A raccontare la drammatica storia è la figlia dell’uomo, ricoverato all’ospedale Moscati di Taranto, dal quale non è più uscito.
L’ultimo messaggio, inviato alla moglie, prima di essere portato in terapia intensiva.
Il commovente messaggio alla moglie
Le ha inviato un sms, per avvertirla che di lì a poco sarebbe stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva, per essere intubato.
Poi di lui, la famiglia non ha saputo più nulla, fino a quando è arrivata la notizia, che nessuno avrebbe voluto mai ricevere.
A raccontare la storia di uno dei tanti malati di covid, morto da solo, tra le fredde mura di un ospedale, è la figlia della vittima.
L’uomo, un 62enne di Taranto, era stato ricoverato all’ospedale Moscati del capoluogo pugliese, dopo che le sue condizioni di salute non consentivano più la permanenza in casa.
“Dopo l’esito positivo del tampone è finito nel container, dove era impossibile contattarlo al telefono. Qualche volta riusciva a spostarsi in un corridoio e di lì scriverci o chiamarci. Ci tranquillizzava”
ha raccontato la figlia.
Poi, il 29 novembre, quell’ultimo drammatico messaggio, indirizzato alla moglie:
“Amore, mi riportano in rianimazione. Forse mi intubano”
poche parole, per rassicurare i suoi affetti.
L’unico modo per avere sue notizie era contattare telefonicamente il Moscati, ma, come racconta la figlia, spesso le informazioni erano contraddittorie e lacunose.
Dopo quel messaggio, l’ultima notizia che la famiglia del paziente ha ricevuto è stata quella drammatica della sua morte.
Aperta un’inchiesta all’ospedale di Taranto
Proprio all’ospedale Moscati, sono state avviate due indagini parallele per accertare quanto denunciato da alcuni parenti dei pazienti covid, ricoverati nel nosocomio pugliese.
Stando alla loro denuncia, gioielli, orologi e telefoni cellulari appartenenti alle vittime covid non sarebbero mai stati riconsegnati alle famiglie.
Tra i cellulari restituiti, ad alcuni sarebbe stata completamente resettata la memoria interna. Secondo i familiari dei pazienti, l’ipotesi è che su quegli smartphone fosse stato registrato qualcosa, che gli operatori sanitari non avrebbero far voluto sapere.
L’Asl ha quindi aperto un’indagine interna, accanto alla quale è partita anche un’inchiesta della magistratura tarantina.
Non solo furti, i parenti dei pazienti hanno denunciato anche una situazione poco rispettosa nei confronti dei malati. Secondo il racconto di alcuni di loro, infatti, alcuni medici si sarebbero rivolti in modo brusco e scortese ai pazienti covid.
Addirittura, in un’occasione, annunciando la morte di un parente ricoverato in ospedale, un medico avrebbe detto alla figlia che al telefono piangeva:
“Non faccia tragedie, non possiamo perdere tempo con lei”.
Parole sulle quali stanno cercando di far luce le due indagini parallele avviate dall’Asl e dalla Magistratura.