Coronavirus: impennata prezzi frutta e verdura, domanda record per gli agrumi

Coronavirus, Coldiretti lancia l’allarme: prezzi dei prodotti agroalimentari alle stelle

L’emergenza della pandemia da coronavirus ha effetti negativi sui prezzi dei generi alimentari, in particolare su quelli della frutta e verdura.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti: i prezzi dei prodotti ortofrutticoli sarebbero saliti a marzo a un tasso quaranta volte superiore rispetto al dato medio diffuso dell’ISTAT.

Una nota della Coldiretti recita:

“Sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a marzo si evidenziano al dettaglio nel carrello della spesa sulla frutta del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%”.

I prezzi della frutta e degli ortaggi hanno registrato un’impennata di 40 volte superiore rispetto al tasso di inflazione.

E l’aumento dei prezzi si fa sentire sulle tasche degli italiani.

Coronavirus, caro spesa: impennata domanda e prezzi agrumi

I prezzi degli agrumi sono saliti alle stelle e la domanda dei limoni, arance, mandarini, pompelmi è registrato un’impennata senza precedenti.

Come rivelato dall’ISMEA il prezzo delle arance tarocco è incrementato del 43,4%, mentre il prezzo dei limoni è salito dell’89,9%.

La domanda è aumentata vertiginosamente: gli agrumi contengono tanta vitamina C, che aiuta a rafforzare il sistema immunitario e a proteggersi dal contagio Covid-19.

Prezzi Frutta e verdura ai tempi del coronavirus: le ragioni dell’impennata

Il caro prezzi della frutta e della verdura al tempo del coronavirus è correlato alle difficoltà nelle esportazioni, alla mancanza di lavoratori stagionali stranieri e alla chiusura delle mense e dei ristoranti.

Inoltre, ad impattare sul prezzo della frutta e della verdura sono anche i cambiamenti delle modalità di acquisto degli italiani.

“Gli aumenti mensili di spesa che vanno dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati non hanno compensato le perdite all’estero e nella ristorazione”,

sottolinea Coldiretti.

Infine, con l’avanzare della stagione mancano nei campi ben 200 mila lavoratori stagionali.

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