Violenze carcere Santa Maria Capua Vetere: 105 rinviati a giudizio

Le violenze subite dai detenuti del carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere risalgono all’aprile del 2020 e fra gli imputati ci sono agenti della polizia penitenziaria e funzionari del DAP.

Sbarre
Carcere – LettoQuotidiano.it

Fra i vari reati ci sono: violenze, torture, abuso dell’autorità e per alcuni, omicidio colposo per la morte di un detenuto.

Il processo per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Il gip di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, Pasquale D’Angelo, ha rinviato a giudizio 105 imputati per aver effettuato violenze di vario genere sui detenuti della struttura detentiva.

Con questa decisione, è stata accolta la richiesta del pm Alessandro Milita, che lo scorso aprile ha chiesto il rinvio a giudizio di queste persone, alcune appartenenti alla polizia penitenziaria, altre sono funzionati dell’amministrazione penitenziaria.

In realtà, inizialmente gli indagati erano 108, tuttavia, due di loro hanno ottenuto il rito abbreviato che si svolgerà nella data del 25 ottobre, mentre uno ha dimostrato di non essere in carcere il giorno in cui si sono manifestate le violenze.

Fra i vari reati contestati, ci sono accuse gravissime come tortura e lesioni, infatti queste persone hanno approfittato del loro ruolo per maltrattare i detenuti, addirittura 12 di loro sono accusati, fra le altre cose, di omicidio colposo.

Infatti, alcuni giorni dopo i fatti, un detenuto è morto.

La prima udienza si terrà il 7 novembre questa svolta è il culmine di un’inchiesta portata avanti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere fino al mese di giugno del 2021 in cui sono state eseguire 52 misure cautelari.

Tale inchiesta era iniziata dopo che c’erano state diverse segnalazioni di violenze avvenute in carcere in seguito a un episodio legato al Covid.

I fatti

Per capire bene di cosa stiamo parlando bisogna fare un passi indietro, siamo nel 5 aprile del 2020 quando un detenuto risulta positivo al Covid.

Scatta la protesta degli altri detenuti della struttura, che iniziano a fare casino proprio come si vede nei film, sbattendo oggetti verso le porte delle celle.

In sostanza, c’è una giornata abbastanza movimentata perché anche chi non è in cella al momento della diffusione della notizia dà problemi rifiutandosi di rientrare negli ‘alloggi’.

Verso sera la situazione viene ristabilita ma il giorno successivo arrivano circa 300 agenti sul posto, sia interni che esterni, nel caso si riaccendere la rivolta.

Fra questi c’è anche il Gruppo di Intervento Rapido, istituito il mese precedente e composto da agenti pronti a intervenire e fornire supporto in queste situazioni.

Proprio in questo giorno, quindi quello successivo alla protesta, si verificano le violenze, infatti secondo la ricostruzione degli inquirenti gli agenti fanno irruzione nel reparto Nilo, quello che il giorno prima aveva dato problemi.

Grazie alle videocamere di sorveglianza e alle testimonianze delle vittime, gli agenti hanno eseguito un pestaggio brutale e per nessun motivo, anzi loro stessi hanno provato a giustificare il gesto con prove false.

Marta Cartabia
Marta Cartabia – LettoQuotidiano.it

Fra i primi a depositare la denuncia c’è l’avvocato di 3 detenuti, il legale Carmine D’Onofrio, mentre parte civile del processo è Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania.

In seguito alla diffusione delle impressionanti immagini delle telecamere, il caso ha avuto una grande risonanza mediatica e il carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato anche visitato da Draghi e dal ministro Cartabia.

 

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