Climate change e crisi finanziaria: in arrivo il “green swan”?

Emergenza climatica e crisi finanziaria: siamo sull’orlo di una Recessione economica profonda?

Il 2020 si è aperto all’insegna dell’incertezza e dell’instabilità finanziaria che ha caratterizzato soprattutto la seconda metà dell’anno 2019.

Tra continuità e cambiamenti lo scenario macroeconomico internazionale è caratterizzato dalla ricerca del “cessate il fuoco” in Libia, dai rapporti sanguinosi intercorsi tra Stati Uniti e Iran e dall’aggravarsi degli incendi in Australia, che hanno riportato alla luce il problema, o meglio, l’emergenza climatica.

La situazione economica stenta a decollare: in questo contesto, secondo gli economisti, spuntano gli indizi per la comparsa di un «cigno verde», che potrebbe cagionare la prossima crisi globale e gettare il mondo in una paurosa recessione.

L’anno 2020 sarà l’anno del “cigno verde”?

Tutti gli indizi ci sono: l’inversione della curva dei titoli di stato americani, l’elevato livello di indebitamento globale, instabilità e “nervosismo” dei mercati azionari e del credito ed emergenza climatica.

Questa volta gli economisti parlano di “Cigno verde” o “Green Swan”, non di “cigno nero” come il titolo del manuale redatto nel 2014 da Nassim Nicholas Taleb.

Con l’espressione “Cigno verde” si fa riferimento ad un fatto imprevisto e potenzialmente pericoloso legato ai cambiamenti climatici.

Recentemente la Banca dei regolamenti internazionali (BRI) ha pubblicato il suo opuscolo su tale teoria.

In un documento intitolato “Il cigno verde“, l’istituzione bancaria con sede a Basilea avverte che i cambiamenti climatici potrebbero scatenare “eventi potenzialmente estremamente distruttivi dal punto di vista finanziario”,

che potrebbero innescare la prossima crisi finanziaria globale.

Basilea: emergenza “Cigno verde”, le banche fungeranno da “soccorritori”

Per contenere la ricaduta, la BRI sta sollecitando il coordinamento globale tra banche centrali, autorità di regolamentazione e autorità di vigilanza, inclusa la dismissione dei modelli di valutazione del rischio che non sono più idonei a misurare le conseguenze di vasta portata derivanti dalle perturbazioni climatiche.

Il numero di eventi meteorologici è quadruplicato negli ultimi 40 anni. Solo il 44 percento delle perdite finanziarie causate da questo tipo di eventi sono ora coperti negli Stati Uniti. In Asia, è solo l’8 percento e in Africa, solo il 3 percento.

“Penso che potremmo essere sull’orlo della prossima crisi finanziaria sistemica”,

ha riferito ai giornalisti Luiz Awazu Pereira Da Silva, uno dei principali autori del documento.

Il capo della banca centrale nazionale francese, Francois Villeroy de Galhau, ha aggiunto che i cambiamenti climatici devono essere parte di tutti i modelli economici e di previsione.

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