Leonardo sotto cyber attacco: arrestati un ex dipendente ed il dirigente

Il cyber attacco a Leonardo prevedeva un Trojan che ha rubato informazioni sensibili per 10 Gb in diversi anni.

Leonardo cyber attacco

L’hacker che ha guidato il cyber attacco a Leonardo aveva già violato i server della Nato.

Un Trojan super tecnologico

Il cyber attacco a Leonardo è stato effettuato attraverso un Trojan molto sofisticato. Quest’ultimo, si era trasmesso nei computer veicolandosi da semplici penne Usb. L’attacco è avvenuto dal 2015 al 2017. Il risultato è che sono stati sottratti oltre 10 Gb di dati sensibili. La Leonardo spa è un’azienda italiana che si occupa di difesa, aerospazio e sicurezza. Il comparto più danneggiato è stato quello della Divisione Aerostrutture Velivoli.

L’azienda si occupa della realizzazione di produrre beni e servizi strategici per la sicurezza e la difesa della Penisola. Sui computer sui quali hanno potuto agire gli hacker erano attivi i profili utente di svariati lavoratori. Tra questi, anche con ruoli importanti. In totale, le postazioni erano 94 (33 solo a Pomigliano D’Arco). Dopo che il Trojan era stato scaricato, non lasciava tracce.

I responsabili dell’attacco

I responsabili del cyber attacco sono sono un ex dipendente ed un dirigente della stessa azienda Leonardo. Il primo è Arturo D’Elia che si occupava della gestione della sicurezza informatica e che ora si trova in carcere. Il secondo, invece, Antonio Rossi, era responsabile del Cyber Emergency Readiness Team, un organismo che si occupava proprio della gestione di eventuali cyber attacchi. Per Rossi sono stati disposti gli arresti domiciliari.

All’ex dipendente si contestano accessi non autorizzati al sistema informatico dell’azienda. L’ex lavoratore, infatti, avrebbe intercettato comunicazioni e, inoltre, avrebbe trattato dei dati personali in modo non lecito. Il secondo è accusato di depistaggio.

Arturo D’Elia era stato in grado anche di eseguire un altro attacco informatico: quello ad una base Nato americana in Italia. Un’azione che per lui, era motivo di lustro tanto da averla inserita nel suo CV. Un crimine per cui, comunque, era stato condannato.

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