“Vergogna, ci devono dire perché”: esplode la rabbia dei familiari di Alessandro Polizzi

Esplode la rabbia dei genitori di Alessandro Polizzi, dopo la scarcerazione di Riccardo Menenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio del ragazzo

alessandro polizzi

Riccardo Menenti torna libero: i familiari di Alessandro Polizzi organizzano una manifestazione davanti alla Cassazione.

L’omicidio di Alessandro Polizzi

Era il marzo del 2013 quando Alessandro Polizzi, 24 anni, venne ucciso a colpi di pistola in un’abitazione di via Riccia a Perugia. A premere il grilletto fu Riccardo Menenti, padre di Valerio.

Valerio Menenti non riusciva ad accettare che la sua ex, Julia Tosti, avesse una relazione con un altro uomo: Alessandro Polizzi appunto. Il ragazzo fu massacrato ed ucciso mentre stava dormendo con la fidanzata, scampata per miracolo a quella brutale aggressione.

La rabbia dei familiari di Alessandro

Esplode la rabbia dei genitori di Alessandro.

“È vergognoso, mi devono dire perché. Voglio saper perché l’assassino di mio figlio è libero”

è il grido di dolore della madre di Alessandro, Daniela Ricci. La famiglia del ragazzo, come riporta anche Il Messaggero, ha organizzato un sit-in di protesta davanti alla Cassazione della capitale.

La scorsa settimana Riccardo Menenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio del 24enne, era tornato in libertà per decorrenza dei termini. Gli avvocati hanno chiesto per lui il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Una protesta quella dei familiari resa ancor più cruda e forte dalle immagini del corpo martoriato di Alessandro riportato su grossi cartelloni, esposti proprio durante il sit-in in Cassazione.

Intanto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha chiesto accertamenti sul caso della scarcerazione di Riccardo Menenti. Gli avvocati dell’omicida hanno descritto l’uomo come profondamente cambiato e pentito durante i 6 anni di carcere. Versione a cui i familiari di Alessandro stentano a credere, visto che, a quanto pare, in aula non ci sarebbe mai stato nessun segno di pentimento o rimorso per l’omicidio commesso.

Nel contempo, la sentenza dell’appello-bis ha confermato la condanna ridotta per Valerio Menenti per concorso in omicidio.

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