Caso Cucchi, la Procura impugna la condanna ai Carabinieri: “No alle attenuanti”

La Procura di Roma ha impugnato la sentenza di condanna ai tre Carabinieri per il caso Cucchi, chiedendo che non venga riconosciuta alcuna attenuante.

caso cucchi

Nessuna attenuante può essere riconosciuta ai tre uomini dell’Arma coinvolti nel caso Cucchi. La sorella di Stefano: “Non posso che essere d’accordo”.

Nessuna attenuante per l’omicidio di Stefano Cucchi

Nessuna attenuante si può riconoscere ai 3 Carabineiri coinvolti nel caso Cucchi. È quanto chiesto dalla Procura di Roma che, come evidenzia anche La Repubblica, ha impugnato la sentenza di condanna della Corte d’Assise.

La Corte aveva condannato Raffaele D’Alessandro ed Alessio Di Bernando a 12 anni di carcere. I due carabinieri sono accusati di omicidio preterintenzionale.

Stefano Cucchi, geometra romano di 31 anni, venne arrestato nella notte tra il 15 ed il 6 ottobre del 2009 per detenzione di stupefacenti. Il ragazzo venne pestato e fu colpito con così tanta violenza che dal carcere non uscì vivo.

Dopo un breve ricovero all’ospedale Pertini della capitale, Stefano Cucchi morì 6 giorni dopo il suo arresto, in conseguenza delle gravi lesioni provocate dal pestaggio.

La sentenza della Corte

La Corte d’Assise aveva condannato anche Roberto Mandolini, all’epoca del pestaggio comandante della stazione Appia, proprio quella in cui venne portato Stefano dopo l’arresto. Anche all’ex comandante la Corte d’Assise riconobbe le attenuanti generiche.

La condanna per Mandolini è di 3 anni ed 8 mesi di carcere con l’accusa di falso, visto che aveva manomesso le relazioni di servizio, nascondendo il pestaggio avvenuto ai danni del geometra.

La Corte ha invece assolto dall’acciusa di omicidio preterintenzionale l’altro carabiniere presente in caserma al momento del pestaggio, Stefano Tedesco. Per lui la condanna è di due anni di carcere con l’accusa di falso.

La Procura di Roma contesta le attenuanti generiche ai due condannati, il che gli avrebbe permesso di ottenere meno anni di carcere.

“Non posso che essere d’accordo”

ha scritto sul suo profilo Facebook la sorella di Stefano, Ilaria.

 

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