Si tratta del primo processo di questo tipo in Italia. Il reato contestato ai 5 poliziotti è stato introdotto nel nostro Paese soltanto 3 anni fa.
Gli agenti finiti a processo lavorano nel carcere di San Gimigliano.
Cinque agenti della penitenziaria a processo: le accuse
Cinque agenti della polizia penitenziaria imputati per il reato di tortura. Il caso dei 5 poliziotti in servizio nel carcere di Ranza, a San Gimigliano, è il primo di questo tipo in Italia.
Come riferisce anche Rainews, il gup del Tribunale di Siena ha rinviato a giudizio 5 poliziotti, di cui 3 ispettori e 2 assistenti che lavoravano nel carcere.
I cinque imputati erano stati accusati di aver picchiato un detenuto tunisino durante un trasferimento in cella, l’11 ottobre del 2018.
Agli agenti sono stati contestati i reati di lesioni aggravate, minaccia, falso ideologico e tortura.
Il detenuto tunisino sarebbe stato pestato così violentemente da essere rimasto vittima di sofferenze acute. Proprio l’11 ottobre di due anni fa, il detenuto era stato fermato per spaccio di sostanze stupefacenti.
Nell’attesa del trasferimento in cella sarebbe avvenuta la violenta aggressione, documentata dalle profonde inferte alla vittima dai 5 agenti della polizia penitenziaria poi finiti a processo.
All’epoca dei fatti, Matteo Salvini si era più volte espresso a favore degli imputati, sottolineando la sua vicinanza nei loro confronti.
Al via il processo nel maggio 2021
La prima udienza del processo a carico dei 5 agenti si terrà il 18 maggio del prossimo anno.
Nel procedimento si sono costituite anche 7 parti civili, tutte correlate alla tutela dei detenuti.
I cinque agenti che andranno a processo sono un ispettore superiore, due assistenti capo coordinatori e due ispettori capo.
Altri 10 poliziotti di quello stesso carcere sono invece ancora indagati per gli stessi reati contestati agli altri imputati. Le posizioni dei 10 sono al vaglio della procura di Siena.