Mafia, indagato il sindaco di Calatafimi, in provincia di Trapani

Dalle intercettazioni raccolte la polizia di Trapani avrebbe stabilito una compravendita di voti durante la campagna elettorale.

Trapani
L’indagine ha portato all’arresto di diverse persone affiliate al clan.

All’interno delle strade della città siciliana di Trapani si sta continuando a cercare Matteo Messina Denaro, figlioccio del capo dei Totò Riina, ormai latitante dal 1993. Nel frattempo sarebbero stati coinvolti nelle indagini i nuovi boss che hanno raccolto l’eredità del sistema Messina.

Questa notte è avvenuto un blitz ad opera della polizia siciliana

Proprio questa notte, infatti, tramite l’attuazione di un blitz la polizia ed i colleghi delle squadre mobili di Trapani e Palermo hanno eseguito tredici fermi disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Il tutto ha portato allo smantellamento del clan Catalafimi- Segesta.

Non solo, a sconvolgere ulteriormente gli animi sarebbe stato l’avviso di garanzia inviato al sindaco di Catalafimi, Antonino Accardo. L’uomo, infatti, il quale sarebbe stato nominato primo cittadino lo scorso anno con 1900 voti, oggi è accusato di corruzione elettorale.

Anche il primo cittadino di Catalafimi sarebbe coinvolto

Dalle intercettazioni recuperate, infatti, si può sentire Accardo promettere 50 euro a singolo voto. Di conseguenza il politico è stato accusato di tentata estorsione, con l’aggravante di mafia. Fra gli indagati, inoltre, sarebbe presenta anche un agente della penitenziaria in servizio nel carcere palermitano di Pagliarelli.

L’accusa, in questo caso, sarebbe quella di aver rivelato informazioni confidenziali. Come detto però, a finire in manette sarebbe stato anche il nuovo capo della famiglia, Nicolò Pidone. L’uomo, la quale risulta essere un ex operaio della Forestale, fu arrestato già nel 2012 per il medesimo reato.

“Abbiamo disarticolato un’organizzazione mafiosa potente e stabile sul territorio un’organizzazione che operava sotto ogni punto di vista, anche politico amministrativo ed economico imprenditoriale”.

Le indagini guidate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, quindi hanno mandato dietro le sbarre diversi membri del clan Catalafimi. Persino un insospettabile come Salvatore Barone, ex presidente dell’Atm, sarebbe indagato in questo momento per associazione mafiosa.

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