Neonata morta a Catania: ginecologa condannata per omicidio colposo

Il Tribunale ha emesso la sentenza per il caso della piccola Nicole, la neonata morta a Catania nel 2015. Condannata la ginecologa per omicidio colposo.

neonata morta a Catania

Quattro in totale le condanne per la neonata morta a Catania nel 2015. Per la ginecologa l’accusa è di omicidio colposo.

La morte di Nicole

Era il 12 febbraio 2015 quando la piccola Nicole venne alla luce nella clinica Gibiino di Catania. Come riporta anche Il Secolo XIX, la piccola morì qualche ora dopo, mentre si trovava su un’ambulanza diretta a Ragusa.

Nell’ospedale ragusano Nicole non arrivò mai, il suo cuoricino smise di battere proprio durante il trasferimento. Partirono così una serie d’indagini da parte della Procura di Catania che, dopo 5 anni, hanno finalmente accertato le responsabilità per il decesso della piccola. 

La sentenza del Tribunale

Nella giornata di ieri il Tribunale ha emesso la sentenza di condanna per la neonata morta a Catania.

La pena più pesante è stata inflitta alla ginecologa Maria Ausilia Palermo, condannata a cinque anni e nove mesi di reclusione. Le accuse per lei sono di omicidio colposo, lesioni e falso. 

Condannati anche l’anestesista Gibiino, il neonatologo Antonio Di Pasquale e l’osterica Spanò per falso. Al neonatologo e all’anestesista sono stati inflitti 3 anni di carcere, per l’ostetrica è stata contestata l’aggravante e la condanna è di 3 anni e due mesi.

Il giudice ha condannato la dottoressa e gli altri 3 imputati al risarcimento di 100mila euro per i genitori della piccola e 30mila euro per i nonni di Nicole.

La ginecologa dovrà anche risarcire la clinica Gibiino che si era costituita parte civile. Stando all’accusa, la dottoressa Palermo non avrebbe effettuato un monitoraggio adeguato di Tania Laura Egitto, madre di Nicole, e non rendendosi conto che ci fosse una sofferenza fetale in atto, non intervenne tempestivamente con un parto cesareo.

Per gli altri 4 imputati l’accusa è di falso. Tutti sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.

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