Biden cade nel mirino di Pechino: molti i tentativi di influenza del Dragone

Pechino ha messo gli occhi sull’amministrazione di Joe Biden e già da mesi cerca di influenzare e intromettersi negli affari americani: vaccino, elezioni e non solo.

Joe Biden

Il nuovo presidente degli Stati Uniti e la sua amministrazione sono ora nel mirino di Pechino.

Biden nel mirino di Pechino

A circa un mese dall’elezione di Joe Biden come nuovo presidente degli Stati Uniti d’America sono già evidenti le potenziali intromissioni nella sua amministrazione.

Il Dragone, ovvero Pechino, tenta di influenzare l’amministrazione di Biden, William Evanina ha affermato:

gli agenti cinesi lo stanno prendendo di mira.

Evanina, capo del controspionaggio della Nationale Intelligence, non si risparmia di guardare le spalle del neo presidente eletto e lo mette in guardia. La Casa Bianca deve essere consapevole delle intromissioni del regime comunista cinese e dei tentativi di influenzarla.

Il capo dell’intelligence ha confermato di aver rilevato dei tentativi di intromissione da parte della Cina nella ricerca di una cura contro il coronavirus. Oltre a questo tentativo Evanina ha menzionato anche tentativi di intromissioni nelle recenti elezioni presidenziali: l’amministrazione Biden è al centro dell’attenzione cinese al momento.

Limitare la potenziale influenza della Cina

Per l’Intelligence americana risulta evidente quanto il governo comunista del Dragone sia interessato a mettere le mani sulla nuova amministrazione: non sono stati pochi i tentativi fatti per cercare di influenzare il team di Biden in questo periodo.

L’ultima decisione di Donald Trump fu proprio limitare la presenza e l’influenza cinese su territorio americano. Trump infatti, si legge su LiberoQuotidiano, aveva deciso di limitare gli ingressi in America a tutte le persone appartenenti al Partito Comunista cinese.

Le conferme del Dipartimento di Stato sono limpide: i visti dei membri del partito tanto quelli delle loro famiglie hanno subito una riduzione. Tali visti sono validi soltanto per un ingresso negli USA e la durata del soggiorno non può superare un tempo di 30 giorni. L’effetto del provvedimento è stato immediato.

Si legge su Repubblica.it che Pechino non ha reagito positivamente a questa decisione e ha subito risposto parlando di oppressione politica. Le relazioni che intercorrono tra Cina e USA corrono al momento su un filo di rasoio e sembra difficile immaginare che lo scenario possa realmente cambiare con a capo Biden anziché Trump.

Da sempre limitare il potere della Cina è stato uno dei pochi punti di condivisione in grado di mettere d’accordo repubblicani e democratici.

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