Attentato Oklahoma City: 168 deceduti, ecco il ricordo dopo 25 anni

Ricordando l’Attentato Oklahoma City: 25 anni fa la violenta esplosione

Era il 19 aprile 1995 quando Timothy McVeigh e Terry Nichols fecero saltare in aria un edificio federale, uccidendo 168 persone.

L’esplosione fu così violenta da danneggiare oltre 300 edifici nel raggio di sedici isolati e fu sentita a decine di chilometri di distanza.

25 anni fa un veterano dell’esercito americano parcheggiava un camion pieno di esplosivo fuori da un edificio degli uffici federali a Oklahoma City.

L’esplosione, motivata da credenze estremiste anti-governative, uccise ben 168 persone e ferì centinaia di persone.

All’epoca, fu il più micidiale attacco terroristico che gli Stati Uniti avessero mai vissuto.

Rimane il peggiore attacco terroristico commesso da un americano sul territorio federale.

Attentato Oklahoma City: le testimonianze dei sopravvissuti

Era una bella mattina di primavera nel cuore dell’America.

Kevin McCullough, un ufficiale di polizia e tecnico medico dell’Oklahoma, stava per iniziare la giornata.

Robin Marsh, un reporter televisivo locale era in riunione di pianificazione e il vigile del fuoco Chris Fields e i suoi colleghi avrebbero proseguito i lavori di manutenzione.

Il complesso di uffici, composto da nove piani di cemento armato, era la sede degli uffici governativi.

L’edificio aveva anche un asilo nido, America’s Kids, al secondo piano.

L’esplosione fu così forte che spazzò via completamente il lato nord dell’edificio.

I pavimenti all’interno dell’edificio si trasformarono in pezzi di cemento e polvere e le auto parcheggiate nelle vicinanze furono avvolte dalle fiamme.

Una nube di fumo nero avvolse tutta la città.

Quando Ruth Schwab si svegliò, si trovò distesa sul pavimento del suo ufficio e il suo viso era ferito gravemente.

“Sentivo l’odore del fumo e sentivo lievi pianti e gemiti”,

ricorda Ruth Schwab.

“Quando sei accecato e non riesci a vedere nulla, non sai come aiutare gli altri.”.

La sua amica la aiutò ad alzarsi, la fece sedere e con un gesto gentile le diede un fazzoletto.

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