dell’impunità‘, lo stesso che caratterizza ogni omicidio politico che avviene in Colombia.

Nelle sue righe si legge come 2 anni di indagini giudiziarie e 2 autopsie, fra l’altro contraddittorie, non abbiano portato a nessun risultato, inoltre ci sono chiari elementi che dimostrano come qualcuno abbia distrutto le prove e alterato la scena degli eventi, con il chiaro tentativo di simulare un suicidio.

I genitori di Mario Paciolla
I genitori di Mario Paciolla – LettoQuotidiano.it

Non è questa la verità, Mario non si è tolto la vita a causa della depressione, come molti sostengono, al contrario ne era fortemente attaccato e lottava ogni giorno per i più bisognosi.

Da uno dei documenti consultati da Claudia, emergono alcuni particolari, come ad esempio le ferite presenti sul corpo. Nel suo articolo la giornalista spiega come alcune erano diverse da altre, tanto da far pensare che fossero state inflitte da qualcuno post mortem, cioè quando Mario era agonizzante o già morto.

Questo dettaglio, appurato dai medici legali, combacia con l’ipotesi delle torture a cui sarebbe stato sottoposto l’attivista prima di morire.

 

 

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