Quarto giorno di blocco per il Canale di Suez e il mercato globale è in tilt

È il quarto giorno di blocco per uno degli snodi commerciali più importanti al mondo. Mentre i lavori per rimuoverlo proseguono farraginosamente, le navi mercantili prendono altre rotte, molto più lunghe e quindi costose.

Blocco del canale di Suez
Canale di Suez

Un blocco che potrebbe durare settimane. Le ripercussioni saranno in rapporto alla rilevanza dell’arteria fluviale, attraversata da circa il 12% del commercio globale e il 10% del petrolio mondiale.

La paralisi

Merci come greggio, cereali e caffè istantaneo hanno la strada sbarrata da martedì 23 marzo, quando l’Ever Given, il portacontaneir dalla lunghezza faraonica di 400 metri e dalla capacità di 220mila tonnellate, si è incrinata su un fianco e ha bloccato, trasversalmente, il canale.

In soccorso della mastodontica nave di proprietà della giapponese Shoei Kisen Kaisha e registrata a Panama, sono giunte diverse società esperte in salvataggi di imbarcazioni, tra cui la svedese Smit Savage, che recuperò la nave Concordia presso l’Isola del Giglio (che impattò sugli scogli il 13 gennaio 2012).

Ma al momento la situazione rimane in stallo. Il portacontainer si è insabbiato a tal punto che si attende l’innalzamento del livello dell’acqua, previsto per il weekend, per tentare di liberare l’ingorgo.

Le conseguenze

Intanto le perdite sono enormi. Dal canale si Suez passano ogni giorno circa 50 navi, per un valore di 9,6 miliardi di dollari ogni 24 ore. 

All’indomani del blocco (mercoledì 24) i prezzi del petrolio avevano subito un’impennata del 6%, mentre giovedì un calo del 4%.

Il Canale di Suez fu realizzato nel 1869, tagliando l’istmo omonimo che collegava, via terra, l’Africa con il Medio Oriente.

Così da allora l’Asia e l’Europa sono state molto più vicine, fatta eccezione per alcune interruzioni, come la pausa di otto anni che aveva fatto seguito alla Guerra dei sei giorni (1967).

La sua costruzione accorciò le distanze di molto, circa 9.600 km in meno rispetto alla rotta che prevede di circumnavigare il Capo di Buona Speranza.

Adesso molte imbarcazioni stanno scegliendo percorsi alternativi, ma molto più lunghi in termini di tempo e potrebbero esserlo anche economicamente (anche se il pedaggio dello stretto artificiale egiziano è oneroso).

 

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